Scontro di Villa Glori
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Lo scontro di Villa Glori ebbe luogo nel pomeriggio del 23 ottobre 1867, nel quadro delle iniziative di Giuseppe Garibaldi per liberare Roma da governo pontificio.
Indice |
[modifica] Antefatto
Nel corso del 1867 Garibaldi, reduce dal successo contro gli austriaci alla battaglia di Bezzecca, diede avvio alla organizzazione di un piccolo esercito di 10.000 volontari per l'invasione del Lazio (ancora in mano al Papato) e predisponendo, al contempo, un piano per la sollevazione di Roma.
[modifica] Lo scontro a fuoco
La notte del 23 ottobre 1867, un drappello di settantasei volontari guidati da Enrico Cairoli, partiti da Terni il 20 ottobre per portare aiuti alla giunta rivoluzionaria romana, dopo aver navigato il Tevere prese terra alla confluenza del Tevere con l'Aniene. Raggiunta una piccola altura alla sinistra del Tevere, presso i Monti Parioli, dove aveva appuntamento con altri congiurati, la colonna occupò un casale sui Monti Parioli.
Verso le cinque pomeridiane di quel 23 ottobre i volontari vennero agganciati da circa 300 "carabinieri esteri" (svizzeri) del Papa. Per circa un'ora si difesero in mezzo alle vigne e per due volte contrattaccarono alla baionetta. Negli scontri perse la vita Enrico Cairoli, mentre il fratello Giovanni, gravemente ferito, morì due anni dopo per le ferite subite (Fratelli Cairoli).
[modifica] Esito
Rimasti senza capo, i volontari si ritirano nella villa, da dove seguitarono a fare fuoco, finché i papalini, calata la sera, si ritirano in Roma. I superstiti furono fatti prigionieri o ripiegarono verso le posizioni di Garibaldi, al confine italiano. L'azione garibaldina avrebbe registrato il suo ultimo esito alla battaglia di Mentana.
[modifica] Carducci e Pascarella
Lo scontro di Villa Glori ispirò la poesia In morte di Giovanni Cairoli, da Giambi ed Epodi di Giosuè Carducci e i venticinque sonetti che compongono Villa Gloria di Cesare Pascarella.