Stendardo di Lepanto
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Lo Stendardo di Lepanto è il sacro vessillo, benedetto da Papa Pio V, issato sulla nave ammiraglia della flotta cristiana, a protezione della "Santa Alleanza", durante la battaglia nel mare di Lepanto (odierna Naupaktos) contro le navi turche che ormai da anni depredavano e razziavano le coste del Mediterraneo, arrivando persino ad assediare Vienna nel 1529.
E' stato realizzato dal pittore Girolamo Siciolante da Sermoneta su incarico del cardinale Caetani, suo mecenate e amico.
Fu realizzato con un tessuto di seta pregiata, a forma di vessillo, con sfondo rosso e bordatura in oro, nel quale è rappresentata la scena di Gesù sulla croce tra gli apostoli San Pietro e San Paolo, avente in basso la scritta a lettere d'oro "in hoc signo vinces", e poi aveva una lunga coda (circa otto metri).
Il 20 giugno 1571 il Papa Pio V lo benedisse in San Pietro e lo consegnò all'ammiraglio Marcantonio Colonna, incaricandolo di radunare la flotta pontificia nella rada di Gaeta per poi partire al suo comando ed unirsi al resto della flotta cristiana comandata da Don Giovanni d'Austria, figlio naturale di Carlo V e fratellastro di Filippo II di Spagna.
Il 22 giugno 1571 Marcantonio Colonna giunse in Gaeta, passò in rassegna tutta la propria flotta e poi si recò nel Duomo di Gaeta a chiedere la protezione di Sant'Erasmo sull' impresa che si aggingeva a compiere: fece solenne voto che, qualora fosse tornato vincitore grazie alla sua intercessione, avrebbe donato il sacro stendardo al santo.
Il 24 giugno 1571 la flotta pontificia, al suo comando, salpò da Gaeta per congiungersi con il resto dela flotta cristiana a Messina, da dove partì a ranghi completi il 24 agosto 1571 per muovere contro i turchi.
Il 7 ottobre 1571 la flotta cristiana, guidata dall'ammiraglio Don Giovanni d'Austria, affrontò in una memorabile battaglia nel mare di Lepanto la flotta turca, guidata dall'ammiraglio mussulmano Mehemet Alì Pascià. I due schieramenti si affrontarono in combattimento all'imboccatura del golfo di Corinto.
Durante la battaglia sulla nave ammiraglia cristiana (la Real) sventolò lo Stendardo di Lepanto, mentre sulla nave ammiraglia turca (la Sultana) sventolò un vessillo verde su cui c'era scritto in caratteri d'oro ripetuti per 28.900 volte il nome di Allah. Durante la battaglia i turchi tirarono numerosi dardi verso lo stendardo di Lepanto tuttavia senza mai centrarlo.
I cristiani, dopo cinque ore di battaglia, ebbero la meglio, l'ammiraglio turco Alì Pascià si suicidò per non cadere prigioniero in mano cristiana e la flotta turca fu dispersa.
In quello stesso giorno papa Pio V mentre era intento a recitare il rosario ebbe un visione, in cui i cristiani avevavo vinto sui turchi, e qualche giorno dopo un messo di Don Giovanni d'Austria gli confermò la notizia.
In ricordo di ciò il papa rifinì l'Ave Maria nella forma in cui la recitiamo oggi, stabilì che ogni chiesa suonasse le campane al mattino, a mezzogiorno e alla sera per ricordare la vittoria dei cristiani sui mussulmani, aggiunse le Litanie Lauretane alla recita del Rosario e stabilì inoltre che il 7 ottobre diventava un giorno festivo consacrato a Santa Maria delle Vittorie sull'Islam.
Papa Gregorio XIII poi trasferì la festa alla prima domenica del mese di ottobre intitolandola alla Madonna del Rosario.
Al ritorno da Lepanto, Marcantonio Colonna si recò presso il Duomo di Gaeta per donare lo Stendardo di Lepanto al santo, e sciolse il voto solenne deponendolo sull'altare maggiore ai suoi piedi.
Nei secoli successivi il sacro vessillo fu conservato in un cassetto del tesoro della Cattedrale.
Nel 1700 il vescovo Carlo Pergamo lo fece adattare in un grande quadro per poterlo così meglio esporre in cattedrale.
L' 8 settembre 1943 una bomba sganciata da un aereo tedesco colpì la cattedrale causando ingenti danni alla struttura della chiesa e allo stendardo, a cui procurava profondi strappi.
Finita la guerra la Sovrintendenza delle Belle Arti si prese cura del sacro vessillo e lo restaurò, riportandolo all'antico splendore.
Negli anni 70 l'Arcivescovo di Gaeta lo prestò temporaneamente al museo diocesano "Centro Storico", ospitato nel palazzo "Cardinal De Vio", per poter essere più facilmente ammirato.