Ti con zero
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"Ti con zero" è una raccolta di racconti di Italo Calvino pubblicata da Einaudi nel 1967. Essa presenta forti legami con "Le Cosmicomiche", pubblicato due anni prima dallo scrittore ligure. "Ti con zero", a differenza del volume precedente, si segnala per un forte principio d'ordine che regola le tre sezioni in cui il testo si articola: "Altri Qfwfq", "Priscilla", "Ti con zero". La volontà autorale non si limita a sovradeterminare il senso mediante l'articolazione di una struttura (quasi) chiastica dei racconti - quattro nella prima sezione, tre nella seconda, quattro nella terza - ma è sottolineata in fase di stesura da una lunga pausa nella scrittura dei racconti; pausa che si situa a ridosso della pubblicazione delle Cosmicomiche e che dura per tutta la prima metà del 1966, durante il quale viene scritto un solo racconto (per i dettagli si vedano le note di Claudio Milanini a I. Calvino, Romanzi e racconti, t. II, Milano, Mondadori 1992, coll. "i meridiani"). Dopo questa pausa Calvino procederà alla stesura dei racconti che compongono il ciclo di "Ti con zero" e la maggior compattezza di questa fase della ricerca calviniana rispetto all'esperienza precedente confluita nelle "Cosmicomiche" è segnalata dalla scelta di escludere un solo racconto dalla raccolta rispetto ai quattro esclusi nel 1965.
--Le tre sezioni.--
1 "Altri Qfwfq".
La prima sezione è quella che più direttamente si ricollega a "Le Cosmicomiche": il protagonista dei quattro racconti è di nuovo il multiforme Qfwfq e la strategia narrativa è estremamente simile a quella già vista nel volume precedente. Rispetto a questo, però, appare una maggiore unità di temi e movenze, concentrandosi l'autore sulla dicotomia ordine/disordine. Tale dicotomia si consustanzia nel primo racconto, "La molle luna", nell'opposizione tra Terra (ordine) e Luna (disordine); è interessante che la posizione di apertura nel volume sia occupata da un racconto tematicamente simile, e le cui premesse sono speculari, al primo racconto delle "Cosmicomiche" ("la distanza della luna": mentre lì si narra la "fuga" della Luna dalla terra, ora si racconta l'avvicinamento delle due). "Gli Uccelli" vede concretizzarsi la dicotomia nell'opposizione tra due continenti, uno dei quali abitato da uccelli - a loro volta assurti a simbolo della non-linearità del processo evolutivo, come subito nota l'esergo: gli Uccelli sono l'ultima classe a comparire ma non la più "evoluta". Al contempo si introduce la categoria, fondamentale per Calvino, della possibilità: il continente degli Uccelli diviene il luogo di ciò che poteva essere, un luogo di assoluta potenzialità. Ne "I cristalli" l'ordine diviene un principio astratto, irrealizzabile nella realtà: Qfwfq lo ricerca nell'ordine della struttura dei cristalli ma è un ordine sempre intaccato dalla bellezza stessa, come il rubino che nasce per l'intrusione di molecole di ferro. "Il sangue, il mare" situa infine esplicitamente il luogo del conflitto all'interno stesso dell'uomo: non, come ci si potrebbe aspettare, in una chiave psicologica (o psicologista) ma in senso latamente fisico. Risulta dunque evidente che i quattro racconti si producono in una traiettoria precisa che avvicina sempre di più la dicotomia all'individuo - dal piano cosmico della "Molle luna" si introietta il conflitto che peraltro si informa spesso in Qfwfq e nella sua compagna di turno. Un'ultima annotazione va fatta riguardo alla struttura temporale dei racconti. Mentre "Le cosmicomiche" si focalizzavano essenzialmente sugli avvenimenti passati, relegando il presente della narrazione in una sorta di pre-testo appena accennato da alcuni tic verbali del narratore omodiegetico (salvo alcune eccezioni, come "La spirale" che è peraltro raconto tardo), pre-testo privato di ogni possibilità di influire sugli eventi (narratore extradiegetico); qui il materiale non è più un evento concluso, assoluto in senso etimologico, chiuso in sé, ma diviene segmento di una catena di eventi che si dipana fino al momento della narrazione. Adesso sono dunque due i piani temporali che collimano: la durata del racconto è in media di molti milioni di anni e si oppone il momento passato a quello presente: è un inizio di sviluppo di quel narratore intradiegetico che sarà proprio di "Ti con zero".
2 "Priscilla"
Definita dall'autore come "una lunga storia d'amore" questa sezione è nelle parole di Milanini "una lunga cosmicomica". Essa consta di tre parti, "mitosi", "meiosi" e "morte", scritte ognuna separatamente dalle altre. Il protagonista non viene più esplicitamente nominato: del resto anche i brevi corsivi del misterioso e bizzarro "curatore" ("disse il vecchio Qfwfq", ecc.) non compaiono e, visto che era lui a nominare il narratore è evidente che ora possediamo solo il nudo discorso. Il tono resta comunque molto discorsivo, e anzi si potrebbe parlare quasi di flusso di coscienza - ma Calvino, che peraltro non si sentiva troppo prossimo a Joyce, riesce a controllare il materiale verbale lavorando a fisarmonica, alternando digressioni precisazioni tipicamente orali a progressioni nella diegesi. Il risultato è una miabile mimesi di un parlato concitato, ansioso di comunicare e desideroso che nessuna sfumatura si perda. Anche il paratesto è sensibilmente modificato: da esergo in corsivo esso diviene citazione esatta, si espande e viene anteposto al trittico che in tal modo risulta più compatto, non essendo intercalate tra le tre parti pause metadiegetiche come appunto sono i paratesti. La dicotomia ordine/disordine passa qui in secondo piano rispetto a quella tra individuo/gruppo e alla tematica della possibilità.
3 "Ti con zero"
O "i racconti deduttivi", secondo la definizione autorale. Si raggiunge qui il massimo grado di spersonalizzazione del protagonista, che diviene un generico "io" alle prese con dei paradossi. Il paradosso, che si consustanzia in esperienze, quasi sartriane, di scacco conoscitivo e/o comunicativo, è il correlativo degli eserghi delle sezioni precedenti: il materiale scientifico che sta alla base di tutti i racconti cosmicomici non viene più mostrato nella sua nudità ma soltanto mostrato nella sua elaborazione artistica; al contempo esso assume un ruolo centrale in quanto non è più spunto o pretesto (e perciò, forse, anche etimologicamente pre-testo) ma viene dotato di senso dall'autore che ne fa il fulcro della narrazione. è Calvino stesso che parla di "metafora": del resto (cfr. supra) tutto il volume vede, rispetto al grosso delle precedenti cosmicomiche, un aumentato interesse propriamente strutturale, e non esornativo, per il dato scientifico. L'elaborazione del materiale scientifico in opera d'arte cominciata nelle Cosmicomiche è giunta al suo apice: Calvino ha, come accennato in "Vittorini" ed altri saggi di "Una pietra sopra" (1980), Calvino ha dimostrato che la letteratura può usare materiali differenti da quelli della psicologia e tentare un'uscita dall'umano, che già come tentativo diviene compiuta sfida al labirinto.