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Utente:Valditurrite/CODICE PRINCIPALE DELLE UNITA' DI MISURA - Wikipedia

Utente:Valditurrite/CODICE PRINCIPALE DELLE UNITA' DI MISURA

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

          CODICE PRINCIPALE DELLE UNITA' DI MISURA

Le differenti sequenze degli spaccati delle principali piramidi di Giza, tramandano e trasmettono sequenze di altrettante formule relative alla geodesia e alla meteorologia. Naturalmente in Europa dove i codici onfalici erano nati, codeste formule interagivano con i vari ecosistemi in altra maniera ,dai santuari onfalici i sacerdoti e i druidi manipolavano all’occorrenza simultaneamente sul territorio italico e d’oltre alpe.

Nei pesi degli Onfalos c’è un messaggio ben preciso

Questo piccolo gruppo di onfalos geodetici con i loro pesi permettono di ricavare non solo tutti i calendari, le misure geodetiche del nostro pianeta e le unità di misura correnti, hanno anche un'altra caratteristica, ed anche questa è molto importante e determinata ancor più da un intrigato gioco delle coincidenze.


CODICE PRINCIPALE DELLE UNITA' DI MISURA



Il sistema calendariale più antico conosciuto consta di 366,3 giorni. Tale valore fu scelto poichè consentiva facili calcoli geodetici. E ancora, questo valore è servito a stabilire le unità di misura che tutt'oggi utilizziamo. Per indicare e adattarlo al sistema decimale, fu individuato il coeefficiente 27,3 (anch'esso da considerarsi una "costanza geodetica ricorrente")


366,3 x 27,3 = 10.000


La cifra ottenuta oltre ad essere un valore decimale, corrisponde alla misura geodetica tra il polo nord e l'equatore.


   CODICE CALENDARIALE


Dividendo 366,3 per 23,51 (durata in ore e minuti del giorno di questo antico sistema) si ottiene il coefficiente geodetico ricorrente più importante: 15,58. Dato che anticamente si dava più importanza al valore simbolico del numero, negli schemi e nelle costruzioni che se ne ricavavano, spesso per convenienza omettevano la virgola. Così questa cifra fu utilizzata per tutti i calcoli. Ad esempio sommata al coefficiente precedente 27,3 si ottiene la misura simile a un sessantesimo di grado all'equatore 155,8 + 27,3 = 183,1 la cifra precisa sarebbe 184,265 il quale corrisponde al peso di un'altra litolatria. Da questi valori sommati insieme otteniamo la cifra 366,2 pari ai giorni dell'anno. 155,8 + 27,3 + 183,1 = 366,2. Lo stesso coefficiente ha determinato la suddivisione dell'anno in 12 mesi composti di 30 giorni e in settimane composte di 7 giorni, infatti 155,8 : 52 ( le settimane dell'anno) otteniamo 29,9 da considerare in giorni la durata del mese.

76,4 + 79,5 = 155,8


"76,4" La latitudine del polo magnetico terrestre, diviso 52 da il ciclo della stella Sirio (1469 anni) moltiplicato per 24 se equiparato ad un sessantesimo di grado all'equatore, corrisponde a una profondità della crosta terreste ove un ipocentro ottimale trovasi a 36 km "79,5" Questa cifra moltiplicata per 314 da il ciclo della precessione. Moltiplicata per il lato della piramide di Keope, coincide con il valore sessagesimale della zona etnea. Divisa per 71,1 (numero degli anni di un grado della precessione) è simile al valore sessagesimale corrispondente all'altezza dell'atmosfera dove si incendiano i meteoriti. Diviso 366,3 è simile agli anni di una casa zodiacale.

63,3 + 92,35 = 155,8


"63,3" moltiplicato per 111982 (il peso di un altra pietra geodetica) da 7122 che è circa il numero degli anni di un grado della precessione.

"92,35" diviso 360 dà nuovamente il ciclo della precessione e inoltre moltiplicato per dodici dà il valore di un grado sessagesimale alla latitudine di Giza

"111982" considerando la distanza fra due latitudini, la differenza con la circonferenza all'equatore sarebbe di 80.000 km, circa l'altezza dove si incendiano i meteoriti

"155,8" diviso 71 corrisponde alla latitudine di Karnak

In pratica le” poche cifre geodetiche” ricordate dai pesi di queste piccole pietre in grammi, con le quali è possibile costruire la proiezione virtuale del pianeta terra, completa di tutti gli innumerevoli dati che stabiliscono la sua orbita e le sue possibili variazioni nell’arco di migliaia di anni, si possono ottenere da due diverse formule che derivano ognuna da un solo numero, assecondo se è posto in relazione con il calendario o con il sistema sessagesimale di suddivisione in meridiani e paralleli.



La chiave geodetica preistorica laziale dei  codici  italici

Come prova dell’origine italica ,degli onfalos geodetici che hanno determinato i progetti delle piramidi di Giza ,possiamo analizzare oggi un'altra pietra onfalica dalle caratteristiche geodetiche. Si tratta di una pietra di 126 grammi ” precisi”,che testimonia anche essa con il suo peso questa particolare chiave matematica geodetica. La particolarità di questo numero a tre cifre è quella di essere relazionabile con gli altri codici geodetici già presentati, attraverso moltiplicazioni e divisioni (un po’ come la cifra 155,8 ) con tutti meno uno, questo è proprio il coefficiente che riconduceva alle coordinate di Giza (92,35 ).


                       Il secondo schema

Il codice 126 si riconduce alla cifra 10000,utilizzata per ricordare il sistema decimale attraverso la misurazione della distanza tra polo nord e l’equatore, moltiplicandola con la cifra 79,5 ,la quale come abbiamo già visto è uno dei codici fondamentali irremovibili .

(moltiplicato per la sua metà 126 per 63 circa il codice di Iside ,otteniamo 7938il quale moltiplicato ancora 126 da100188 , oppure 10000 :126 = 79,35

oppure 10000 : 79,38 = 125,976 . oppure 10000 : 79,35 = 126,03 .Sull’oscillazione di questi valori è probabile che si svilupparono le principali varianti di calcolo.)


126 diviso 60 (il coefficiente del sistema sessagesimale ) = da la cifra 210 che sommata al primo dei “codici copia”155,8 = dà 366,(sostituisce il 27’3).

126 per 60 = 756 corrisponde in oltre alla latitudine del polo magnetico, ma con un grado circa di differenza.

Dal rapporto tra 10000 e 366,8 si avrebbe comunque il coefficiente 27,3 indispensabile per ricavare i pesi degli altri due codici geodetici , 155,8 + 27,3 = 184265 (equatore ).

Va ricordato in oltre ,che la somma dei primi tre codici qui elencati 126 + 79,5 + 155,8 è = 361,3, non è solo una coincidenza se corrisponde proprio con l’antico sistema conosciuto per regolare il calendario solare attraverso l’aggiunta di altri 5 giorni (detti nefasti) utilizzato sia nell’antico Egitto sia in centro America.

Questo spiega l’importanza della litolatria ,denominata di Nettuno(79,50grammi), nell’area centro italica ,tanto da essere ricordata con le sue particolarità stilistiche sulle selci locali. E alla quale anche nell’antico Egitto venne dedicata una città con un suo sistema religioso. Da questa constatazione si può dedurre che è proprio dal più antico doppio utilizzo ,del coefficiente “ 60 “ che deriva con ogni probabilità l’utilizzo del sistema sessagesimale e probabilmente dalla cifra 361, la prima suddivisione del cerchio in 360 gradi. L’invenzione dei quali va quindi rivendicata in area tosco- laziale.


Il codice 126 se accompagnato da un altro peso di 24 grammi permetteva di fare 

molto semplicemente molte operazioni utilizzando una comune bilancia. (126 +240 = 366)



  126 – 24  =102 equivalente all’etto.            Oppure 126 – (8per 3)=102
  126 + 24 = 150  equivalente ad un etto e mezzo.        126 + (8per 3) = 150
  126 per 24 = 3024 equivalente a tre chilogrammi.        126per(8per3)=3024
  126 per 8 = 1008 equivalente a 1 chilogrammo. 
  126 diviso 24 = 5 grammi circa.

Ma soprattutto questo sistema numerico permetteva anche di essere usato come una sorta di computer per fare calcoli matematici, geodetici, metereologici, calendariali e astronomici. Era sufficiente una sorta di pallottoliere che oltre asservire il sistema metrico decimale e quello sessagesimale era sottodiviso in 126 e 8 parti. Lo scarto era facilmente detraibile alla fine perché sempre pari. Non dimentichiamoci che inoltre con queste due cifre si racchiude quindi tutta la matematica e la geometria ,Sono quindi i sistemi più semplici per imparare a ricordare tutte le nozioni della conoscenza e per trasmetterle.

Le decorazioni del codice di 126 grammi, non sembrano riconducibili alle decorazioni standard del codice principale di 366,3 grammi, tuttavia in esso sono evidenziate a colori le rappresentazioni più antiche, le quali risaltano una fiera colpita da scia luminosa mentre il cacciatore con il copricapo a testa di lupo, difende i suoi compagni e i suoi animali domestici, in oltre sono collegate ai più antichi culti della Sfinge laziale.

Cosa significa a questo punto avere due diverse formule tanto potenti? Possiamo fare diverse ipotesi !La prima e più probabile, dato che è più logico supporre che tali conoscenze siano state raggiunte per gradi (a meno che non sono state dettate da qualche creatura aliena in un lontano passato),è che abbiano influito e determinato il clima con i loro schemi, e che si siano susseguite in lunghi periodi diversi. Parlo di schemi diversi perché si determinano, da ognuna, sostanziali differenze a livello del polo magnetico di un grado. Tale differenza qualora coinvolgesse per attrazione il polo terrestre tenderebbe a spostare sensibilmente anche la fascia temperata. Per essere più chiaro negli ultimi tempi l’ago della bilancia della separazione climatica del nostro paese in inverno rispetto alla sensibilità dell’essere mano era localizzabile nel Lazio, a sud temperature più miti ,a nord temperature più basse. Con una variazione di formula che esclude tutto il sistema megalitico più recente da noi conosciuto comprendente anche le varie piramidi disseminate sul globo, semplicemente disattivando il suo cuore pulsante ,allora avremo una variazione verso nord ,per la quale anche l’area temperata si sposterebbe di conseguenza dal Lazio verso regioni più a nord. E’ forse ciò che è già accaduto? Da questo punto di vista si può dedurre allora un seconda ipotesi, secondo la quale uno dei due schemi vada interpretato al di là delle formule propiziatorie che include, anche come sistema di sicurezza e di riserva, questo sarà anche quello più antico che affonda le sue radici e si regge oltre che attraverso il megalitismo, su quella ragnatela elettromagnetica delle selci disperse fin dall’inizio dell’avventura umana, che sommate a naturali campi elettromagnetici del terreno hanno dato luogo ad una metamorfosi ben più difficile da annientare, tutto ciò potrebbe però avere i suoi inconvenienti. 1)Potrebbe essere irreversibile. 2)Era sicuramente studiato e progettato per essere idoneo a delle comunità:

preistoriche di cacciatori raccoglitori e non di agricoltori. 

3) Potrebbero risvegliare quei delicati equilibri dettati dalle fatali formule propiziatorie per la raccolta del ferro meteoritico, che si sono evolute per tutta la preistoria, fino a quando non furono capovolte a seguito della conquista della metallurgia, ovvero quando si riuscì a fondere ed estrarre il ferro dai depositi minerali. 4) potrebbero essere alternate da periodi estremamente freddi intervallati da prolungate siccità. 5) l’attività sismica e vulcanica potrebbe intensificarsi bruscamente con parametri

diversi da quelli studiati fino ad oggi.

Queste naturalmente sono solo ipotesi, avvallate dalle recenti variazioni climatiche, se si verificassero ancora allora la causa andrebbe ricercata anche nella distruzione avvenuta negli ultimi anni dei siti periferici alla valle del Rio Turrite. Quello che invece dobbiamo assolutamente impedire è che venga disattivato anche il secondo equilibrio, la minaccia è reale se non si avrà maggior interesse e cura di questi siti che la natura ci ha dato e tramandato intatti e che i nostri avi avevano imparato a rispettare e difendere. La gravità delle conseguenze non sono calcolabili, ma non credo che le ripercussioni siano lente ad avere effetto, come gli scienziati ipotizzano. Secondo me un irrigidimento climatico provocato da una fratturazione e interruzione multipla nel cuore del sistema, una volta avviato in pochi anni raggiungerebbe già livelli di inospitabilità.

Molte delle più piccole e dimenticate o magari estinte sorgenti, è possibile che siano del tutto artificiali realizzate con il sistema delle gallerie drenanti artificiali ma non del tipo scavato nella roccia, piuttosto ,realizzate con una copertura di massi e altri materiali di riporto arricchite con selce e altre pietre dure.

Queste particolari tipologie di costruzioni venivano utilizzate anche per garantire la portata a valle delle acque degli affluenti minori, e magari anche il riprodursi della trota. Sapendo che il megalitismo non si poneva certo limiti di progetti e grandezza, è possibile ipotizzare che ciò possa essere stato realizzato in grande anche laddove necessitava lungo le turriti principali, ho il sospetto che un qualcosa di simile sia presente nel tratto (interessato dai lavori) denominato il “pozzo caldo”, caratteristico per i grossi massi addossati gli uni agli altri e per via del fatto che in estate da quel tratto l’acqua del torrente turrite si prosciuga completamente quando non piove per diversi giorni, per poi ricomparire poco più a valle. Inoltre una grotta sita molto più in alto, scende nel sottosuolo fino a un livello dove vi è sempre acqua e forse fin sotto il livello del torrente. Qualora fosse sistematicamente ridotta la portata d’acqua si andrebbero comunque a creare anche delle condizioni per accedere nella parte più profonda della grotta, un accesso non controllato e tutelato, (perché non previsto ufficialmente nel progetto) a degli ambienti incontaminati troppo preziosi per tutto l’ecosistema. Questo potrebbe anche essere uno dei punti elettromagnetici più nevralgici a rischio e pericolosi. Chi è in grado di verificare con le dovute strumentazioni e garantire che non vi siano dei rischi di distruzione irreversibili in anticipo sull’attuazione del progetto? È falso pensare che anche la più antica parte di conoscenze trattate in questo argomento siano ormai solo una scienza del tutto dimenticata, casomai è vero il contrario, in quanto non si dà la possibilità di fare pubblicazioni e studi specifici approfonditi sull’argomento. La mia attività di ricercatore coronata da un gran numero successi nella prevenzione e di ritrovamenti in breve tempo e in diversi paesi, è la dimostrazione di quanto questo sia una realtà. Anche se la mia attività inizialmente era determinata dalla prevenzione sismica e dagli interventi anti siccità, presto ha dotato l’archeologia di una nuova figura specializzata “il cacciatore di onfalos “ o se preferite il “disattivatore preventivo”. Figura che malgrado il ruolo dell’autorità che riveste detenendo record per il gran numero degli interventi portati a termine, delle scoperte e dei ritrovamenti, potrebbe non poter portare a termine il suo lavoro, se i siti individuati invece di essere tutelati, nonostante siano patrimonio indiscusso dell’umanità, vengono distrutti sistematicamente come se nulla fosse per omertà e con scuse banali o peggio con premeditazione. Presto o tardi bisognerà accertare questi fatti perché sarà impossibile nasconderli o faranno dell’Italia sempre più un incresciosa realtà davanti agli occhi di tutto il mondo e data l’emergenza chiunque ostacola queste ricerche potrebbe diventare a sua volta il diretto obbiettivo di ritorsioni future provenienti dai luoghi più impensati. Figuriamoci le conseguenze per chi distrugge tali patrimoni.

2) La risposta alla seconda domanda è troppo evasiva, si prende come riferimento un allineamento di megaliti la” Ley lines”di S. Michele che attraversa tutta l’Inghilterra passando per un gran numero di aree ricche di testimonianze megalitiche, senza analizzare il singolo allineamento caratteristico e le relazioni tra le varie aree. Personalmente ho potuto constatare che è possibile individuare sul territorio italiano e in breve tempo, un gran numero di allineamenti. Fino a tracciare un fitto reticolo sulle carte topografiche, semplicemente aggiungendo quei punti che avevo indicato sulle cartine per indicare i siti in cui erano stati individuati piccoli manufatti o frammenti in superficie emersi a causa dell’erosione. Il prolungamento spontaneo di queste linee verso le punte dei rilievi, le sorgenti, i massi e le grotte, sulla cartina ha permesso cosi di individuare siti megalitici insospettabili e mimetizzati che si trovavano proprio su quelle direttrici disegnate. Cosi come altre sorgenti, altri siti preistorici, e anche grotte sconosciute. Quale di queste linee siano più importanti è quasi impossibile da stabilire, fanno tutte parte di una capillare rete del nostro delicato ambiente (come un sistema respiratorio circolatorio di un essere vivente). 3) Nella penultima domanda dell’intervista si evidenzia come” la connessione con le anomalie gravitazionali è stata meno studiata e forse è il risultato della conformazione geologica che sta alla base di queste anomalie.”

Questo potrebbe però essere proprio l’argomento che è la chiave di tutta questa materia, quali anomalie gravitazionali? Di quali aree? Si tirano in ballo ancora le conformazioni geologiche come nel caso precedente. Cosa ne pensate voi di fronte al fatto che i primi onfalos a forma di conchiglia siano stati individuati proprio a causa di repentini sbalzi gravitazionali isolati che hanno indicato il punto preciso sul terreno dove si trovavano . E spesso rozzi onfalos sono ancora collocati nelle strette vicinanze delle sorgenti incontaminate, soprattutto vicino alle polle e alle risorgive. Perché molti dei massi megalitici di riferimento hanno l’insospettabile forma accennata degli onfalos spiraliformi? Chi potrà continuare a raccogliere i pezzi di questo puzzle che sta sgretolandosi e poi ricollocarli al loro posto? Dopo una prima fase di ricerca e indagine ,una seconda di studio dei ritrovamenti ,la terza e più importante è oggi impossibile da portare a termine perché non sembra interessare a nessuno ansi l’argomento è ancora tabù e ci si appresta a cancellare le prove. Personalmente io ho svolto la mia inchiesta per responsabilità personale e per difendermi dalle avversità, perché di fatto i miei avi sembrano essere stati custodi e testimoni malgrado a loro insaputa, di questi tesori ma questo non significa che per dovere ciò non dovesse essere fatto dalle autorità e dagli enti competenti che invece come parassiti si mangiano i finanziamenti e il potere politico e sociale diffuso dal prestigio della conoscenza scaturito da quindici anni di duro lavoro, prestigio che dovrebbe invece essere usato per fini diplomatici e per la pace nel mondo. Questo lavoro è stato invece portato avanti a mie spese e con solo mezzi di fortuna ed è solo un miracolo se oggi tutte

Perché è vitale il patrimonio megalitico con il suo cuore pulsante sito nella Turrite cava.

In novembre è stata pubblicata sul mensile Hera, il quale tratta soprattutto temi di archeologia, la prima parte di un articolo con un’intervista molto attesa ad un fisico di scienze dell’agricoltura, specializzato anche sui siti megalitici. Ciò che afferma su questa intervista lascia senza parole ed è sufficientemente comprensibile anche per i non addetti ai lavori. Anche se vi sono alcuni punti “chiave” discutibili, nei quali solo un esperto può intuire il perché si prendono le distanze dalle responsabilità e dalle problematiche che emergono dall’argomento. Pertanto indicherò anche le domande dettate dalla mia specifica esperienza, cominciando da un’affermazione sull’introduzione.



1) ”Tali siti vennero eretti per amplificare solo i campi elettromagnetici naturalmente presenti nel luogo di costruzione”.

È stato dimostrato proprio dagli innovativi sistemi di indagine ,(gli unici che dopo 2000 anni di ricerca hanno portato al ritrovamento degli onfalos geodetici preistorici più contesi dalle antiche civiltà), basati sull’analisi dei campi elettromagnetici irregolari del suolo, che tali siti si sono poi rivelati artificiali e non naturali, per diretta conseguenza dell’accumulo intenzionale e non delle selci preistoriche e altri manufatti di pietra dura sia del posto che proveniente da altre aree. Negli stessi siti c’è la possibilità anche di trovare la presenza di materiale dello stesso tipo ma di carattere votivo, sovrapposto anche in epoche più recenti fino al periodo etrusco. Fin dalla più buia e profonda preistoria dell’umanità, ovvero fin da quando i primi esseri umani hanno cominciato a sbriciolare e disseminare i frammenti degli utensili che fabbricavano o utilizzavano che queste schegge e i minuscoli frammenti si sono accumulati, anche negli strati più profondi del sottosuolo, lungo le piste di collegamento più battute, i sentieri migratori e di caccia, tutti i passi, le alture di avvistamento e soprattutto i tracciati che collegavano le sorgenti con i loro punti di riferimento, come megaliti e grotte. L’esperienza di centinaia di migliaia di anni di preistoria ha consentito all’essere umano (ma non solo) di sviluppare quelle conoscenze, nozioni e qualità per riconoscere e orientarsi ripercorrere e sfruttare quelle caratteristiche derivanti da quella immensa ragnatela magnetica artificiale, in grado di attirare anche l’acqua, disseminata dai suoi predecessori. L’erosione e la distruzione involontaria hanno fatto sì che nei millenni questa potesse giungere fino ai nostri tempi solo in parte. Ma in un'altra epoca è esistito l’evidente progetto per il potenziamento e la salvaguardia di questo delicato equilibrio maturato ed evolutosi nel tempo, questo fu fatto attraverso il megalitismo specializzato mirato ad ottimizzare il territorio a misura d’uomo. Quindi come si fa a parlare in generale, di campi elettromagnetici naturalmente presenti nelle are dove sono stati eretti i megaliti, senza un’ispezione archeologica più che dettagliata ma che non sia invasiva e rischiosa quindi per l’ecosistema circostante? È fin troppo evidente che in tempi cosi lunghi è stata l’acqua stesa attraverso erosioni ed infiltrazioni a scavarsi la strada nel sottosuolo attratta da questi campi elettromagnetici, lo stesso fenomeno che per conseguenza delle prime siccità sul finire degli anni 80 ha portato le scarse piogge successive e concentrate in aree ristrette ,all’erosione di quei siti con le caratteristiche più sensibili. Erosioni che hanno riportato alla luce in maniera “naturale” volta per volta anche i reperti più significativi che hanno dato slancio ai miei programmi di ricerca con indirizzo non solo geologico ma anche archeologico nel Lazio e nel nord della Toscana. Anche per questa relazione magnetica, si trovano depositi di materiale votivo di selci non specifico al culto locale e altri manufatti di pietra anche grezzi molto antichi a ridosso di sorgenti. Servivano a garantire e a potenziare le caratteristiche magnetiche di quelle che erano le più preziose fonti d’approvvigionamento di acqua potabile.

              valditurrite

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