Gennaro Di Roberto
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Di Roberto Gennaro poeta e promotore culturale Napoli 4 febbraio 1917 - 4 giugno 1988
Nato al Ponte di Casanova, commerciante orafo come il padre, visse soprattutto al Mercato. Dedicò tutto il tempo libero all’arte, trasformò la sua casa in un piccolo museo di foto, spartiti, manoscritti, lettere, libri e altri cimeli. Scrisse alcune canzoni edite negli anni ‘60, tra cui Bionda e bruna musicata da Ciro Pesce, Muglierema e Pe’ denare, entrambe musicate da Domenico Moscatiello, Fore chiove e Nun sto ‘mbriaco con Rino Ricci (1967). La vena poetica - non gradita dall’inflessibile padre, che voleva si dedicassa solo allo studio - la ereditò dallo zio Pietro Sparano, amico di Antonio Cinque e direttore del periodico La Piccola Fonte. Già da ragazzo si era misurato con brani in italiano come Non te l’ho detto mai, del 1937, dedicato a una passata passioncella. Ancora da segnalare Serenata, musicata da Ciro Caputo, morto giovanissimo. Organizzò concorsi letterari e manifestazioni d’arte. Fondò la rivista Fraternità dell’Arte e il Gruppo Artistico Napoletano (Gan) con sezioni in Italia e all’estero; ogni settimana riuniva gli amici poeti nel Bar Cosentino a Porta Capuana. Collaborò con molti giornali, curò una pagina di versi sull’Eco del Popolo di Salerno fondato dal cugino di Michele Galdieri, Eduardo. Pubblicò due raccolte di versi, edite da Riemma: Fele e spasso (1985) e Tu non sei quella curata postuma dagli eredi, tra cui il figlio poeta Roberto. A lui don Gennaro aveva chiesto: “Famme appiccià ‘na sigaretta e puortate tutt’ ‘e carte a casa toia”; poi chiuse gli occhi e, sereno, se ne andò. E Roberto conserva anche i documenti della sua corrispondenza con autorevoli critici.
Note critiche Rodolfo Talamo: “E’ poeta spontaneo, e tuttavia fecondissimo di veri gioielli di poesia a volte romantica, a volte amara e pungente, fedele al principio antico e sempre attuale di chi sa usarlo: castigat ridendo mores”.
Giovanni De Caro: “Nella poesia di Gennaro Di Roberto, di sapore dolce-amaro, vari sono i soggetti, vari i metri, vari i toni ora sentimentali, ora ironici o satirici”.
Francesco D’Ascoli: “Si tratta di versi che non sfigurano se associati in antologie a quello sscritti dai migliori poeti napoletani di ieri e di oggi”.