Arco di Traiano (Ancona)
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L'arco di Traiano di Ancona rappresenta certamente una delle testimonianze monumentali più preziose delle Marche romane.
Venne innalzato nel 100-115 dall'architetto siriano Apollodoro di Damasco in marmo turco (proveniente dalle cave dell'isola di Marmara) in onore dell'imperatore che aveva fatto ampliare il porto della città migliorando le banchine e le fortificazioni. Da qui lo stesso Traiano partì per la vittoriosa guerra contro i Daci.
In passato era ornato con statue e fregi in bronzo che vennero però trafugati dai saraceni nel 848 e che, secondo la tradizione, raffiguravano lo stesso Traiano, la moglie Plotina e la sorella Ulpia Marciana. L'opera mantiene ancora lo slancio e l'eleganza di un tempo ed è stata recentemente restaurata e sottoposta ad interventi di illuminazione che ne hanno esaltato il profilo e valorizzato la particolare posizione rispetto al nucleo storico della Città e al Colle Guasco.
[modifica] Storia
Elegantissimo, venne eretto dal Senato e dal popolo di Roma, in omaggio dell’imperatore Traiano che volle costruita, a proprie spese, una sontuosa protezione delle acque del porto. Esso fu terminato nel 116 d.C. Sull’attico era, secondo la lunga e costante tradizione, la statua equestre di Traiano. A sinistra di Traiano le statue di Plotina, sua moglie; a destra quella di Marciana, sua sorella. Le iscrizioni, che tuttora si leggono, erano in bronzo dorato e così i fregi e le statue di cui si impadronirono i saraceni nella metà circa dell’800. A ridosso dell’Arco e dalla parte dei Cantieri sorse, nel 950 circa, l’alta torre di Gamba, demolita per utilizzare il materiale nella costruzione della Cittadella (1532). Costruirono la scalinata nel 1859; i cancelli qualche anno appresso. Di questo Arco snello, armonioso, evanescente, che è il meglio conservato dei tanti che esistono ed il più elegante, può riferirsi ciò che Plutarco scriveva del Partenone, e cioè che il tempo non lo ha toccato, ma un’aura di freschezza alita ancora intorno ad esso, come se in lui fosse stata infusa una vita eternamente fiorente, e un’anima che giammai s’invecchia.