Asepsi
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Asepsi è un termine che deriva dal greco (α - privativa e σεψις - putrefazione) ed indica una serie di procedure atte a prevenire l'accesso di microrganismi, patogeni e non, ad un substrato sterile di natura o artificialmente sterilizzato.
È opportuno distinguere tra:
- Disinfezione: pratica rivolta alla distruzione di un germe specifico o di tutti i germi patogeni presenti in un determinato sito (non necessariamente di sporigeni). In generale si riferisce all'impiego di sostanze chimiche su superfici varie.
- Disinfestazione: pratica di distruzione di ectoparassiti o altre specie (topi, ratti) veicolo di malattie infettive.
- Sterilizzazione: metodica finalizzata alla distruzione di tutti gli esseri viventi, patogeni e non, presenti su un determinato substrato. Praticata con mezzi chimici ma soprattutto fisici (calore, raggi gamma).
- Antisepsi o batteriostasi: pratica finalizzata alla neutralizzazione di una carica microbica per blocco della riproduzione e non necessariamente per uccisione dei germi.
- Asepsi pratica atta ad impedire la contaminazione da parte di microrganismi di substrati precedentemente sterilizzati. Il concetto è particolarmente adattabile agli oggetti che fanno parte di ambienti o strutture ad alto rischio di infezione per l'uomo quali ad esempio i reparti operatori. In tal senso il termine viene adoperato in alcune situazioni chirurgiche: curare l'asepsi del campo operatorio.
[modifica] Storia
I grandi medici dell'antichità da Ippocrate a Celso, a Galeno non avendo concezione della infezione non potevano di conseguenza averla della disinfezione e ancor di più dell'asepsi anche se intuirono che alcune patologie (che oggi sappiamo infettive) potevano essere evitate con alcuni accorgimenti (come allontanarsi dalle città o tener isolati i pazienti in corso di epidemie) e precise norme igieniche (lavare con aceto o vino le ferite e quindi bendarle con teli puliti). Ciò ebbe valore soprattutto in epoca romana quando la filosofia della mens sana in corpore sano diede il massimo rilievo alle attività ginniche e a quelle idrico-termali.
Il concetto moderno di infezione nacque nel XIX secolo con gli studi di Louis Pasteur preceduti dalla straordinaria intuizione di Ignaz Philipp Semmelweis che dimostrò come il semplice lavarsi le mani con un disinfettante, il cloruro di calcio, prima di visitare una partoriente poteva ridurre i casi di febbre puerperale. Successivamente Joseph Lister, seguendo le teorie di Pasteur, introdusse l'uso dell'acido fenico nella pulizia delle ferite riducendo significativamente l'incidenza di quella drammatica complicanza che è la cancrena. Fu questo chirurgo ad utilizzare per primo il termine di "antisepsi" intesa appunto come procedimento atto a ridurre la carica microbica presente in un sito. Per arrivare alla asepsi, legata al concetto di sterilizzazione, si dovette attendere fino all'introduzione nella pratica ospedaliera dell'autoclave costruita nel 1880 ed utilizzata a questo scopo da Ernest von Bergmann nel 1896.
Fu proprio alla fine dell'Ottocento che il chirurgo, abituato fino a qualche decennio prima ad operare in condizioni igieniche deplorevoli, come è stato detto, iniziò ad utilizzare strutture dedicate esclusivamente alla pratica operatoria e ad indossare indumenti più consoni al suo delicato lavoro. In pochi anni si diffuse l'uso dei camici, quindi dei cappelli (con Gustave Neuber nel 1883), poi dei guanti (con William Halsted) ed infine delle mascherine (con von Mikulicz), che formando una sorta di barriera tra chirurgo e paziente costituiscono un elemento di protezione in entrambi i sensi.
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[modifica] L'asepsi in ambiente operatorio
Le tecniche attuali di sterilizzazione ed asepsi includono una serie di passaggi complementari che vanno dall'uso di sostanze chimiche come lo iodopovidone (Betadine) o la clorexidina (Hibiscrub) utilizzate per disinfettare le mani dell'operatore, la cute del paziente ed alcuni strumenti particolarmente delicati, sino all'impiego di agenti fisici come le radiazioni ultraviolette o il calore secco o umido ad alta temperatura adoperati per sterilizzare i ferri chirurgici ed il materiale d'uso operatorio (teleria, tamponi, garze e camici, calzari, mascherine, cappelli utilizzati da infermieri e chirurghi). Utile inoltre la preparazione pre-operatoria del paziente cui va fatto un bagno di pulizia, il cambio della biancheria, una depilazione (tricotomia) minima della sede in cui avverrà il taglio chirurgico, lo spennellamento per alcuni minuti (almeno 3) della stessa regione con sostanze disinfettanti.
Recentemente si è accertato che la quasi totalità delle infezioni chirurgiche che insorgono nel post-operatorio sono causate da germi presenti sulla cute del paziente e che al momento del taglio inquinano la ferita. Pertanto ai provvedimenti citati si è aggiunto quello di assicurare al paziente una copertura anti infettiva somministrando, nell'immediato pre-operatorio, un'adeguata dose di antibiotici: profilassi extra short term in dose unica o short term se ripetuta nelle ventiquattr'ore.
Da alcuni decenni infine si è sempre più diffuso l'utilizzo di materiale monouso sterilizzato e sigillato in confezioni singole. Ciò vale per i guanti chirurgici, per la teleria e per gli indumenti da sala operatoria, ma anche per alcuni strumenti chirurgici quali le suturatrici meccaniche che si adoperano in chirurgia tradizionale ed in chirurgia video assistita.
Per combattere il pericolo delle infezioni esiste una rigida normativa che prevede che i rifiuti speciali ed il materiale contaminato siano oggetto di smaltimenti rigorosamente differenziati.