Battaglia di Cascina
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La Battaglia di Càscina è il nome di un fatto d'armi avvenuto il 28 luglio 1364 tra le truppe pisane e quelle fiorentine in cui queste ultime vendicarono la sconfitta subita pochi mesi prima e che aveva consentito al celebre Giovanni Acuto - che combatteva con Hanneken von Baumgarten (Anichino/Annichino Bongarden/Bongarten), a capo, di 3000 corazzieri, o "barbute" (costituite da un cavaliere e un servente - o sergente - anch'egli montato), antesignane delle "lance") - di percorrere vittorioso la Val di Nievole, Prato e di presentarsi una prima volta sotto Firenze, per poi proseguire nelle devastazioni e nelle lucrose razzie nel Mugello, nel Pistoiese e ancora di portarsi sotto le mura di Firenze, all'altezza di Porta S. Frediano, alla testa delle cui forze non si trovava più, perché licenziato, Pandolfo Malatesta.
Firenze fu allora difesa da Enrico di Monforte, sì da sconsigliare lo stuolo pisano di Acuto e Anichino dal proseguire nella propria azione offensiva.
Di lì a pochi mesi Firenze assoldò 11.000 fanti e 4.000 cavalieri, affidandoli a Galeotto Malatesta, ben accetto ai soldati. Questi impegnò le forze avversarie non proprio a Càscina, ma in una frazione del suo comune: a San Savino, in direzione di Pisa e colse una netta vittoria, provocando gravi perdite nello schieramento pisano grazie alla buona flessibilità e all'accorta disposizione tattica per la quale si misero in mostra in particolare Ranieri Grimaldi e i suoi 400 balestrieri, oltre agli uomini di Manno Donati e dello stesso Enrico di Monforte, secondo di Galeotto Malatesta.
La vittoria comportò la morte di un migliaio di soldati pisani e la cattura di altri 2000 combattenti.
A Michelangelo Buonarroti venne commissionato un dipinto celebrativo sulla battaglia da collocare nella fiorentina sala del Maggior Consiglio (o Salone dei Cinquecento) di Palazzo Vecchio, mentre a Leonardo da Vinci ne fu commissionato un altro, sulla parete opposta, per celebrare la parimenti vittoriosa Battaglia di Anghiari.
Tanto il primo quanto il secondo dipinto tuttavia non esistono: quello michelangiolesco perché mai portato in esecuzione, quello leonardesco perché si rovinò immediatamente e irrimediabilmente subito dopo essere stato completato con tecnica innovativa, ma del tutto inadatta, dal suo autore.
Della Battaglia di Cascina, tuttavia, rimangono copie dei disegni preparatori, uno dei quali di Aristotele da Sangallo raffigura una parte dell'intero dipinto, in cui soldati fiorentini seminudi si stanno bagnando nel fiume Arno.
Una copia di Pieter Paul Rubens al Louvre di Parigi ci testimonia invece quale dovesse essere il quadro leonardesco relativo alla Battaglia di Anghiari.