Battaglia di Jena
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Battaglia di Jena | |||||||
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Parte della Guerra della quarta coalizione | |||||||
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Schieramenti | |||||||
Impero francese | Prussia | ||||||
Comandanti | |||||||
Napoleone, Gioacchino Murat, Jean Soult, Louis-Nicolas Davout, Jean-Baptiste Jules Bernadotte | duca di Brunswick, principe Hohenlohe, Ernst von Ruchel | ||||||
Effettivi | |||||||
45.000 uomini circa | 35.000 uomini circa | ||||||
Perdite | |||||||
5.000 uomini | 30.000 uomini morti, feriti o catturati |
Guerra della quarta coalizione |
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Maida – Saalfeld – Jena - Auerstedt – Golymin – Pułtusk – Eylau – Danzica – Heilsberg – Friedland |
La battaglia di Jena fu uno degli scontri più sanguinosi delle campagna napoleoniche.
Nel 1806 l'esercito francese di stanza in Germania contava su centosessantamila uomini, divisi in sei corpi d'armata e capitanati, in assenza dell'imperatore, da Louis Alexandre Berthier.
La Prussia si oppose a questo predominio francese in Germania, dichiarando guerra alla Francia il 9 ottobre 1806, presto affiancata da Russia e Inghilterra: era la quarta coalizione, e Napoleone non si fece trovare impreparato. Lasciata Parigi in tutta fretta, raggiunse il fronte accompagnato dalla moglie.
In brevissimo tempo la Grande Armée era nel cuore del paese, cogliendo impreparati gli avversari. Il 14 ottobre, contemporaneamente, si svolsero così due battaglie importantissime, una a Jena, l'altra ad Auerstadt, a meno di venti chilometri di distanza l'una dall'altra.
A Jena gli scontri iniziarono alle sette del mattino. I Prussiani di Hohenlohe iniziarono un attacco in direzione di Weimar, ma la fitta nebbia impedì loro di comprendere il corso degli avvenimenti intorno a loro. Presto, quando la nebbia si diradò, s'accorsero che stavano per essere attaccati da Soult e dal maresciallo Michel Ney. Il comandante prussiano, vistosi attorniato, dovette chiedere disperatamente rinforzi a Ruchel, ma le truppe di soccorso tardarono ad arrivare e, quando finalmente furono nel luogo richiesto da Hohenlohe, questi aveva già ordinato la ritirata e anche i soccorritori finirono massacrati.
I prussiani lasciarono sul campo qualcosa come quindicimila tra morti e feriti, moltissimi dispersi e migliaia di prigionieri. I superstiti furono inseguiti in direzione di Weimar dalla cavalleria francese con altre ingenti perdite.
Alle tre del pomeriggio tutto era terminato a favore di Napoleone, che aveva riportato appena cinquemila perdite. Ma la battaglia non era stata, da sola, capace di piegare la Prussia: nello scontro decisivo, combattuto ad Auerstadt nella stessa giornata, il terzo corpo d'Armata comandato dal maresciallo Davout, aveva infatti distrutto il grosso delle truppe prussiane, comandate dallo stesso Federico Guglielmo III, nonostante una decisa inferiorità numerica e nonostante il maresciallo Bernadotte si fosse rifiutato di soccorrerlo, con il pretesto di voler seguire alla lettera gli ordini impartitegli da Napoleone. Come ricompensa Napoleone nominò Davout duca di Auerstadt, e decise che il decimato terzo corpo d'Armata sarebbe stato il primo ad entrare a Berlino.