Caso Catania
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Il "Caso Catania" è un'espressione giornalistica che ha indicato nell'estate 1993 (in seguito alla radiazione dai quadri federali) e nell'estate 2003 (in seguito alla retrocessione in Serie C1) le vicissitudini giudiziarie del Calcio Catania.
[modifica] Il Caso Catania 1993
Dalla retrocessione in Serie C1 al termine della stagione 1986-87, il Catania visse sul filo del rasoio del fallimento: le difficoltà sembrava fossero finite definitivamente con il rientro in società di Angelo Massimino nell'estate 1992. Ma i problemi non si risolsero. Il presidente della FIGC, Antonio Matarrese, alla fine della stagione 1992-93 bocciò l'iscrizione di 7 squadre, tra cui i rossazzurri che, si disse, avevano un buco di 5 miliardi e 987 milioni di lire. Il 31 luglio 1993 il Consiglio Federale della FIGC revocò l'affiliazione alla società.
Si racconta che l'1 agosto Massimino si fosse presentato in Federazione con i soldi che servivano in contanti. Questo disperato tentativo di salvare la società fu inutile. Inziò una lunga battaglia legale: il Catania impugnò l'esclusione dalla Serie C1, si fece forte di una sentenza del 14 settembre del Tribunale Amministrativo Regionale di Catania, vinse anche il 23 giugno 1994 con una sentenza del T.A.R. del Lazio (che giudicò non valido il ritiro dell'affiliazione).
Massimino mise in seria difficoltà l'intera federazione, fece scendere anche in campo la squadra che avrebbe dovuto giocare la prima giornata del campionato di Serie C1 1993-1994 (con i calendari riscritti dal tribunale) in attesa degli avversari che mai sarebbero arrivati. Ma dovette contemporaneamente ripartire dall'Eccellenza. Il Catania sarebbe ritornato in Serie C1 vincendo sul campo solo al termine della stagione 1998-99.
[modifica] Il Caso Catania 2003
Il Caso Catania 2003 partì dalla partita contro il Siena, che si era conclusa 1-1 sul campo. I toscani avevano schierato un giocatore squalificato, Luigi Martinelli. Riccardo Gaucci, presidente rossazzurro, aveva così fatto ricorso e lo aveva vinto, ottenendo il 2-0 a tavolino che valeva la salvezza e lo spareggio retrocessione per Venezia e Napoli (su sentenza della CAF). Ma attraverso la Corte Federale della FIGC il risultato tornò ad essere quello di 1-1;a quel punto il club fece ricorso al TAR di Catania, che diede ragione ai rossazzurri.
Dall'altro lato, la FIGC ha trovato un cavillo per far perdere un'altra partita a tavolino al Catania (contro il Venezia, per la squalifica - già scontata sia in Serie B che nel campionato Primavera - di Vito Grieco) e farlo così retrocedere in Serie C1. I ricorsi al TAR (da parte sia della società di Gaucci, sia delle altre di Serie B che hanno anche bloccato le eliminatorie di Coppa Italia) sono proseguiti fino a quando la Federazione ha riammesso sia il Catania che le altre retrocesse, il Genoa e la Salernitana, più la Fiorentina al posto del fallito Cosenza.
Nell'ottobre 2003, a stagione in corso, il Consiglio di Stato, con una sentenza, diede ragione alla FIGC;nella partita contro il Venezia il giocatore Grieco non doveva scendere in campo.
Pertanto l'incontro doveva essere vinto a tavolino dai veneti per 2-0 e, di conseguenza, il Catania doveva essere retrocesso in Serie C1.
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