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Classificazione dei rotabili FS - Wikipedia

Classificazione dei rotabili FS

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Per praticità di gestione, i veicoli ferroviari devono seguire schemi di classificazione rigidi, che permettano di identificare in modo univoco ogni singola locomotiva, carrozza o carro in servizio sulla rete.

Le Ferrovie dello Stato italiane hanno usato in epoche diverse differenti sistemi di classificazione per i vari tipi di rotabile.


Indice

[modifica] Classificazione generica

I mezzi di trazione possono essere divisi, per tradizione, secondo tre livelli:

  • Classe: indica a quale tipologia di locomotiva un mezzo appartiene, per tipo di alimentazione.
  • Tipo: indica le caratteristiche essenziali della struttura, principalmente il rodiggio
  • Gruppo: indica l'insieme di locomotive dalle caratteristiche simili o uguali

A questi si aggiunge la Serie, che raccoglie i mezzi di uno stesso gruppo in sottogruppi caratterizzati da diversi produttori, o da diverse commesse, periodi di costruzione, caratteristiche leggermente modificate ecc.

Questa classificazione, che risale al XIX secolo, deriva dagli usi tradizionali delle ferrovie europee, e venne mantenuto anche dalle neonate Ferrovie dello Stato con una decisione del 10 settembre 1905 (poco più di due mesi dopo la loro costituzione), che di fatto formalizzava la classificazione usata dalla ex Rete Adriatica.

Un esempio di questa classificazione lo possiamo vedere su una Locomotiva FS E.326:

  • Classe: locomotiva elettrica a corrente continua
  • Tipo: Tipo 3/7 (la cifra indica il numero di assi motori/assi totali, ed è una vecchia formula di indicazione del rodiggio caduta in disuso)
  • Gruppo: E.326

A seguito del nome del gruppo si aggiunge il numero di costruzione dell'esemplare in questione. Non è detto che i numeri siano sempre progressivi (anche se di solito è così): vi sono casi in cui numeri differenti, addizionati di qualche centinaio di unità rispetto a quelli progressivi, sono stati assegnati a diversi costruttori o a macchine che hanno subito modifiche. Inoltre, è frequente il caso in cui tra due veicoli identici entri in servizio prima quello dal numero progressivo più elevato: può accadere in genere perché la costruzione del primo mezzo iniziato (e battezzato ad esempio 001) è stata rallentata o ha incontrato ostacoli mentre quella del esemplare 002 è stata più rapida, o più accadere che diversi gruppi numerici vengano assegnati a diversi produttori che consegnano con scadenze diverse.

[modifica] Numero del gruppo

Il numero del gruppo in passato era indicativo delle prestazioni e della struttura del veicolo. Questa correlazione è andata perdendosi nel secondo dopoguerra, ma è ancora riscontrabile nelle locomotive appartenenti ai gruppi più vecchi.

[modifica] Locomotive trifase

La scelta del numero del gruppo derivava dall'indicazione di alcune prestazioni della macchina.

La prima cifra indicava il numero degli assi motorizzati, cioè degli assi che erano in grado di generare trazione essendo collegati ai motori elettrici della macchina.

La seconda cifra poteva essere 3 o 5: 3 indicava i mezzi adibiti a servizio passeggeri, 5 indicava i merci.

La terza cifra era un numero progressivo per distinguere macchine simili ma appartenenti a gruppi diversi. Per esempio, la E.333 era il terzo modello prodotto, in ordine di tempo, di locomotiva a tre assi per treni passeggeri.

[modifica] Locomotive elettriche a corrente continua

Per queste locomotive il la scelta del numero è leggermente diversa. Il primo numero indica sempre gli assi motori. L'ordine progressivo, utile a distinguere la macchina da gruppi con la stessa struttura, è assegnato alla seconda cifra, e storicamente parte dalla cifra 2 invece che dall'uno. Il motivo di questa bizzarra scelta è dubbio, e vi sono due teorie [1]:

Potrebbe essere dovuto al fatto che in origine quella cifra avrebbe dovuto indicare il numero di carrelli, che per la prima generazione di locomotive era sempre pari a 2. In seguito trovandosi nella necessità di variare un numero della sigla i progettisti hanno scelto di cambiare quello meno indicativo, ossia quello centrale.

Un'altra ipotesi è che la cifra mediana avrebbe dovuto indicare il tipo di alimentazione. Il 2 stava ad indicare la corrente continua. Anche qui, dovendo variare un numero della sigla, venne scelto quello meno significativo dato che il sistema era ormai standard.

La terza cifra indicava il numero dei motori installati.

Un esempio di classificazione può essere dato dal gruppo E.636, che indica una locomotiva a sei assi motori (prima cifra), con sei motori di trazione (terza cifra). La seconda cifra indica che si tratta del secondo gruppo del genere prodotto: il primo infatti erano le E.626.

In casi particolari la cifra del numero di motori poteva essere cambiata. Se la locomotiva era una versione merci di una locomotiva passeggeri, o una versione dal rapporto di trasmissione modificato, il numero veniva cambiato una unità e reso dispari: un esempio di questa pratica sono le E.633/E.633 o le E.646/E.645.

Un altro caso particolare è quello della E.326, che pur avendo solo tre motori ottenne l'indicazione 6 in virtù del fatto che viaggiasse in composizione accoppiata.

Nel tempo al numero del gruppo si affiancarono altri sistemi di classificazione sperimentali, che però non divennero standard. Tra questi l'uso della livrea cosiddetta navetta per indicare le unità in grado di comporre convogli reversibili, o le due stelline dipinte sui panconi di alcune E.428 che indicavano l'installazione di dispositivi antiserpeggio (gruppo E.428**).

Questa classificazione oggi non è più usata in modo rigido: ad esempio le recenti E.412 montano 4 motori e non due. In genere, la codifica risulta valida solo per le locomotive con corrente continua e non per le locomotive con motori asincroni trifase.

A partire dagli anni 1970 si cominciò a dare soprannomi ufficiali ai gruppi o alle singole unità, una pratica che ottenne un vasto consenso tra gli appassionati e i ferrovieri, ma che fu presto abbandonata. Rimase però l'uso del soprannome, spesso ironico, tra gli operatori del settore.

Le macchine con soprannomi ufficiali sono:

  • E.444: Tartaruga
  • E.656: Caimano
  • E.632/633/652: Tigre.
  • E.636.080: Verona
  • E.636.284: Camilla

La E.428.226 Navetta avrebbe dovuto ricevere il nome Pirata, ma non venne mai ufficializzato.

[modifica] Locomotive

[modifica] A vapore

La prima locomotiva italiana, in servizio sulla Napoli-Portici, manteneva l'uso consolidato in Europa agli albori della storia della ferrovia: era nominata secondo il nome dell'inventore o del costruttore, o con un nome di fantasia. In questo caso, si chiamava Vesuvio.

L'uso di dare alle locomotive il nome del costruttore rimase frequente nella prima metà del XIX secolo, ma l'incremento della richiesta e l'inizio della standardizzazione dei modelli spinse ad aggiungere di frequente al nome l'indicazione dell'anno di realizzazione. Solo intorno alla metà del secolo si diffuse la marcatura numerica dei mezzi.

Inizialmente le locomotive a vapore erano indicate con un numero di cinque cifre, di cui le prime tre rappresentavano il nome del gruppo e le seconde il numero seriale dell'esemplare. Ad esempio, la motrice 68501 era l'esemplare numero uno del gruppo 685.

Al numero di serie poteva seguire una sigla di due lettere, che specificava per quale rete fosse stata prodotta la motrice. Ad esempio, la sigla RA indicava la Rete Adriatica.

Con l'unificazione delle reti locali italiane e la creazione delle Ferrovie dello Stato nel 1905, alcune locomotive subirono un cambio di marcatura, perdendo in genere la sigla finale sostituita con FS (in genere omesso). In alcuni casi di omonimia, venne anche cambiato il numero del gruppo.

La marcatura a 5 cifre rimase fino al 6 giugno 1917 quando l'ente ferroviario nazionale decise di adottare per le locomotive a vapore surriscaldato una nuova codifica, a sei cifre. La nuova marcatura avrebbe dovuto essere composta da due gruppi di tre cifre separate da un punto, il primo indicante il gruppo di appartenenza e il secondo il numero seriale. La nostra 68501 divenne di conseguenza 685.001.

Le locomotive erano marcate con pittura bianca sul pancone rosso frontale, e con l'apposizione di cifre in bronzo sulla fiancata. Dal 16 giugno 1919 le cifre applicate vennero sostituite da una sola coppia di targhe, sempre in bronzo, di dimensione 320 per 200 millimetri, riportanti il numero del gruppo e il numero di serie. In aggiunta, può essere indicato il produttore dell'unità, sulla medesima placca o su placche aggiuntive.

Durante il periodo di transizione al nuovo sistema, i numeri avrebbero dovuto essere dipinti con biacca sulle fiancate esterne della cabina.

[modifica] Diesel ed elettriche

Con l'avvento dell'elettrificazione si decise di inserire nelle sigle un elemento caratterizzante.

Dal 1919 venne aggiunta per i mezzi elettrici la lettera E e per i diesel la lettera D, che avrebbe dovuto precedere il numero di serie e da cui avrebbe dovuto essere separata da un punto. Una marcatura formalmente corretta per una macchina elettrica (ad esempio la Locomotiva FS E.464 numero 1) sarebbe quindi E.464.001.

Per i mezzi diesel bisogna inoltre considerare la potenza installata Fino a 200 CV (147 kW) sono detti automotori, da 200 CV in su sono locomotive. Questa normativa ha avuto un periodo di applicazione confusa, superato a partire dagli anni cinquanta. Gli automotori da manovra non avrebbero dovuto ricevere la lettera D ma la norma è stata derogata per i gruppi D.141, D.143 e D.145

[modifica] L'uso corrente

L'uso quotidiano delle marcature non sempre rispetta le convenzioni formali.

Sono dizioni accettate e diffuse (seppur non corrette a stretto rigor di norma) anche alcune varianti a quanto indicato sopra. Ad esempio, la già citata E.464.001 potrebbe comparire come:

  • E464, senza punto: una forma usata ad esempio sui capitolati tecnici e sui bandi di gara più recenti emessi dall'azienda.
  • E 464, con lo spazio al posto del punto: questa forma compare diffusamente sul sito ufficiale delle Ferrovie.
  • E464, con la E ridotta e senza punto: compare sui panconi frontali di quasi tutti i gruppi e sulle fiancate di alcuni gruppi di veicoli (come ad esempio le E.402B in livrea biancoverde)

Dal 1 gennaio 2000 Trenitalia, subentrando formalmente alle FS, ha stabilito che fa fede il numero indicato sulla targa in bronzo, per cui le altre dizioni anche se diffuse non sono precise.

Sempre secondo le normative, la targa deve rimanere a colore naturale e non dipinta, una regola raramente seguita tanto che alcune macchine (come le E.464) sono uscite dalla fabbrica con le targhe già colorate.

[modifica] Automotrici

Le automotrici usano un sistema di classificazione differente.

La sigla per i veicolo motori è composta dalle lettere AL (automotrice leggera), maiuscole, seguite da una terza lettera minuscola che dipende dal tipo di alimentazione. Quelle usate sono le seguenti:

Per i veicoli non dotati di motore la sigla AL era sostituita dalla sola L.

Se l'automotrice comprende un bagagliaio, viene aggiunta la lettera D tra la AL (o L) e la lettera minuscola. Allo stesso modo la lettera U indica la presenza di un comparto postale, la T indica un terrazzino panoramico e la H un mezzo refrigerato per il trasporto di materiale deperibile.

Sono state in uso anche automotrici a scartamento ridotto (950mm, ad esempio sulla rete siciliana o su quelle coloniali), la cui sigla è preceduta dalla lettera R(ridotta).

In passato si usava, per la scelta del numero del gruppo, riassumere in un codice alcune delle prestazioni del veicolo. Questo sistema è stato abbandonato negli anni ottanta, per cui non è più significativo sulle ultime famiglie di veicoli immessi sulla rete ferroviaria.

L'uso tradizionale prevedeva che il primo numero, di due o tre cifre, indicasse il numero di posti a sedere. Se la prima cifra è raddoppiata significa che il mezzo è predisposto per il comando multiplo, ovvero può essere accoppiato ad altre unità simili ed essere comandato da un solo operatore.

Il secondo numero (3 cifre, tranne che per i mezzi a nafta dove le cifre sono 4) indicava il costruttore secondo lo schema

  • 1=Fiat
  • 2=Breda
  • 3=OM
  • 4=Ansaldo

In seguito veniva aggiunto il numero di matricola progressivo.

Esempi e premesse d'epoca:

  1. Alb 48/64, seguite da solo tre numeri progressivi, partenti da 100, furono le prime automotrici monomotore a doppia cabina (e doppi comandi) in servizio sulle FS. Non erano accoppiabili in multiplo, ogni macchinista guidava una unità e comunicava al collega dietro, con appositi fischi, il distacco della frizione e la partenza. Solo il freno pneumatico Westhinghouse era comandato dalla prima unità. Seguirono le ALb 80 con le stesse caratteristiche, ma con 2 motori che le rendevano particolarmente veloci (130kmh e oltre). Tutte erano inizialmente alimentate a benzina e la maggior parte, dal 1941, furono convertite a metano, per linee pianeggianti, mantenendo le medesime prestazioni, con opportune modifiche alle testate dei motori.
  2. ALn 56 vennero prodotte a benzina e poi a nafta (da Fiat e Breda), non erano ancora accoppiabili in multiplo come le precedenti, ma erano migliorate (adozione 2 motori per sicurezza di marcia e soprattutto nella successiva e definitiva adozione dei motori diesel, più sicuri e non soggetti ad incendio, per il diverso carburante).
  3. ALn 556.1268 indicava invece una automotrice con 56 posti adibita al comando multiplo (raddoppio della prima cifra del numero dei posti) costruita da FIAT (1, prima cifra del secondo numero) con matricola 268.
  4. ALn 448.2008 indicava una automotrice con 48 posti adibita al comando multiplo, costruita da Breda con numero di matricola 008.
  5. RALn60 indica una automotrice a scartamento ridotto 950mm per la rete sicula, con trazione termica a nafta, capace di 60 posti, non accoppiabile in multiplo.

Per le ALn 668 la cifra 3 delle serie 3000, 3100 e 3300 non indicherà più il costruttore (che per quelle macchine è stata Fiat).

[modifica] Elettrotreni

Gli elettrotreni per l'alta velocità storicamente sono stati identificati con la sigla ETR, acronimo per ElettroTreno Rapido.

Il numero del gruppo è composto da tre cifre, la cui prima rappresenta un ordine progressivo tra le diverse "generazioni", la seconda un ordine progressivo all'interno della stessa "generazione", e la terza può rappresentare un'ulteriore modifica all'interno della stessa famiglia.

Ad esempio, l'ETR 485 appartiene al gruppo 4xx (i Pendolino), alla terza generazione (in questo caso identificata con le cifre tra il 6 e l'8), ma ne rappresenta una versione modificata (da cui il 5 al posto dello 0)


[modifica] Bibliografia

  • Erminio Mascherpa, Gian Guido Turchi, La regina delle locomotive. Storia del Gruppo 685, Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, 1984,

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