Decalogo 2
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Titolo originale: | Dekalog, dwa |
Paese: | Polonia |
Anno: | 1988 |
Durata: | 55' |
Colore: | colore |
Audio: | sonoro |
Ratio: | 4:3 |
Genere: | drammatico |
Regia: | Krzysztof Kieślowski |
Soggetto: | Krzysztof Kieślowski e Krzysztof Piesiewicz |
Sceneggiatura: | Krzysztof Kieślowski e Krzysztof Piesiewicz |
Produzione: | Ryszard Chutkowski |
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Fotografia: | Edward Kłosiński |
Montaggio: | Ewa Smal |
Musiche: | Zbigniew Preisner |
Scenografia: | Halina Dobrowolska |
Costumi: | Hanna Ćwikło e Małgorzata Obłoza |
Si invita a seguire lo schema del Progetto Film |
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«Io ho un Dio che forse basta solo a me stesso»
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(Il primario nel Decalogo 2, di Krzysztof Kieślowski)
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Decalogo 2 è il secondo dei dieci mediometraggi realizzati dal regista Krzysztof Kieślowski per la TV ed ispirati ai dieci comandamenti.
[modifica] Trama
Dorota è una donna in crisi. Suo marito è in fin di vita all'ospedale, e da poco lei ha scoperto di aspettare un figlio dal suo amante. Se suo marito vivrà, lei dovrà sbarazzarsi del figlio della colpa, se invece morirà, allora Dorota potrà cominciare una nuova vita con il suo amante.
Fa pressioni così sul primario dell'ospedale, che è anche suo vicino di casa. (Abitano entrambi nelle stesse grige palazzine viste nel Decalogo 1)
Quest'ultimo è un uomo che vive solo, insieme a poche piante e ad un canarino. Gli unici suoi rapporti interpersonali sembrano essere quelli con la sua donna delle pulizie, una signora a cui lui racconta episodi del proprio passato. Ora quest'uomo solo, che racconta di aver perso in un solo giorno tutta la sua famiglia durante un bombardamento, avrà la responsabilità di un'altra famiglia, quella di Dorota. Dopo varie peripezie, il primario infatti consiglierà a Dorota di non abortire, di portare fino in fondo la sua gravidanza. Suo marito, infatti, è talmente peggiorato che non ci sono possibilità di salvarsi.
Dorota segue il suo consiglio, ma dopo poco il marito guarisce. Dal suo inferno d'acqua (l'acqua che cola dal soffitto, acqua che è un elemento ricorrente nel Decalogo) riesce a risalire alla vita. Lo testimonia la scena di una vespa che, con molta fatica, riesce ad uscire fuori da un bicchiere di succo e a tornare a volare. L'uomo, appena guarito, ringrazia il primario e gli fa sapere che con la moglie Dorota aspettano un bambino...
Il regista non fa capire apertamente se il primario ha mentito per salvare il figlio di Dorota, memore dei propri figli persi in passato, o se invece credeva veramente che il marito stesse morendo. Dall'espressione finale del primario, però, si protende verso la prima ipotesi.
[modifica] Simbologia
Sempre presente, come già nel primo titolo, il tema del liquido. L'acqua che si scalda per lavarsi, l'acqua che cola dal soffitto malmesso dell'ospedale, la bevanda che Dorota lascia cadere.
La carrellata finale sul volto dei personaggi può essere ricollegata a quella finale de Tre colori: Film Blu, del regista stesso.
Stavolta, l'"angelo" del Decalogo, quel personaggio che assiste muto agli avventimenti, ricopre il ruolo di un infermiere dell'ospedale.