François Christophe Kellermann
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François Étienne Christophe Kellermann (Strasburgo, 28 maggio 1735 – Parigi, 13 settembre 1820) fu generale francese, Maresciallo dell'Impero, senatore dell'Impero e duca di Valmy.
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[modifica] Biografia generale
Entrò cadetto all’età di quindici anni nell’esercito francese e raggiunse il grado di capitano durante la Guerra dei sette anni, divenne maggiore degli ussari nel 1779, brigadiere delle armate del Re nel 1784, maestro di campo degli ussari e poi generale nel medesimo anno ed infine maresciallo di campo nel 1788. All’inizio della Rivoluzione francese, nell’agosto 1792 fu inviato in Alsazia come comandante in capo dell’armata della Mosella. I primi giorni si mosse per congiungere la sua armata a quella del Nord, comandata dal generale Dumouriez. Fu uno dei protagonisti il 20 settembre di quell’anno, della Battaglia di Valmy. Successivamente fu sottoposto al generale Custine che riuscì a fargli togliere il comando. Gli fu allora affidato quello delle armate delle Alpi e d’Italia.
Inviato a reprimere la rivolta dei lionesi entrò in urto con i rappresentanti politici della Convenzione, che pretendevano di insegnargli il mestiere: venne incarcerato per tre mesi nel periodo del Terrore e scampò per poco al patibolo.
Dopo la caduta di Robespierre riprese nel gennaio 1795 il comando delle sue armate ma nel 1796 fu rimpiazzato dal giovane Napoleone Bonaparte nel comando dell’armata d’Italia. Lasciò il comando dell’armata delle Alpi nella primavera del 1797[1] Nel 1799 Kellermann divenne ispettore generale della cavalleria e dopo il colpo di stato del 18 brumaio fu chiamato a far parte del senato e nel 1801 gliene fu affidata la presidenza.
Nel periodo imperiale ottenne il cordone di Grande Ufficiale, la dignità di Maresciallo dell'Impero (1804) e nel 1808 il titolo di duca di Valmy[2]. Tutti questi riconoscimenti da parte di Napoleone non gli impedirono il 1 aprle 1814 di votare in senato a favore della destituzione dell’imperatore. Fu inserito allora fra i Pari di Francia.
Durante i Cento giorni Kellermann non accettò incarichi e durante la Restaurazione si trovò fra i difensori della libertà pubblica alla Camera dei Pari, ove fu poi rimpiazzato dal figlio.[3]
[modifica] Note
- ↑ In effetti, subito dopo la battaglia del ponte di Lodi, il Direttorio cercò di sdoppiare il comando dell’armata d’Italia affiancando a Napoleone il Kellermann, con la motivazione che il Bonaparte si era troppo inimicato il re di Sardegna (lo scopo della Campagna d’Italia era quello di sottrarre la Lombardia all’Austria e di poter così attaccare quest’ultima su due fronti: da sud e da ovest, cercando di “tenere buono” il re di Sardegna, in vista di trovarselo in futuro come alleato). Così Kellermann avrebbe dovuto continuare la campagna contro l’Austria mentre Napoleone avrebbe dovuto attaccare lo stato pontificio. Ma Napoleone seppe far loro cambiare idea con l’invio di un bottino di guerra ancor più ricco dei precedenti e persino a farsi inviare 10.000 uomini di rinforzo, sottratti proprio all’armata del Kellermann, che dovette, e seppe, fare buon viso a cattivo gioco.
- ↑ Il giudizio di Napoleone sulle qualità militari di Kellermann non fu tuttavia molto lusinghiero. Nelle sue memorie di Sant’Elena l’ex Imperatore scrisse di lui:<<Kellermann era un bravo soldato, molto attivo, aveva molte buone qualità, ma era del tutto privo delle caratteristiche necessarie a dirigere un’intera armata. Durante questa guerra non fece che degli errori>>
- ↑ Il figlio, François Étienne Kellermann (1770 - 1835) seguì le orme del padre e combatté come generale in molte campagne napoleoniche, compresa la Battaglia di Waterloo
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- David G. Chandler, Le Campagne di Napoleone, Milano, R.C.S. Libri S.p.A., 1998, ISBN 88-17-11577-0
- J. Tulard - J. F. Fayard - A.Fierro, Histoire e Dictionaire de la Revolution française, Paris, Éditions Robert Laffont, 1998, ISBN 2-221-08850-6