Lettere di San Paolo
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Le lettere di Paolo, assieme alle lettere cattoliche, formano un gruppo di epistole racchiuse nel Nuovo Testamento. In queste Paolo di Tarso scrive a varie comunità da lui fondate nei suoi lunghi viaggi, descritti dagli Atti degli Apostoli, e a personaggi rimasti a lui cari.
Indice |
[modifica] Le lettere canoniche
Le lettere di Paolo per i cristiani assumono una basilare importanza, in quanto sono la prima testimonianza della predicazione apostolica. Saulo di Tarso, come già prima di lui Simon Pietro, cambia il proprio nome in Paolo (Atti degli apostoli 9), passando così da un forte integralismo ebraico (Atti degli apostoli 7,58-8,3), che lotta contro la Chiesa nascente, ad una predicazione a tutto campo per la diffusione del Vangelo di Cristo allora non ancora scritto. Così facendo passa da una città all'altra del Mar Mediterraneo, durante i suoi quattro viaggi, costituendo numerose Chiese locali e formando nuovi predicatori del Vangelo; lo seguirono anche Luca e Marco, i due evangelisti non apostoli.
Sono testi canonici la lettera ai Romani, la prima e la seconda lettera ai Corinzi, la lettera ai Galati, la lettera agli Efesini, la lettera ai Filippesi, la lettera ai Colossesi, la prima e la seconda lettera ai Tessalonicesi destinate a comunità e la prima e seconda lettera a Timoteo, la lettera a Tito e la lettera a Filemone destinate a singole persone.
[modifica] Lo stile delle lettere
Le lettere della letteratura classica si potevano classificare in due tipi: lettere familiari, in cui la persona si rivolgeva amichevolmente verso l'interlocutore dando notizie di sé e della propria vita; oppure lettere "trattati" le quali, mediante un linguaggio comunque semplice e confidenziale, trattavano temi teologici e filosofici o scientifici (vedi le lettere di Seneca a Lucilio).
Le lettere di Paolo sono diverse dai due generi sopraccitati: non sono trattati perché partono dalla descrizione di situazioni precise e concrete e, pur esponendo spesso una dottrina, non perdono mai il "contatto" vivo e profondo con la realtà propria dei destinatari. Dall'altra parte non si possono neppure definire lettere "private", perché Paolo non si presenta come "semplice amico", bensì come portavoce di Dio inviato ad evangelizzare e a portare i doni di salvezza del Signore.
Egli ama immensamente i "suoi" cristiani, ma non dimentica di essere anche il loro padre nella fede, che ha il compito di "nutrire e guidare" i suoi figlioli per le strade di Dio. Paolo vede nelle persone a cui si rivolge, il popolo di Dio invitato alla santità.
Significativo in proposito è il modo con cui Paolo inizia normalmente le sue lettere. Ai Corinzi scrive così:
«Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio [...], alla Chiesa di Dio che è Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo» (1Cor 1,1-3) |
[modifica] Storicità delle lettere
[modifica] Gesù nelle lettere di Paolo
Paolo, stando sia agli Atti degli Apostoli che alle sue stesse lettere, non incontrò mai Gesù; lo conobbe solo dalle proprie visioni e dalle conversazioni con altri Cristiani. Ciò nonostante, le sue lettere, scritte in un periodo che va dal 55 al 65, sono spesso consultate per testimonianze riguardo la storicità di Gesù.
Nella sua Lettera ai Galati, Paolo dichiara di essere andato a Gerusalemme tre anni dopo aver avuto la visione di Gesù sulla strada per Damasco. Aveva viaggiato in Arabia ed era tornato a Damasco prima di visitare Pietro, che Paolo dice essere un apostolo di Gesù, e Giacomo, "il fratello del Signore", che molti credono essere Giacomo il Giusto. (1:18-20) Poi Paolo dice che dopo quattordici anni tornò a Gerusalemme e partecipò a una riunione con i Cristiani di Gerusalemme. La maggior parte degli studiosi ritiene che si tratti del Concilio di Gerusalemme, in cui Paolo iniziò una discussione in cui si dichiarava contrario alla necessità della circoncisione per entrare a far parte del gruppo. Paolo sostiene di aver vinto la disputa, e che Pietro, Giacomo e Giovanni si fossero trovati d'accordo perché lui predicasse fra i Gentili. In seguito Pietro visitò Paolo ad Antiochia. La lettera ai Galati è una fra quelle di Paolo su cui non esistono dispute, quindi se si crede a lui e si accettano gli eventi come storici, allora questa è la prima prova testuale in ordine di tempo sulla Storicità di Gesù. L'esistenza di un "fratello" e di alcuni "apostoli" che discutono con Paolo sulle reali intenzioni di Gesù sarebbe impossibile se questi non fosse mai esistito. Gli Atti degli apostoli, scritti venti o, più probabilmente, trent'anni dopo la lettera ai Galati, danno notizie più dettagliate sul concilio.
[modifica] L'attribuzione delle lettere
La lettera agli ebrei, spesso ricondotta a san Paolo, è quasi sicuramente da attribuire ad un altro autore. Lo stile utilizzato in questa epistola è difatti assai diverso da quello delle altre lettere paoline e difficilmente riconducibile a san Paolo; tuttavia l'autore rimane tuttora anonimo, anche se alcuni esegeti recenti propendono nell'attribuirla ad Apollo, giudeo di Alessandria d'Egitto, di cui si parla negli Atti degli Apostoli (18,24).
L'importanza di una attribuzione non-paolina varia a seconda dell'epistola considerata, ma è rilevante il fatto che le 7 epistole non contestate sembrano presentare all'analisi di alcuni studiosi una visione più docetica e gnostica di quelle oggetto di discussione, più ortodosse. Un insegnante dell'Università di Princeton specializzata nello studio dello gnosticismo, Elaine Pagels, ha teorizzato l'appartenenza di Paolo a questa corrente, ma questa idea non ha incontrato accettazione negli ambienti accademici.
[modifica] Bibliografia
- Le lettere di Paolo, Fabris-Barbaglio, 3voll., Borla, Roma
- Le lettere di Paolo, Cipriani, Città Nuova, Roma