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Libertinismo - Wikipedia

Libertinismo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il termine libertinismo si riferisce non tanto ad una precisa dottrina filosofica, quanto ad un movimento culturale che ebbe vasta diffusione nella Francia del XVII secolo. L'origine della parola è tuttavia più antica: risale alle sette del "libero spirito" nate nel secolo XIII in Italia, Francia e Germania.

Nella presunta profezia tratta da Gioacchino da Fiore dell'avvento di un'età dello Spirito, queste sette credevano in una sorta di panteismo e praticavano una libertà di costumi specie di quelli sessuali. La vita dell'uomo è strettamente naturale e nella natura è la perfezione divina. Gli istinti non vanno frenati e non esiste peccato se ci si comporta seguendo le spinte naturali del piacere fisico.

Indice

[modifica] I primi libertini

Adamo, la purezza del corpo
Adamo, la purezza del corpo

Una setta di libertini francesi è presente nel 1525 circa, a Lilla e a Parigi, diffusasi con la protezione dalla stessa sorella del re Francesco I: Margherita di Navarra.

Anche nella cupa e severa Ginevra comparvero i libertini fortemente combattuti da Calvino con gli scritti e con il rogo.

Nei libertini di questo periodo sono evidenti i riflessi culturali del Rinascimento esaltante la naturalità dell'uomo con in più un'interpretazione teologica della redenzione di Cristo che ha portato secondo loro ad un rinnovamento non solo dello Spirito ma anche del corpo dell'uomo. Con la redenzione del corpo di Cristo è stata restituita all'uomo anche la purezza della carne come ai tempi biblici dell'Eden di Adamo. Per questo ogni desiderio naturale non va represso moralisticamente ma soddisfatto per volontà di Cristo redentore.

Sempre in età rinascimentale il termine libertino era usato per denigrare sette religiose come quella dell’olandese David Joris che praticava un’anarchia morale rifacendosi ad un’interpretazione di S. Paolo della “nuova alleanza" che si contrapponeva alla legge mosaica sostituendovi l’amore e la grazia.

Nel Seicento con il termine libertini non si indicano più i sostenitori di costumi riprovevoli giustificati da motivazioni religiose ma coloro che si sono allontanati dalla vera fede e che sono caduti nella dissolutezza morale. Non sempre il termine veniva interpretato negativamente ma poteva anche significare "esprit fort", uno spirito forte: una mente che tendeva all’estremizzazione ma convinta delle sue posizioni.

Il termine libertino stava quindi ad indicare tre significati sia nel linguaggio comune che tra i filosofi:

  • il libertino era un depravato;
  • un ateo dedito solo ai piaceri del corpo:
  • un filosofo scettico.

Una di questa definizioni non escludeva l’altra, anzi autori cristiani sostenevano come un comportamento licenzioso spesso portasse all’abbandono della fede e viceversa un atteggiamento di critica o incredulità nei confronti della Chiesa fosse causa di depravazione morale. Certo questo poteva essere vero per i più rozzi e incolti ma esisteva anche un "libertinage erudit" (libertinaggio erudito) proprio di personaggi intellettualmente di rilievo.

Cattolici e protestanti sostenevano che la decadenza della morale e in particolare la sessualità senza regole era l’effetto della mancanza di fede. La licenziosità morale veniva in genere riportata al naturalismo metafisico rinascimentale come già si è detto, ma in particolare i cattolici accusavano la teoria della predestinazione calvinista come causa del comportamento libertino. Infatti, essi dicevano,se la salvezza o la dannazione dell’uomo dipendono dalla predestinazione divina che già ha deciso del destino ultraterreno allora nulla servirà e varrà il comportamento dell’uomo per modificare quanto già fissato; tanto vale peccare fortemente ("pecca fortiter") come diceva Lutero,perché solo chi cade nel fondo dell'abisso del peccato può far rinascere la sua fede per risalire alla salvezza.

Ma in vero anche la teoria della "facile devozione" dei gesuiti,antitetica a quella calvinista, poteva portare alla stessa conclusione. Ne troviamo un chiaro esempio nel quietismo italiano a proposito del processo di Miguel de Molino condannato dal Sant'Uffizio nel 1682: sosteneva l’eretico de Molino che se è vero che il nostro corpo da Adamo in poi è definitivamente preda del demonio, se misticamente e asceticamente liberiamo la nostra anima dalla carne allora nulla importerà se questa finirà di corrompersi con i piaceri terreni. L’anima rifugiatasi nella contemplazione sarà ormai salva.

Si è sempre voluto sostenere un nesso tra libertinismo filosofico e quello morale per cui si attribuiva al primo la causa del secondo. In realtà questo nesso causale non era nelle intenzioni di chi in origine aveva formulato quella dottrina ma piuttosto la si sfruttava e la si prendeva a pretesto per giustificare certi comportamenti morali come ,in particolare, quello della libertà sessuale; e talora gli avversari della dottrina in questione usavano questa pretesa conseguenza morale per discreditarla. E' del tutto falsa l'idea che una determinata concezione filosofica porti alla depravazione e a comportamenti sessuali eccessivi, anche se alcuni giustificano con la loro filosofia la loro immoralità. Non può esistere un nesso causale e logico tra filosofia e costumi sessuali intesi nella loro pura fisicità.

[modifica] Il libertinismo del popolo

In effetti questa concezione era largamente diffusa nel libertinismo del Seicento che associava all'indifferenza religiosa il nichilismo morale: era questo un libertinismo popolare

Così un mediocre poeta del tempo:

  • "Ce monde icy n'est qu'une misère
  • Et l'autre n'est qu'une chimere
  • Bienhereux qui f...e qui boit
  • J'y vivray tousjour de la sorte,
  • Priant le bon Dieu qu'ainsi soit
  • Jusqu'a ce qu'un Diable m'emporte."


"Questo mondo è una miseria, e l'altro non è che una chimera. Fortunato chi f… e beve. Io affiderò la mia vita alla fortuna pregando il buon Dio che sia così fino alla fine quando un Diavolo mi trascini via." (Claude de Blot l'Eglise)

diffuso in Francia sia tra i nobili che tra i borghesi che lo praticavano non motivati da anticlericalismo ma piuttosto per generica indifferenza ai precetti della Chiesa.

I progressi della scienza ma soprattutto il disgusto per gli orrori di cui si erano macchiati sia i cattolici che i protestanti nelle fanatiche guerre di religione, allontanavano sempre di più dalla fede gli spiriti moderati e pacifici.

Naturalmente i libertini si opponevano ai tentativi d'ingerenza della Chiesa romana nel regno di Francia e questo può spiegare il fatto che essi vennero in genere tollerati e non subirono persecuzioni in uno Stato, sostanzialmente laico, che applicava molto blandamente le leggi che punivano le offese alla religione come la bestemmia e l'ateismo.

Si diffondono in questo periodo in Francia testi d'intellettuali e letterati libertini che affermano di non credere tanto alla filosofia o alla scienza quanto al buon senso che ci fa apprezzare le gioie della vita: essi si proclamano credenti ma lasciano ai teologi le questioni di fede che per loro rimangano misteri che non ritengono debbano essere chiariti alla luce di una ragione debole e insufficiente. Del resto questi stessi motivi si erano presentati sia nei mistici medioevali che nella Riforma che condannava duramente i tentativi della miserabile logica umana di penetrare le verità di fede.

Al contrario vi sono quelli che con stringenti argomentazioni razionali tratte dallo scetticismo concludono che l'unica verità è nella Rivelazione ma essi non hanno nessun interesse per le verità religiose per cui le affermazioni di fede dei libertini sembrano essere più che altro strumenti per evitare persecuzioni e tribolazioni.

Il mondo dei libertini è molto variegato: tra di loro vi sono atei convinti come Cyrano de Bergerac che s'ispira alla filosofia di Tommaso Campanella da lui frequentato a Parigi, o quelli come Gassendi che credevano in Dio e nella vita eterna ma non si interessavano delle dispute teologiche.

Libertini furono nel 600 filosofi, letterati, magistrati, uomini politici che agendo in segreto o in ristretti circoli aristocratici, con pubblicazioni anonime e clandestine cercarono d'influenzare il potere politico rimanendo nascosti alla pubblica opinione.

[modifica] Il libertinismo filosofico erudito

[modifica] Bayle

Pierre Bayle
Pierre Bayle

Pierre Bayle (1647-1706) sostiene un deciso scetticismo tanto che, sia coloro che lo contestavano, che i suoi discepoli, considerarono ipocrite le sue professioni di credente. In realtà egli di fronte al dilagante razionalismo illuministico credette bene rifugiarsi in quella che definiva la "religione del cuore".

La sua era una tipica posizione libertina che scetticamente contestava ogni tipo di giustificazione razionale delle verità cristiane e nello stesso tempo dichiarava in buona fede, sia pure superficialmente, la sua fede cristiana. Questo non bastò a persuadere i suoi contemporanei che lo giudicarono sempre uno scettico anticristiano sebbene egli sostenesse che anche un ateo può avere una profonda vita morale e citava in primo luogo Spinoza.

Così nonostante la sua sincera buona fede non gli si credette e dopo di lui, specie nel Settecento, il termine "libertino" venne definitivamente assimilato a quello di "depravato".

[modifica] Pierre Gassendi

Pierre Gassendi
Pierre Gassendi

L'abate Pierre Gassend detto Gassendi (1592-1655) fu sempre considerato durante tutta la sua vita un buon sacerdote, rispettoso della ortodossia cattolica e scrupoloso nei suoi doveri spirituali tanto che venne apprezzato persino dalla Compagnia di Gesù.

Nelle "Exercitationes paradoxicae adversus Aristoteleos" (1624) egli inizia a configurare il suo pensiero filosofico con una critica distruttiva alla filosofia aristotelica ma in effetti, dichiarava lui stesso, la sua era una contestazione diretta alla metafisica in quanto tale che pretende di attingere verità assolute quando la conoscenza dell'uomo è inevitabilmente relativa. Lo stesso scetticismo egli esprimeva anche per le verità scientifiche e, sebbene egli sia stato il più grande divulgatore delle scoperte astromiche di Galilei, egli in effetti non aveva colto il sottofondo matematico delle scoperte galileiane e pensava invece che la fisica non fosse altro che una semplice constatazione di fatti naturali.

La fama di Gassendi nel Seicento si dovette soprattutto alla sua opera di autenticazione e di difesa del pensiero di Epicuro, falsificato da incrostazioni cristiane. Da questa base materialista egli quindi elaborò la sua dottrina fondata sulla pura e semplice conoscenza sensoriale che non potrà mai andare oltre i fenomeni per attingere la metafisica cosa in sé. Nessuna verità religiosa potrà essere sostenuta con argomentazioni razionali. I convincimenti metafisici e morali degli uomini variano a seconda delle situazioni storiche, delle società, delle zone geografiche.

Era la stessa constatazione finale di Cartesio che insoddisfatto della cultura astratta ricevuta al rinomato collegio gesuita de La Fleche, era andato alla ricerca nel "gran libro del mondo" di principi universali tali da risolvere i problemi pratici dell'esistenza. Ma mentre Cartesio crede di trovare queste norme universali di comportamento nella scoperta nella sua stessa ragione delle regole del metodo che portano a verità assolute, Gassendi nega che possano esistere verità razionali definitive: solo la Rivelazione, per chi crede, può soddisfare l'ansia di certezze dell'uomo.

[modifica] Il libertinismo radicale

Le tesi più estreme dei libertini le troviamo elaborate nell'opera "Theofrastus redivivus" pubblicata anonima intorno al 1660. Questo testo si rifà al "De tribus impostoribus" risalente all'età medioevale ed attribuito a Federico II ma anch'esso pubblicato anonimo. Dio non esiste, gli uomini hanno creduto in Lui per il loro timore superstizioso e perché così fanno credere loro i potenti che si servono della religione come "instrumentum regni"; l'uomo si differenzia dagli animali solo per l'uso della parola e la stessa anima si riduce a parola. Ogni comportamento dell'uomo mira al piacere e perciò l'unica regola dei rapporti sociali è quella che impone di non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.

[modifica] L'eredità del libertinismo

La filosofia libertina con il suo carattere volutamente antisistematico rimane difficile da definire nei suoi contorni precisi. Essa è piuttosto una dottrina che mira negativamente a distruggere le false convinzioni umane sulla metafisica, sulla pretesa assolutezza delle scienze mettendo in evidenza la precarietà delle opinioni umane relative e transitorie.

I libertini si rifacevano ai grandi pensatori del passato e del Rinascimento ma non attribuivano loro validità definitiva di pensiero e il loro stesso antiaristotelismo era diretto non tanto alla filosofia aristotelica quanto a metterne in discussione la concezione della scienza che ancora dominava nel 600. Al libertinismo va riportata la definitiva crisi della filosofia scolastica e il diffondersi dell'indifferenza religiosa nei confronti della autorità della gerarchia ecclesiastica bersagliata spesso dalla satira di letterati e commediografi come quella del libertino Moliere [1] intimo amico di Gassendi.

Della loro critica agli aspetti più contrari al senso comune della filosofia cartesiana ne fanno derivare un Cartesio depurato che mescolato alla filosofia di Gassendi dava così una certa dignità filosofica al libertinismo erudito.

Il libertinismo non durò a lungo come dottrina filosofica ma esso realizzò il compito di traghettatore dello spirito scettico e laico del '500 al libero pensiero illuminista. In fondo furono proprio i libertini a proteggere lo spirito libero rinascimentale dall'ondata repressiva della Controriforma e tramandarlo alla futura libertà di pensiero.

L'eredità del libertinismo oggi più che coglierla in polemici liberi pensatori la si può ritrovare ogniqualvolta la Chiesa pensi d'ingerirsi negli aspetti secolari dell'uomo e nelle istituzioni sociali facendo così riaffiorare ondate di anticlericalismo.

Per quanto riguarda l'aspetto più noto del libertinismo, quello della morale sessuale oggi, almeno in Occidente, nessuno che voglia usufruire della propria libertà sessuale si sognerebbe di giustificare filosoficamente le sue tendenze. Non ci sono più i roghi della Controriforma ma forse ancora quelli altrettanto brucianti del perbenismo e dell'intolleranza anch'essi talora portatori di morte per pregiudizi sessuali.

L'importanza dell'eredità libertina è da vedere piuttosto nella separazione della fede dal dibattito scientifico e dalle argomentazioni razionali. In questo senso i libertini rinnovarono di fronte all'attacco della Controriforma le esigenze di separazione tra fede e ragione che si possono far risalire all'alto medio evo quando con Occam si affermò la soluzione del problema dell' "intellectus fidei" (comprensione razionale della fede) con la separazione di filosofia e teologia, di scienza e fede.

I libertini di fronte allo scandalo del processo di Galilei rinnovarono questa necessità con argomentazioni decise. Oggi non dobbiamo, o non dovremo, difendere più la scienza dal controllo della teologia ma piuttosto impegnarci a non confondere fede con conoscenza, ognuna legittima e degna nel proprio ristretto campo

[modifica] Note

  1. Il personaggio di Tartuffe riunisce in sé una satira corrosiva contro i gesuiti, i giansenisti e i preti che si atteggiano a mistici

[modifica] Bibliografia

  • De Ruggiero Guido, "Storia della filosofia" , parte III: Rinascimento, Riforma e Controriforma , Bari,1967.
  • Spini, G., "Ricerca dei libertin"i, Firenze 1985
  • Spini, G, "Alcuni appunti sui libertini italiani", in "Il libertinismo in Europa",

Milano-Napoli, 1980.

  • Muresu. G., "Chierico e Libertino" in Letteratura Italiana, V. Le Questioni, Torino,1986.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


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