Luigi Cadorna
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Luigi Cadorna (Pallanza, 4 settembre 1850 – Bordighera, 21 dicembre 1928) è stato un generale e politico italiano.
Nato in una famiglia di antiche tradizioni militari (il padre, Raffaele, combatté alla battaglia di San Martino il 24 giugno 1859, fu comandante supremo nella spedizione del 1870 che portò all'annessione di Roma al Regno d'Italia) si arruolò nell'esercito molto giovane e nel 1914 venne nominato capo di Stato Maggiore. In questa veste egli organizzò e preparò fisicamente e mentalmente l'esercito italiano ad una probabile entrata nella prima guerra mondiale.
Il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria e Cadorna decise di attaccare frontalmente le truppe asburgiche lungo il fiume Isonzo e sulle alture del Carso, ripiegando però quasi subito in posizione difensiva. Le truppe italiane resistettero a scapito di pesantissime perdite contro la potente offesiva austroungarica del maggio-giugno 1916 (denominata dagli attaccanti Strafexpedition, ovvero "spedizione punitiva" contro l'ex alleato), spinse la V Armata alla conquista di Gorizia (1916).
Nel gennaio del 1917 prese parte alla conferenza interalleata di Roma, in cui cercò senza successo di convincere francesi e britannici ad inviare otto divisioni in Italia. Dopo aver nettamente perso le ultime tre battaglie sull'Isonzo (che secondo i suoi piani dovevano costituire tre «spallate» per i nemici), dimostrando scarsissime capacità tattiche e letteralmente usando le truppe come «carne da cannone», il governo perse la fiducia in lui. La situazione militare era disperata, senza contare che la quasi totalità delle truppe italiane erano fiaccate nel morale dall'addestramento insufficiente, dalla cronica mancanza di vettovaglie e armamento, dalla gerarchia militare sorda alle più elementari esigenze degli uomini.
Giudicato il principale responsabile della disfatta durante la battaglia di Caporetto (24 ottobre 1917), fu costretto a lasciare il comando dell'esercito e venne sostituito dal generale Armando Diaz. L'opinione degli storici e dei tattici moderni nei confronti di Cadorna sono quasi unanimemente negative: si trattava di un generale per molti versi incapace di condurre una guerra moderna, ancorato a tattiche di assalto frontale che costarono centinaia di migliaia di morti. Egli stesso aggravò ulteriormente la propria posizione nella corrispondenza in cui non riconosceva nessuna colpa per sé, bensì nella scarsa efficienza della truppa: un motivo per il quale gli sembrava corretto condannare a morte migliaia di soldati, inviandoli in assurdi assalti alla baionetta contro le mitragliatrici austriache e facendo sparare contro le nostre stesse truppe in caso di ripiegamento.

La Commissione d'inchiesta su Caporetto istituita il 12 gennaio 1918, dopo la fine della guerra confermò l'attribuzione della colpa della disfatta a Luigi Cadorna; eppure bisogna segnalare che tale relazione non solo ignorò l'effettivo svolgimento degli scontri, ma non citò neanche il generale Pietro Badoglio, comandante di uno dei tre corpi d'armata travolti a Caporetto – tredici pagine che riguardavano il suo operato vennero sottratte dalla relazione.
Cadorna, senatore fin dal 1913 al 1928, non aderì al fascismo. Nel 1924 Benito Mussolini lo nominò a sorpresa Maresciallo d'Italia, incurante del parere negativo dei reduci. Il figlio Raffaele, così chiamato in onore del nonno, intraprenderà anch'egli la carriera militare e parteciperà alla seconda guerra mondiale coordinando il Comitato di Liberazione Nazionale nel nord Italia.
Da Bassano al Monte Grappa esiste una strada a tornanti da lui costruita e che per circa 25 km si arrampica sino alla cima del monte, chiamata "Strada Cadorna". Nel 1916 egli capì che in caso di sconfitta, il Monte Grappa sarebbe stato indispensabile per bloccare in nemico nel settore da Vicenza al Montello e quindi il fulcro della difesa italiana.
Diede ordine al genio militare di costruire in breve tempo una strada che potesse portare mezzi e truppe fino al M.te Grappa. Tra militari e civili vi lavorarono circa 30 mila persone. La sua scelta fu quasi profetica, la strada venne completata pochi giorni prima della disfatta di Caporetto e i contrafforti del Grappa si rivelarono indispensabili, ai fini della difesa della pianura Padana. A più riprese, fino agli ultimi giorni di guerra, gli austriaci si dissanguarono nell'inutile tentativo di occupare la cima del monte, che dominava un intero settore del fronte e dalla quale, per decine di chilometri, gli italiani martellavano con i loro cannoni le truppe nemiche.
Introdusse, in caso di ammutinamento o comunque rifiuto dei reparti di andare all'assalto, la decimazione. Ogni 10 soldati, uno a caso veniva fucilato. Quindi è ovvio quanto egli fosse odiato dalle truppe e malvisto persino a Roma, per il suo metodo sprezzante nel trattare le istituzioni. Non a caso dopo Caporetto scelsero al suo posto il generale Diaz, persona più malleabile, che aveva ottimi contatti con i politici e che dava alle truppe un po' di svago, quel minimo che bastava per rendere la vita da soldato più sopportabile.
Secondo la descrizione di Emilio Lussu della guerra di trincea ai tempi del generale Cadorna si può intuire come il malcontento tra i soldati fosse dovuto al metodo cinico che l'Alto Comando usava per mandarli all'attacco, senza alcun riguardo per l'alto numero di perdite[1].
[modifica] Note
- ↑ Emilio Lussu. Un anno sull'altopiano. Einaudi
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
Wikiquote contiene citazioni di o su Luigi Cadorna