Luigi Lucheni
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Luigi Lucheni (o Luccheni) (Parigi, 22 aprile 1873 - Ginevra, 19 ottobre 1910), anarchico italiano, uccise il 10 settembre 1898, a Ginevra, l'imperatrice Elisabetta d'Austria.
La madre, Luigia Lacchini, faceva la bracciante alle dipendenze di un'agiata famiglia parmense, presso l'odierna Albareto (Parma); rimasta incinta dopo una relazione con un uomo del luogo si trasferì a Parigi dove naque Luigi. Per un errore di trascrizione all'anagrafe il cognome divenne Lucheni.
Lucheni passò la sua infanzia prima in un orfanotrofio di Parigi. Tornato in Italia crebbe tra un altro orfanotrofio e famiglie della zona. Già da adolescente cominciò a lavorare iniziando a girare per l'Europa. Partecipò alla guerra in Africa orientale dove prestò servizio agli ordini del principe Raniero de Vera d'Aragona con cui rimase a lavorare finita la guerra come attendente per un periodo di tempo.
Si trasferì poi a Losanna dove iniziò a frequentare gruppi di anarchici, allora politicamente assai attivi e certamente non sfavorevoli a gesti terroristici dei più efferati. In tale ambito Lucheni maturò il vago progetto di compiere un grande omicidio. Decise di profittare del passaggio in città del pretendente al trono di Francia duca d'Orléans. Non riuscì ad incrociarlo e, saputo che Elisabetta d'Austria era lì in quei giorni, mutò d'un tratto l'obbiettivo della progettata carneficina.
Si appostò dietro un ippocastano armato di una lima sottile e affilata. Al passaggio dell'imperatrice la pugnalò al petto, tentando poi di fuggire. Al commissario che lo interrogava chiedendogli il motivo del suo gesto, pare abbia risposto: «Perché sono anarchico. Perché sono povero. Perché amo gli operai e voglio la morte dei ricchi».
Venne condannato all'ergastolo. Morì in cella nel 1910, molto probabilmente suicida.
Emma Goldman, che pure aveva apprezzato le azioni di Sante Caserio e Gaetano Bresci, condannò il gesto di Lucheni perché la vittima era una donna.