Montevecchio
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Montevecchio è un villaggio minerario il cui territorio è diviso a metà tra il comune di Guspini e quello di Arbus è che fu sede di quella che era, nel secondo dopoguerra, la più grande miniera d'Europa.
Oggi che la miniera è stata chiusa non vi sono rimasti che pochi abitanti, circa 300, ma nel periodo di massima attività arrivò a contare oltre 3.000 abitanti.
Insieme alle vicine miniere di Ingurtosu e Gennamari costituiva un unico grosso complesso minerario chiamato filone di Montevecchio dove si estraevano blenda e galena che davano poi piombo e zinco.
L'attività estrattiva nella zona ha origine antiche e si fa risalire al periodo romano ma in particolare nella zona di Montevecchio si ha certezza di attività risalenti al XVIII secolo. L'origine di quella che poi sarebbe divenuta l'odierna miniera risale ad un permesso di scavo ottenuto nel 1842 da un prete, Giovanni Antonio Pischedda, che diede origine anche al centro abitato. Nel 1865 la miniera, con 1100 operai, era la più grande del Regno d'Italia.
Il massimo splendore sia il paese che la miniera lo raggiunsero a cavallo del secondo conflitto mondiale ma a partire dagli anni sessanta si avviarono ad un rapido declino che avrà il suo culmine con l'occupazione nel 1991 del Pozzo Amsicora, durata 27 giorni e che, con l'accordo del 17 maggio, porterà alla definitiva chiusura della miniera.
Tra le varie opere industriali è degno di nota il Pozzo Sartori, costruito nel 1938, che si sviluppa in profondità fino a toccare i 288 metri sotto il livello del mare.
L'intero distretto fa parte del nascente Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna che l'UNESCO ha definito "patrimonio culturale dell'umanità".