Mura di Milano
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Le cinte murarie erette a protezione della città di Milano furono tre, una risalente all'epoca romana (che subì in seguito un ampliamento), una medioevale e una risalente all'epoca della dominazione spagnola.
Di tutte e tre le cinte murarie rimangono solo poche tracce, le mura hanno subito il medesimo destino di gran parte degli edifici storici di una città che ha avuto e ha tuttora la peculiarità di continuare a distruggere le tracce del passato per ricostruirsi riutilizzandone i materiali.
Le tracce delle cinte murarie sono tuttavia ben impresse nell'impianto urbanistico di Milano, tanto che ancora oggi si parla di "cerchia dei Navigli" per definire la parte della città compresa entro il naviglio cittadino, antistante le mura medioevali e ricoperto fra le due guerre mondiali, e di "circonvallazione delle mura spagnole" per definire le strade costruite dove si trovava la cinta muraria dell'epoca spagnola.
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[modifica] Mura romane
[modifica] Mura repubblicane
La prima cinta muraria della città, risalente all'incirca all'epoca in cui Milano venne elevata al rango di municipium (49 a.C.), anche se venne, probabilmente, edificata sotto il principato di Ottaviano Augusto.
Era di forma quadrangolare (circa 700 m per lato) orientata da nord-est a sud-ovest con un lato smussato nella parte occidentale. Alle estremità del cardo e del decumano si aprivano le porte dette in seguito Romana (piazza Missori), Ticinese (al Carrobbio), Vercellina (Santa Maria alla Porta), Porta Orientale (o Argentea) in via San Paolo, con altre due porte a nord, dette Jovia (o Giovia) (in fondo a via San Giovanni sul Muro) e Cumana (o Comacina o, ancora, Comensis) (in fondo a via Broletto, tra via Cusani e via del Lauro).
Il foro era situato aprossimativamente nell'odierna piazza San Sepolcro all'incrocio fra il cardo, orientato da sud-ovest a nord-est in corrispondenza delle attuali vie Nerino, Cantù e Santa Margherita e il decumano sulle attuali vie Santa Maria alla Porta, Santa Maria Fulcorina, via del Bollo e in direzione Corso di Porta Romana.
[modifica] Mura massimiane
In età imperiale, probabilmente sotto Massimiano (II secolo), la cinta muraria fu espansa inglobando una parte di territorio a est compredendo anche le termee Erculee (tra le attuali piazza San Babila e piazza Fontana), nella parte occidentale invece le mura vennero ampliate per racchiudere anche la zona del circo. L'estensione dell'area murata superava i 100 ettari. Con l'ampliamento delle mura vennero aperte altre due porte: la Nuova nell'attuale via Manzoni all'altezza di via Montenapoleone e la Tonsa al Verziere.
[modifica] Cosa rimane...
Alcuni tratti delle mura romane sono tuttora visibili:
- Nel lato settentrionale del Carrobbio, parzialmente inglobata negli edifici c'è una porzione della torre della Porta Ticinensis risalente alle prime mura del I secolo. La torre è alta 6 metri, ha una base quadrata e uno sviluppo poligonale (18 lati).
- Nei seminterrati di alcuni edifici in via San Vito corre un lungo tratto di mura repubblicane di cui è ben visibile la tecnica di costruzione, (mattone su base in pietra).
- Nel giardino di un edificio in via Medici si trova una torre e un piccolo tratto di mura massimiane
- Nel cortile del museo Archeologico in corso Magenta si trova una torre poligonale (24 lati) parte del tratto occidentale delle mura massimiane.
- Tratti di mura massimiane si trovano negli scantinati di alcuni edifici in via Montenapoleone.
- Nel chiostro del monastero di San Vittore (attuale sede del Museo della scienza e della tecnologia) si trovano tracce di un edificio a pianta ottagonale con due torri in corrispondenza dell'ingresso.
[modifica] Mura medioevali
Nel 1156 cominciarono i lavori per una nuova sistemazione della cinta muraria legno, su progetto di un mastro Guintellino. Essa era costituita da un profondo fossato (comato con l'acqua del Seveso e del Nirone), a precedere un terrapieno formato dal materiale di risulta dello scavo del fosso, con alcune torri e porte di legno. L'intero complesso venne definito "cinta dei terraggi", ma è da escludere che i lavori non facessero riferimento ai resti (che dovevano mantenersi imponenti) della antiche mura romane.
Dopo la distruzione del 1162 ad opera di Federico Barbarossa, verso il 1171 si iniziarono i lavori per un più efficace sistema difensivo, questa volta in muratura. Le porte principali erano sette:
- Porta Ticinese
- Porta Vercellina
- Porta Giovia
- Porta Comasina
- Porta Romana
- Porta Nuova
- Porta Orientale
Vi erano inoltre dieci (o dodici) porte minori, o pusterle, (Dei Fabbri, di Sant'Ambrogio, Giovia, delle Azze, di San Marco, Nuova, di Monforte, Tosa, Sant'Eufemia, della Chiusa, quest'ultima era dotata di una fortificazione a difesa delle chiusa che regolava il livello del fossato). Porte e pusterle erano concepite come dei piccoli fortini. La nuova cinta diede un particolare e duraturo assetto all'impianto urbanistico, tant'è che il nuovo fossato verrà, nei secoli, approfondito sino a creare la cerchia dei Navigli, ben visibile ancora negli anni '20 del XX secolo.
L'opera richiese diversi anni e venne completata sotto Azzone Visconti, alcune torri non furono mai finite, anche il completamento della cerchia di naviglio (la cosiddetta fossa esterna) richiese un lungo periodo.
Tra i 1500 e il 1800 gran parte delle mura e delle porte vennero abbattute e nel periodo fra le due guerre mondiali fu ultimata la copertura della fossa esterna.
[modifica] Cosa rimane...
- In piazza Sant'Ambrogio si trova ancora la pusterla omonima risalente al XIII secolo. La porta, costruita in mattoni su una base in serizzo, ha due fornici a sesto acuto appena accennato, a fianco della porta si trovano due torri una delle quali ospita un museo.
- All'imbocco di Via Manzoni si trova l'antica Porta Nuova risalente al XII secolo. Era una delle porte principali della cinta, la porta è a doppio fornice con due costruzioni laterali che si protendono verso il lato che un tempo era esterno alla cinta. Sono ancora visibili le scanalature usate per la saracinesca che la chiudeva, i due passaggi pedonali laterali sono stati ricavati nel 1861.
- Anche Porta Ticinese era una delle porte principali, a un solo fornice con a fianco due torri quadrate, anche in questo casi i passaggi pedonali furono ricavati in epoca successiva (1861-65)
- I resti dell'antica Porta Romana sono situati nello scantinato di due palazzi all'incrocio di Corso di Porta Romana e via Sforza, i fregi che la decoravano si trovano nel Castello Sforzesco.
- Resti delle mura, una ventina di metri circa, sono visibili in Via San Damiano (altezza di via Mozart).
[modifica] Mura spagnole
La costruzione delle cosiddette mura spagnole avvenne per ordine di Ferrante Gonzaga, governatore della città all'epoca in cui questa era dominata dagli spagnoli. L'iniziale progetto di rafforzamento delle difese cittadine prevedeva la costruzione di un nuovo imponente castello nella parte meridionale della città, il progetto fu però accantonato per l'eccessiva onerosità e si preferì costruire una nuova cinta muraria più adatta al progresso della tecnica militare. Completata nel 1560 la cinta era costituite da un muraglione con torri e lunette.
Al 1796 le porte principali erano undici:
- Porta Romana
- Porta Tosa, ora Porta Vittoria
- Porta Orientale, dal 1860 Porta Venezia
- Porta Nuova
- Porta Comasina, dal 1860 Porta Garibaldi
- Porta Tenaglia, ora Porta Volta
- Porta Sempione, già Porta Giovia, corrispondente al Castello
- Porta Vercellina, dopo il 1859 ribattezzata 'Porta Magenta'
- Porta Ticinese, nota sotto Napoleone come 'Porta Marengo'
- Porta Lodovica
- Porta Vigentina
[modifica] Cosa rimane...
Resti delle mura spagnole sono visibili in piazza Medaglie d'Oro e lungo viale Vittorio Veneto nei pressi di Porta Venezia.