Panthera leo persica
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Leone asiatico | ||||||||||||||||||||
![]() Panthera leo persica |
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Stato di conservazione | ||||||||||||||||||||
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Classificazione scientifica | ||||||||||||||||||||
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Nomenclatura trinomiale | ||||||||||||||||||||
Panthera leo persica Meyer, 1826 |
Il leone asiatico (Panthera leo persica) è una sottospecie di leone attualmente diffusa all'interno di un ristretto areale geografico coincidente con il Parco nazionale Gir Forest. La sottospecie, per la esiguità della popolazione sopravvissuta (circa 250 esemplari adulti), è considerata in pericolo critico di estinzione.
Indice |
[modifica] Storia
Il leone asiatico era un tempo ampiamente distribuito dalla Grecia fino all'India meridionale, attraverso tutto il Medio Oriente e l'Arabia. Da Omero, che paragona il coraggio degli eroi dell'Iliade a quello di questa fiera, ad Erodoto, ad Aristotele, a Plinio, tutti gli scrittori dell'antichità classica danno testimonianza della presenza del leone asiatico in queste regioni.
In epoca preistorica in Europa visse un'altra specie di leone, il leone delle caverne ma già nel V secolo a.C. Erodoto afferma che il Leo persicus è presente solo nella regione compresa tra i fiumi Nesso e Acheloo, corrispondente alla Macedonia. Sempre da Erodoto sappiamo che nella primavera del 480 a.C. in Tracia branchi di leoni divorarono i cammelli della spedizione di Serse contro l'Occidente.
Ma già gli autori antichi notavano come il leone divenisse sempre più raro tanto che, secondo Aristotele, proprio per questo motivo Erodoto aveva inventato la storiella secondo la quale le leonesse possono partorire una sola volta nella vita, perché i cuccioli nascendo rompono loro l'utero con le unghie. Alla fine del I secolo d.C. il filosofo greco Dione Crisostomo affermava che il leone, un tempo comune in Macedonia e altre regioni, era estinto in Europa.
La Bibbia ricorda in più di cento versetti il leone come animale della Palestina e certamente la specie era ancora presente in Israele al tempo delle crociate fino a che nel XIII secolo l'ultimo esemplare venne ucciso a Lejun, presso Megiddo.
Ma le armi e gli inganni dell'antichità poco potevano contro un animale adattabile e privo di nemici naturali e quindi si può ritenere che il leone asiatico fosse ancora presente in gran parte del suo areale geografico originario fino all'avvento delle armi da fuoco, che ne causarono un declino rapidissimo in pochi decenni.
In Turchia il leone fu certamente comune lungo l'alto corso dell'Eufrate fino al 1866, ma dopo la prima guerra mondiale non se ne ebbero più notizie. Più o meno nello stesso periodo scomparve definitivamente dall'Arabia e nel 1907 fu ucciso l'ultimo leone della Mesopotamia, una terra che secondo Ammiano Marcellino ne aveva ospitati moltissimi nell'antichità. Gli ultimi due leoni dell'Iraq furono catturati nei primi anni del secolo scorso lungo il fiume Khabur e divennero proprietà del governatore turco di Mosul, mentre in Persia l'ultimo leone fu osservato nel 1942, anche se numerose testimonianze fanno supporre che il grande felino abbia continuato a vivere per parecchi anni nelle zone disabitate e selvagge delle regioni montuose della parte sud-occidentale del paese.
Curzio Rufo narra che ai tempi di Alessandro Magno in Bactriana, l'attuale Afghanistan, la massima espressione del fasto orientale erano delle riserve cintate dotate di torri da cui si cacciavano moltissime fiere tra cui leoni, ma non si hanno segnalazioni di questo felino in quelle regioni in tempi recenti. In Pakistan il leone asiatico è stato abbondante fino al XIX secolo lungo il fiume Indo ma nel 1842 fu ucciso l'ultimo esemplare.
Eliano nell'antichità ci narra della presenza del leone in India (mater optima animalium) e la specie fino al XIX secolo era abbondante nelle regioni del Rajastan, del Gujarat, del Punjab, dell'Uttar Pradesh e del Madhya Pradesh. La scomparsa del leone dall'India deve essere imputata soprattutto alla caccia. Questo felino fu infatti preda ambitissima dei cacciatori per tutto l'Ottocento; uno solo di essi nel 1860 ne uccise più di 300, di cui una cinquantina nelle immediate vicinanze di Delhi e, qualche anno più tardi, un suo collega riusciva ad ucciderne un'ottantina. Strage dopo strage il leone scompariva così dal suo regno anche perché il basso tasso riproduttivo non consentiva di colmare le perdite subite.
[modifica] Biologia
Gli elementi che caratterizzano il leone asiatico (Panthera leo persica) permettono di considerarlo una sottospecie distinta da quelle africane, che sono del resto molto differenti tra loro per dimensioni, mantello e criniera.
I leoni che ancora oggi vivono nella foresta di Gir hanno dimensioni pressoché identiche a quelle del leone africano (Panthera leo leo) ma hanno la criniera meno dorata e che, pur essendo più corta, si estende a coprire gran parte dell'addome.
La biologia del leone asiatico non si differenzia significativamente da quella del leone africano: come la tigre è il superpredatore tipico delle zone di foresta, così i leoni svolgevano un tempo lo stesso ruolo nelle zone aperte e asciutte del continente asiatico, come ancora oggi avviene in tante zone dell'Africa.
I leoni maschi conducono un'esistenza erratica che li porta a spaziare in territori molto estesi e ad aggregarsi ora all'uno ora all'altro dei gruppi formati da femmine e da giovani presenti nella savana alberata. I leoni di Gir si riproducono durante tutto l'arco dell'anno anche se la maggior parte degli accoppiamenti ha luogo tra ottobre e novembre. I maschi sono poligami e tengono lontani i rivali dal territorio in cui si sono appartati con le loro femmine con profondi ruggiti che fanno risuonare la foresta, soprattutto al tramonto.
Il calore delle femmine dura 4-8 giorni durante i quali gli accoppiamenti, seppure della durata di pochi secondi, si ripetono numerosi.
Dopo 112-115 giorni di gestazione la femmina cerca nelle vicinanze dell'abbeverata un posto riparato e asciutto dove partorire 2-5 piccoli che sono meno macchiati di quelli dei leoni africani. I cuccioli mettono i primi denti dopo appena quindici giorni di vita, ma soltanto all'età di sei mesi sono completamente svezzati e raggiungono la maturità sessuale a 4-5 anni. Nella foresta di Gir è stato osservato che i maschi sono particolarmente aggressivi nei confronti delle leonesse con i piccoli, tanto che talvolta è sufficiente un ruggito per indurle ad abbandonare la prole. Le femmine hanno inoltre dimostrato spesso inesperienza nell'allevamento dei cuccioli, tanto da lasciarli per lungo tempo incustoditi rendendoli facile preda dei leopardi.
Le prede naturali dei leoni sono cinghiali, cervi pomellati, nilgau, cervi porcini, sambar e antilopi cervicapra ma lo zoologo P. Joslin ha accertato che la diminuzione di ungulati selvatici nella foresta ha fatto divenire gli animali domestici e soprattutto il bufalo indiano le prede principali destinate al nutrimento di questi felini.
I branchi di leoni vivono per la maggior parte dell'anno in aree ben definite e si è accertato che proprio la disponibilità di territori con acqua sufficiente all'abbeverata e vegetazione per il ricovero possa limitare la loro popolazione. Sono le femmine ad occuparsi della caccia insieme ai giovani mentre i maschi adulti si cibano quasi esclusivamente delle prede procurate dalle loro compagne o sottratte ad altri predatori.
Soltanto durante la stagione delle piogge, quando le mandrie di animali domestici si spostano per raggiungere pascoli più ricchi, i leoni seguono le loro prede allontanandosi di parecchie decine di chilometri dai loro quartieri abituali, non di rado al di fuori della zona protetta, con tutti i rischi che questo comporta.
[modifica] Distribuzione
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Oggi sopravvive solo nel Gir Forest National Park (noto anche come Sasan-Gir) nella regione del Gujarat in India, con una popolazione di circa 300 esempari. Esiste un progetto di reintroduzione nel Palpur-Kuno Wildlife Sanctuary nello stato di Madhya Pradesh.
[modifica] Status e conservazione
Furono le vicende storiche a causare la scomparsa del leone dall'India e non certamente la concorrenza ecologica con la tigre che ha abitudini notturne e vive in foreste umide e inestricabili. Il leone ha abitudini diurne e vivendo in zone aperte e asciutte fu un facile bersaglio per le armi da fuoco: nel 1884 in tutta l'India non sopravvivevano che un centinaio di esemplari tutti relegati nella foresta di Gir, nella penisola di Kathiawar, e soltanto grazie al Nawab di Junagardh che ne vietò la caccia la distruzione di questa specie in Asia non ebbe già allora il suo tragico epilogo.
Nel 1900 il leone asiatico venne dichiarato specie protetta in India e soltanto il Nawab conservò fino al 1948 il diritto di cacciarne qualche esemplare ogni anno. Sin dai primi anni la protezione legale fece aumentare il numero dei leoni di Gir: nel 1936 furono censiti 289 individui e negli anni 1955 e 1963 fu accertato che la popolazione si era stabilizzata intorno ai 290 esemplari.
Finalmente nel 1965 veniva istituito il Gir Forest Wildlife Sanctuary ma purtroppo il censimento del 1968, che assicurò la presenza di appena 177 leoni, segnalò che l'aumento progressivo delle popolazioni umane e del loro bestiame nella foresta li stava inesorabilmente minacciando.
Le ricerche finanziate dal WWF fin dal 1968 accertarono infatti che la presenza delle popolazioni seminomadi di Maldhari che utilizzavano la foresta per la raccolta di legname e per il pascolo delle mandrie di bufali, bovini, cammelli e capre, privava gli ungulati selvatici, prede naturali del leone, del 90% dei pascoli, limitandone drasticamente le popolazioni. La scomparsa delle sue prede naturali obbligava il leone a nutrirsi quasi esclusivamente di bestiame domestico; questo fatto apparentemente accettato dai proprietari dei capi sbranati come un tributo dovuto per lo sfruttamento di pascoli appartenenti al governo, causava in realtà molte uccisioni di leoni col veleno. Da allora gli sforzi del governo indiano e del WWF furono tesi a ristabilire l'equilibrio ecologico nella foresta di Gir. Fu istituito un fondo per risarcire i proprietari del bestiame ucciso dai leoni e venne costruito un muro di pietre per impedire l'accesso nella foresta di bestiame domestico, in modo da favorire lo sviluppo della vegetazione. Dal 1975 è iniziato, tra notevoli ma comprensibili difficoltà di ordine politico e religioso, l'allontanamento graduale delle popolazioni umane e del loro bestiame dalla foresta divenuta parco nazionale.
Per garantire in ogni caso la sopravvivenza del leone asiatico anche al di fuori della foresta di Gir nel 1957 alcuni esemplari furono trasferiti nel Chandraprabha Sanctuary nell'Uttar Pradesh, dove la specie viveva fino al XIX secolo. Sono allo studio reintroduzioni in zone dell'Asia dove i leoni hanno vissuto fino a tempi recenti, come la Dasht Arjan International Reserve in Iran.
Infine la Fauna Preservation Society di Londra ha avviato un programma di riproduzione in cattività della specie, che la preservi da ibridazioni con esemplari africani. Per questo scopo ha ricevuto una coppia di leoni asiatici dallo zoo indiano di Sakkarbaug, nella penisola di Kathiawar. Tutto ciò per salvare un animale che ha condiviso con l'uomo le origini della civiltà.
In base ai criteri della IUCN red list questa sottospecie è considerata in pericolo critico di estinzione (Critically Endangered).
[modifica] Bibliografia
- Cat Specialist Group 2000. Panthera leo persica. In: 2006 IUCN Red List of Threatened Species. IUCN 2006.
[modifica] Altri progetti
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