Porta San Gallo
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La Porta San Gallo fa parte delle Mura di Firenze e si trova in Piazza della Libertà, dirmpetto all'Arco di Trionfo.
Era una delle più trafficate della città, perché era quella più a nord, collegata con la strada per Bologna. Sulla porta, le cui chiavi sono ancora conservate nel Museo di Firenze com'era, un'iscrizione ricorda la fondazione della costruzione nel 1285 per impulso del Capitano di parte Guelfa Rolandino da Canossa, mentre un'altra più tarda celebra il passaggio di Re Federico IV di Danimarca, che nel 1708 fu protagonista di un imbarazzante episodio in città (vedi box). Sull'esterno è decorata da due Marzocchi, o leoni di Parte Guelfa, in pietra, mentre nella lunetta interna conserva tracce di un affresco con la Madonna e santi.
Subito al di fuori della porta sorgeva il complesso del Convento di San Gallo, opera di Giuliano Giamberti, che dal lodatissimo edificio trasse il proprio soprannnome. Esso fu distrutto, insieme a tanti altri, per liberare il tiro dei cannoni posti sulle mura in previsione dell'Assedio di Firenze. Sempre fuori da questa porta, nel letto ciottoloso del Mugnone che serviva come fossato, è ambientata la celebre novella di Calandrino alla ricerca dell' elitròpia (Boccaccio, Decameron VIII, 3)
Senso antiorario: |
Strutture conservate nelle Mura di Firenze |
Senso orario: Porta alla Croce |
Lo scandalo del Re e della monaca di clausura |
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Visitando Lucca, il principe Federico di Danimarca, non ancora monarca si era invaghito di una bella ragazza di una famiglia nobile del luogo, Maria Maddalena Trenta, che per ricambiare l'amore del futuro monarca aveva anche rotto un precedente fidanzamento. Quando il danese dovette lasciare l'Italia per tornare nella sua terra e fu chiaro che non si sarebbe mai sposato con la ragazza lucchese, essa entrò nel Monastero di Santa Maria Maddalena de' Pazzi in Borgo Pinti a Firenze. Se non che, dieci anni dopo, il Re in visita appunto alla città, espresse il desiderio di rincontrarla, con grande costernazione del mondo religioso, perché la donna ormai era una monaca di clausura. Tuttavia per non dipiacere il sovrano, l'arcivescovo Tommaso della Gherardesca e la badessa accordarono l'incontro e il mattino prestabilito in tutti i conventi di Firenze vi furono comunione generale e speciali preghiere per scongiurare qualsiasi avvenimento disonorevole. In realtà poi i cronosti ci raccontano che fra i due ci fu solo una platonica conversazione sulla religione cristiana e quella protestante, avendo essa proposto al sovrano di convertirsi, con gran sollievo di tutto il mondo religioso cittadino. |
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