Quadrato d'oro
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Con l'espressione Quadrato d'oro (ﺍﻟﻤﺮﺑﻊ الذهب, al-Murabbaˁ al-dhahab in arabo) fu chiamato in Iraq il vertice nazionalista - e quindi anti-britannico e filo-Asse - delle forze armate irachene che intese tra il 1940 e il 1941 conseguire la piena indipendenza del Paese. Esso fu accusato, del tutto impropriamente, di filo-nazismo dalla pubblicistica occidentale meno informata, non di rado del tutto impreparata a capire le reali coloriture ideologiche della politica espressa dai paesi arabi vicino-orientali.
Il "Quadrato d'oro", composto dal gen. Ṣalāḥ al-Dīn al-Ṣabbāgh (comandante della III Divisione), dal gen. Kāmil Shabībī (Comandante della I Divisione), dal gen. Fahmī Saˁīd (comandante delle Forze meccanizzate) e dal gen. Maḥmūd Salmān (comandante dell'Aeronautica), tentò di condizionare la politica governativa, forte della consapevolezza che i vertici delle forze armate irachene erano tra i pochi a godere stabilmente di regolare addestramento all'estero e quindi delle conoscenze e delle competenze tecniche e, spesso, intellettuali necessarie anche per l'amministrazione della cosa pubblica.
La pressione delle forze armate si espresse ancora una volta - dopo il fallimento dell'esperienza "progressista" del 1936 del generale curdo Bakr al-Ṣidqī - col tentativo di imprimere una svolta politica in senso nazionalistico all'Iraq, contrastando in ciò la Corona, di decisi sentimenti filo-britannici dopo la breve parentesi di re Ghāzī, scomparso in seguito a un "provvidenziale" incidente automobilistico, dopo aver mostrato indubbi sentimenti di simpatia per l'anti-britannismo dell'Asse.
L'Iraq, che aveva conseguito una formale indipendenza nel 1932, era infatti ancora condizionato dallo stretto controllo di Londra, che manteneva nel Paese basi terrestri, aeree e navali, essenziali per garantirsi il contatto strategico con l'India ma anche (e forse soprattutto) per gestire senza problemi le immense risorse petrolifere del nord e del meridione iracheno (Kirkūk e Baṣra).
Quando nel 1939 l'Iraq fu costretto a rompere le relazioni con Berlino in virtù dell'art. 4 del Trattato anglo-iracheno del 30 giugno 1930, ampi strati dell'opinione pubblica e dell'esercito avvertirono un crescente disappunto, vedendo ulteriormente avviliti i margini dell'indipendenza irachena.
L'uccisione l'8 gennaio del 1940 di Rustem Ḥaydar, ministro delle finanze e amico intimo del filo-britannico Primo ministro Nūrī Al Saˁīd, fu il primo segnale del montante sentimento anti-britannico (cfr. Oriente Moderno, XX, 1940, p. 198).
Alle dimissioni del Primo ministro seguì l'incarico all'avvocato nazionalista Rashīd ˁAlī al-Kaylānī, già membro del disciolto Partito della Fratellanza, di cui era stato Fiduciario.
La reazione britannica fu immediata e si espresse con la pressante richiesta ad ˁAbd al-Ilāh, Reggente per il minorenne Faysal ibn Ghāzī, di destituire il Primo ministro, cosa che puntualmente avvenne nel gennaio del 1941. L'incarico fu quindi attribuito al gen. Ṭāhā al-Hāshimī, con un qualche ottimismo considerato dalla Corona irachena e dalla Gran Bretagna un accettabile compromesso, vista l'autorevolezza del candidato e la sua meno accesa coloritura filo-britannica.
Quanto questo ottimismo fosse mal riposto lo dimostrò però il 2 aprile 1941 il colpo di Stato condotto a segno dall'esercito e dal "Quadrato d'oro". Al posto di Primo ministro fu richiamato Rashīd ˁAlī al-Kaylānī, mentre nuovo Reggente divenne l'Emiro Sharaf e ˁAbd al-Ilāh e Nūrī Āl Saˁīd si mettevano precipitosamente sotto la protezione dei britannici.
La guerra che ne seguì, e che si concluse come era logico con la disfatta dei nazionalisti ad opera della Gran Bretagna, durò appena un mese ma segnalò il forte e ormai radicato sentimento anti-britannico che divenne poi generalizzato nei paesi che erano stati sotto dominazione diretta o indiretta di Londra.
[modifica] Bibliografia
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- Claudio Lo Jacono, "Osservazioni sugli interventi delle forze armate nella politica irachena (1936, 1941, 1958)", in: Oriente Moderno, (Studi in memoria di Paolo Minganti), LX, 1980, pp. 173-180.
- Hanna Batatu, The Old Social Classes and New Revolutionary Movements of Iraq, Londra, al-Saqi Books, 2000. ISBN 0-86356-520-4