Renato Vallanzasca
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Renato Vallanzasca (Milano, 4 maggio 1950). Criminale italiano, fu autore negli anni settanta e seguenti di numerose rapine, sequestri, omicidi ed evasioni, attualmente sta scontando una condanna complessiva a quattro ergastoli e 260 anni di reclusione. Descritto come intelligente, spietato, sfrontato, impavido, nonostante i delitti di cui si è macchiato ha ispirato nell'immaginario collettivo, una sorta di fascino perverso, diventando il "bandito" par excellence degli anni settanta.
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[modifica] Vita
Vallanzasca nasce a Milano e cresce nel quartiere popolare di Giambellino, alla periferia sud della città. Inizia la sua attività criminale fin da bambino, dedito inizialmente a piccoli furti di figurine agli edicolanti della zona, per poi passare al taccheggio nei grandi magazzini. Il suo primo incontro con la giustizia avviene all'età di otto anni, non per furto, ma per aver organizzato assieme al fratello l'"evasione" degli animali di un circo. Già fin da adolescente è un capetto rispettato del quartiere e col tempo, grazie a furti e rapine riesce a permettersi un alto tenore di vita. Ragazzo di bell'aspetto, gli verrà affibbiato il soprannome di "Il bel Renè" (nomignolo da lui detestato). La sua carriera criminale subisce una prima interruzione nel 1972, quando una decina di giorni dopo una rapina ad un supermercato, viene arrestato dagli uomini della squadra mobile di Milano, all'epoca diretta da Achille Serra.
Lo stesso Serra racconta che durante la perquisizione in casa del bandito, Vallanzasca si sfilò dal polso il Rolex d'oro e appoggiandolo sul tavolo della sala gli disse: "Se riesci a incastrarmi questo è tuo!". Pochi momenti dopo i poliziotti trovarono nel cestino della spazzatura i pezzettini di un foglietto che, una volta riordinati, mostravano la lista degli stipendi dei dipendenti del supermercato rapinato.
Vallanzasca finisce così in galera, dove passerà quattro anni e mezzo in cui prenderà parte ad ogni rivolta, nell'attesa di trovare il modo di evadere. Non escogita niente di meglio che contrarre volontariamente l'epatite. Trasferito in ospedale e con l'aiuto di un poliziotto compiacente, riuscirà così ad evadere.

Dopo l'evasione ricompone la sua banda, con la quale metterà a segno una settantina di rapine. Lascerà dietro di se anche una fila di cadaveri, quattro poliziotti, un vigile urbano, un medico e un impiegato di banca. Passa inoltre dalle rapine ai sequestri di persona (quattro di cui due mai denunciati). Una delle sue vittime è Emanuela Trapani, figlia di un imprenditore milanese, che verrà tenuta prigioniera per circa un mese e mezzo, dal dicembre 1976 al gennaio 1977, e quindi liberata dietro pagamento di un riscatto di un miliardo di lire. Subito dopo questo episodio e l'uccisione di altri due poliziotti, stanco, ferito e braccato, cerca rifugio a Roma, dove viene di nuovo catturato. Ha appena compiuto 27 anni.
Tornato in carcere si sposa nel luglio del 1979 con Giuliana Brusa. Il 28 aprile 1980 tenta la fuga dal carcere milanese di San Vittore. Durante l'ora d'aria compaiono in mano ai detenuti tre pistole, introdotte misteriosamente. Un gruppo di carcerati riesce a farsi strada tenendo in ostaggio un brigadiere. Ne segue una sparatoria per le vie di Milano e perfino nel tunnel della metropolitana. Vallanzasca, nuovamente ferito, viene riacciuffato assieme ad altri nove compagni di fuga.
Nel carcere di Novara, nel 1981, contribuisce a mettere in moto una rivolta carceraria in cui perderanno la vita alcuni "infami" (i pentiti) fra cui un giovane membro della sua banda, Massimo Loi. Condannato al carcere duro, riesce però ad evadere nuovamente, il 18 luglio 1987, scappando attraverso un oblò del traghetto che da Genova doveva portarlo all'Asinara. Verrà fermato ad un posto di blocco neanche tre settimane dopo, mentre cerca di raggiungere Trieste.
Tornato in galera tenta un'altra volta la fuga, nel 1995, questa volta dal carcere di Nuoro. Per questo tentativo di evasione verrà sospettata e accusata di averlo aiutato la sua avvocatessa, con la quale si dice che Renato abbia stretto un forte legame. L'episodio non fa altro che alimentare il mito del criminale a cui le donne non sanno resistere. Dal 1999 è rinchiuso nel carcere speciale di Voghera. All'inizio del mese di maggio 2005, dopo aver usufruito di un permesso speciale di tre ore per incontrare l'anziana madre ha formalizzato la richiesta di grazia, inviando una lettera al ministro di Grazia e Giustizia e al magistrato di sorveglianza di Pavia. Nel luglio del 2006 la madre Maria ha scritto al Presidente Napolitano e al Ministro di Giustizia Mastella chiedendo la grazia per il figlio.
[modifica] Curiosità
- Nel 1977 è uscito un film intitolato La banda Vallanzasca, diretto da Mario Bianchi.
- Nel 2005 è stato presentato anche uno spettacolo teatrale su Vallanzasca, intitolato Settanta Vallanzasca, di Domenico Ferrari e Alessandro Pozzetti
- Al "bel Renè" si ispira il nome di un gruppo ska italiano, i Vallanzaska.
[modifica] Bibliografia
- Il fiore del male: bandito a Milano, di Carlo Bonini e Renato Vallanzasca, Ed. Marco Tropea, 1999, ISBN 8843802275
- Renato Vallanzasca. Milano calibro velluto, di Francesca Arceri, 2005, ISBN 8888764496
[modifica] Collegamenti esterni
- Audio dell'intervista rilasciata da Vallanzasca a Radio Popolare
- Biografia di Vallanzasca su Leonardo.it
- Un intervista a Vallanzasca del 2004
- RAI3 La storia siamo noi su Renato Vallanzasca
- Articolo su liberazione
- Biografia su Pagine70
- Vallanzasca, il bel René, irresistibile campione delle coppie nate in cella articolo di Gabriele Moroni su Il Giorno.it