Sabini
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I Sabini sono stati un antico popolo dell'Italia centrale. La loro area di insediamento era compresa all'incirca tra l'alto Tevere, il Nera e l'Appennino marchigiano, in corrispondenza cioè dell'odierna provincia di Rieti e della confinante regione dell'alto Aterno in provincia dell'Aquila.
Appartenevano allo stesso ceppo etnico dei Sanniti e dei Sabelli, come è attestato dal comune etnonimo di safineis o safinim oltre che da quanto si conosce della lingua che parlavano, apparentata col gruppo Osco che a sua volta era affine alla lingua degli Umbri. È probabile che tale parentela derivi dall'antico uso sabino del ver sacrum di consacrare i nati nello stesso anno di una grave calamità naturale ad una divinità e spingerli, una volta ventenni, a lasciare le proprie terre per fondare nuove città. In questo modo si sarebbero generate tutte le successive nazioni sannitiche e sabelliche, alcune delle quali avrebbero poi conservato nel proprio nome la divinità a cui erano stati consacrati o un animale simbolico ad essa associato. Abbiamo così Vesta per i Vestini, Marte per i Marsi e i Mamertini, il lupo (sacro a Marte) per gli Irpini (tramite l'osco hirpus) e per i Lucani (tramite il greco lykos) e il picchio (anch'esso sacro a Marte) per i Piceni.
Plinio il Vecchio ci fornisce una sorta di elenco dei Sabini: "Tra i Sabini gli Amiternini, gli abitanti di Cures Sabini, Forum Decii, Forum Novum, i Fidenati, gli Interamnati, i Norcini, i Nomentani, i Reatini, i Trebulani, sia quelli soprannominati Mutuesci che i Suffenati, i Tiburtini, i Tarinati".
Oltre ad enumerare i vari centri della Sabina ed a disegnarne i confini, Plinio ci segnala infine due curiosità: un'etimologia del nome Sabini e la localizzazione dell'Italia centrale. «I Sabini secondo alcuni sono chiamati Sebini a causa della loro religiosità e pietà» (dal verbo greco sébomai = venero, onoro). Più verosimilmente l'etimologia è da far risalire alla radice indo-europea *s(w)e-bh(o)-, all'origine del termine germanico sibja (parentela di sangue) e dell'antico termine indiano sabh (assemblea, congregazione, società).
La divinità principale dei sabini era la dea Vacuna, identificata come la divinità dei campi e della natura e personificazione della Vittoria.
La necessità di rifornirsi di sale alle foci del Tevere, lungo quella che fu poi chiamata la via Salaria, li spinse presto a premere a ridosso del Lazio e a venire quindi in urto con i Romani: i loro gruppi, andati a insediarsi sul colle Quirinale, si fusero presto con i gruppi latini del colle Palatino: le due etnie dettero origine alla città di Roma; in effetti molte famiglie sabine furono incluse nelle cento gentes originarie ricordate dallo storico Tito Livio, i cui capi andarono a costituire il nucleo del futuro Senato di Roma.
Caratterizzano tale realtà storica la leggenda del ratto delle Sabine che ispirò tanti artisti, pittori e scultori, la figura di Tito Tazio, re assieme a Romolo, e gli altri re Numa Pompilio e Anco Marzio, come pure il nome dei Tities, proprio di una delle tribù originarie del popolo romano; le antiche famiglie sabine di Roma come la gens Curtia, la gens Pompilia, la gens Marcia, la gens Claudia, ed i molti tratti del costume, dei culti e riti di Roma di sicura risalenza sabina.
I Sabini, rimasti nell'entroterra appenninico, continuarono anche nel V secolo a.C. la loro pressione sul Lazio, con altre infiltrazioni nella zona tra il Tevere e l'Aniene. La loro sottomissione da parte dei Romani avvenne dopo un lungo periodo di pace nel 290 a.C. con una campagna vigorosa del console Manio Curio Dentato: sul loro territorio vennero distribuite terre in abbondanza a cittadini romani, ai quali si assimilarono del tutto i Sabini, accolti poi nel 268 a.C. nella cittadinanza romana con l'inclusione in due nuove tribù, la Quirina e la Velina.