San Babila
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Babila [pron. Bàbila] († 250 circa), vescovo di Antiochia dal 237, è venerato come santo dalle Chiese di occidente (che ne celebrano la memoria il 24 gennaio) e di oriente (4 settembre) assieme ai suoi fedeli discepoli Urbano, Prilidano ed Epolono con i quali fu arrestato durante le persecuzioni Decio.
[modifica] Vita
Succedette al vescovo Zebino sotto l'impero di Gordiano (238 - 244), divenendo il dodicesimo patriarca di Antiochia (il più famoso dopo Ignazio). Secondo una tradizione riportata già da Giovanni Crisostomo († 407), condannò pubblicamente l'imperatore Filippo l'Arabo (244 - 249) per aver fatto uccidere il suo predecessore Gordiano e, durante le celebrazioni della vigilia della Pasqua, lo invitò a prendere posto in chiesa tra i penitenti, presso le porte.
Venne arrestato durante le persecuzioni bandite dall'imperatore Decio (249 - 251) e venne rinchiuso in carcere insieme ai suoi tre più fedeli discepoli: Urbano, Prilidano ed Epolono. Babila morì in carcere in attesa dell'esecuzione della sentenza di morte, mentre i suoi tre compagni vennero decapitati.
[modifica] Il culto
In onore di Babila, l'imperatore Cesare Gallo fece costruire una basilica nel sobborgo di Dafne, presso Antiochia, dove già si celebravano feste in onore di Apollo, e vi fece traslare il corpo del santo: l'imperatore Giuliano, giunto nel villaggio per consultare l'oracolo di Apollo Dafnio, non avendo ricevuto risposta, ordinò che le reliquie venissero rimosse e riportate ad Antiochia; successivamente, durante le crociate, i suoi resti vennero trafugati e portati in occidente, a Cremona.