Santi Anna e Gioacchino
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I Santi Anna e Gioacchino, pur non essendo mai menzionati nei testi biblici canonici, sono venerati da un'ininterrotta devozione popolare risalente almeno al II secolo come sposi, genitori di Maria e nonni di Gesù.
La loro storia viene narrata per la prima volta nel Protovangelo di Giacomo, apocrifo attribuito al "fratello del Signore", e dal Vangelo dello Pseudo-Matteo. Si è arricchita nel corso dei secoli di vari episodi leggendari (raccolti nel De Laudibus Sanctissime Matris Annae tractatus, del 1494).
Secondo la tradizione, Anna era figlia di Achar e sorella di Esmeria, madre di santa Elisabetta e nonna del Battista. Prima delle sue nozze con Gioacchino, Anna era stata sposata due volte: dalla sua prima unione era nata Maria, moglie di Cleofa e madre di Giacomo il Minore; dalla seconda Maria Salomè, moglie di Zebedeo e madre degli apostoli Giacomo il Maggiore e Giovanni.
Il suo matrimonio con Gioacchino, uomo virtuoso e molto ricco della tribù di Giuda e della stirpe di Davide, non produsse prole, anche dopo venti anni, a causa della sterilità del marito: umiliato pubblicamente [1], Gioacchino si ritirò nel deserto, tra i pastori.
Mentre erano separati, un angelo sarebbe apparso ad Anna e le avrebbe annunciato l'imminente concepimento di un figlio: lo stesso angelo sarebbe apparso contemporaneamente in sogno anche a Gioacchino. I due si incontrarono alla porta aurea di Gerusalemme: gli autori medievali vedono nel loro casto bacio il momento dell'Immacolata concezione di Maria.
Gli episodi della storia di Anna e Gioacchino vengono spesso rappresentati nelle raffigurazioni della Vita Christi; celebri quelle di Giotto del 1305 nella cappella degli Scrovegni, a Padova). A partire dall'alto medioevo si diffuse l'iconografia di sant'Anna metterza (con Maria e il Bambino Gesù), ripresa anche dal Masaccio e da Leonardo.
La chiesa ortodossa celebra la festa di sant’Anna il 25 luglio e quella di san Gioacchino il 9 settembre; nella Chiesa cattolica san Gioacchino era precedentemente celebrato il 16 agosto, ma viene più spesso commemorato con la moglie per cui papa Sisto IV ha fissato la data della memoria liturgica al 26 luglio. Vengono venerati anche chiesa copta.
La tradizione vuole che le reliquie della santa furono salvate dall'essere distrutte dallo stesso centurione Logino (poi divenuto Santo) che trafisse il costato di Cristo esclamando «Veramente questi è il figlio di Dio». Le reliquie furono poi custodite in Terra Santa finché ad opera di alcuni monaci non giunsero in Francia dove rimasero per anni. Durante le famose incursioni ottomane, l'intero corpo fu chiuso in una bara di cipresso e murato, per precauzione, in una cappella scavata sotto la nascente cattedrale di Apt. Molti anni dopo avvenne il ritrovamento, preceduto e seguito, secondo i racconti, da diversi miracoli che portarono all'identificazione del corpo, grazie perloppiù ad una scritta in greco. In seguito ne avvenne la smembratura e divisione fra i vari nobili e ed il clero. Tra i presunti miracoli si ricorda il "lumino", rimasto acceso accanto alla bara di cipresso per anni nonostante l'assenza di aria.
In Sicilia la santa è invocata dalle madri e dalle partorienti come guida. Nell'isola molti paesi le tributano una festa ed in altrettanti è patrona, tra questi Floresta, Castelbuono e Santa Flavia.