Storia di Ferrara
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[modifica] Dal fiume alla città
Il Po è il fiume più lungo d'Italia: nasce dal Monviso e sfocia nel mar Adriatico. Nei Secoli ha formato la Pianura Padana dove è sorta la città di Ferrara. Il primo nucleo abitato di Ferrara fu l'isola di San Giorgio, dove c'è la chiesa che porta questo nome. Quest'isola si formò dove il Po si divideva in due rami, chiamati Volano e Primaro. In questo tratto di fiume esistevano anche le più piccole isole di Sant'Antonio e del Belvedere. Quando Voghenza in seguito ad una lunga guerra fra Longobardi e Bizantini perse importanza, si sviluppò a Ferrara, sulla riva sinistra del Po, il Castrum (VII secolo d.C.). In questo periodo il vescovo si trasferì da Voghenza a San Giorgio, luogo noto come "Ferrariola". Il Castrum è stato individuato nella zona di Porta San Pietro circondata da strade a ferro di cavallo, che andavano tutte a finire sulla riva del Po, che allora scorreva dove oggi ci sono le vie Carlo Mayr e Ripagrande.
[modifica] Le origini della città
Le origini di Ferrara sono incerte; il nome di Ferrara appare per la prima volta in un documento di Astolfo del 754 come facente parte dell'Esarcato di Ravenna. Esistono però teorie che si potrebbero dire bizzarre in cui vedono la fondazione di Ferrara da parte di alcuni membri di antichissime famiglie romane emigrate per creare una nuova zona abitata che diverrà poi Ferrara. Il Maresti nel suo Teatro Genealogico ne parla ampiamente. Nel 984 è feudo di Tedaldo, conte di Modena e Canossa, nipote dell'imperatore Ottone I. Resasi indipendente, venne retta da famiglie quali gli Adelardi ed i Torelli e nel 1101 fu presa in assedio dalla contessa Mathilde di Canossa.
Nel 1146, con la morte dell'ultimo degli Adelardi, Guglielmo, Ferrara passa come dote di sua nipote la Marchesella ad Azzolino d'Este. Dopo alcune ostilità con la famiglia dei Salinguerra, Azzo Novello fu nominato podestà a vita nel 1242 e nel 1259 fece prigioniero in battaglia Ezzelino da Romano. Gli successe il nipote Obizzo II (1264-1293) che venne nominato dal Papa capitano-generale e difensore dello Stato della Chiesa.
Nicolò III (1393-1441) nel 1438 ospitò il concilio del papa Eugenio IV e suo figlio Borso ricevette i feudi di Modena e Reggio dall'imperatore Federico III, diventandone duca nel 1452, per poi essere designato duca di Ferrara nel 1471 dal papa Paolo II. Il suo successore Ercole I (1471-1505) combatté Venezia, guerra proseguita con successo da suo figlio Alfonso I, che sposò Lucrezia Borgia (figlia del papa Alessandro VI e sorella di Cesare Borgia). Nel 1509 venne scomunicato dal papa Giulio II e nel 1512 si scontrò con l'esercito pontificio, conquistando Ravenna. Riuscì a riallacciare i rapporti con lo Stato della Chiesa e gli successe il figlio Ercole II, sposato con Renata figlia di Luigi XII di Francia e della duchessa Anna di Bretagna, che regnò nel 1534-1559. Suo figlio Alfonso II, sposato con Barbara sorella dell'imperatore Massimiliano II portò Ferrara al punto più alto del suo splendore. Non ebbe discendenti maschi e nel 1597 Ferrara fu dichiarato feudo vacante dal papa Clemente VIII.
Con la Devoluzione del 1598 la città e il territorio lasciati dagli Este passano sotto il diretto controllo politico e amministrativo dello Stato della Chiesa fino a passare sotto il controllo dell'Austria tra il 1832 ed il 1859, per poi entrare a far parte del Regno di Sardegna.
[modifica] Lo sviluppo della città
Dopo l'anno 1000 Ferrara si abbellì di molti monumenti e continua a svilupparsi in modo linerare lungo il Po. Parallella al Po stava Via delle Volte. Via dei Sabbioni che in seguito fu chiamata "Via Mazzini" univa direttamente il Castrum alla piazza. In seguito una parte di Via Mazzini prese il nome di Via Saraceno, sembra per Via delle "Corse al Saraceno" che facevano i cavalieri dell'epoca. Nella piazza vennero costruiti tre monumenti che rappresentano i più importanti poteri:
- la Cattedrale (potere religioso),
- il Palazzo Comunale (potere politico),
- il Palazzo della Religione o Tribunale (potere giudiziario).
[modifica] Ferrara alla fine del dominio pontificio
Ferrara, nel 1796, era una provincia dello Stato della Chiesa. L'attività culturale era notevole: c'era un'università, un museo numismatico e uno di scienze naturali, uno ortobotanico, numerose collezioni private di quadri, libri, oggetti scientifici. Ma più dell'80% della popolazione era analfabeta; i poveri erano il 40% della popolazione. La Chiesa cattolica aveva un immenso potere spirituale, economico e politico. C'erano 22 parrocchie, 465 sacerdoti, 123 chiese, 60 conventi; l'arcivescovo di Ferrara era il cardinale Alessandro Mattei (aristocratico romano). Il controllo della Chiesa sulla sociètà era totale: non vi era uno stato civile, veniva registrato in atti nelle parrocchie, dove venivano celebrati matrimoni e funerali. L'università era presieduta dall'arcivescovo che conferiva le lauree; per essere ammessi agli esami gli studenti dovevano osservare scrupolosamente le pratiche religiose (andare a messa, comunicarsi, confessarsi, ecc.). Gli ebrei non potevano frequentare l'università ed erano privi dei diritti civili (nel ferrarese erano circa 2000).
[modifica] I francesi a Ferrara
Il 22 giugno 1796, Ferrara giurava fedeltà alla Repubblica francese. Finiva così il potere della Chiesa e si apriva un pediodo di vita democratica ferrarese che si concluse nel 1814 con la caduta di Napoleone e il ritorno a Ferrara del cardinale fino al 1859. Il 23 giugno 1796 i soldati francesi presero possesso di Ferrara. Il 24 giugno si impadronirono dei beni della Chiesa; venne imposto un pesante tributo di guerra. I commissari francesi furono incaricati della raccolta di opere d'arte, libri e oggetti scientifici da portare in Francia: a Cento la requisizione fun imponente: furono presi dodici importanti quadri del Guercino e del Carracci.
[modifica] La Piazza, centro economico della città medioevale
Nella Piazza potevano sostare tutti coloro che avavano merci da vendere. Le merci in vendita erano generi alimentari come biade, legumi, ortaggi, pesce (compreso lo storione allora facilmente pescabile nel Po e carni conservate; prodotti per l'abbigliamento come drappi, scarpe e tessuti di vario genere. Nei primi tempi ciascun mercante si sceglieva il luogo in cui esporre la sua merce in modo libero. Con il passare del tempo però, divennero normali certe sistemazioni ben precise:
- i drappieri stavano nelle botteghe sotto il Palazzo Comunale,
- i tessuti meno pregiati venivano esposti all'esterno,
- i fruttivendoli, i venditori di castagne e fichi secchi si disponevano fra il campanile e la Chiesa di San Crispino.
Precise regole dovevano essere rispettate nella Piazza:
- i banchi dei mercanti dovevano consentire alla gente di circolare,
- il mercato si faceva il sabato, ma in occasione di una festività si anticipava il venerdì,
La piazza era spesso il luogo in cui scoppiavano disordini e rivolte proprio perchè la gente si incontrava, parlava, esprimeva le proprie idee e le proprie sofferenze, dovute perlopiù alle condizioni di vita misere a cui era costretta. Le forti tasse imposte dai Comuni creavano scompigli; durante uno di questi tumulti, nel 1385 fu incendiato il Palazzo Pubblico: questo fatto spinse gli Estensi, la famiglia dominante del momento, a costruire un edificio che fosse di controllo politico a militarè nella città: il Castello.
[modifica] Gli statuti del 1287
Nel 1287, quando già si era rafforzato nella città il dominio degli Estensi, comparvero i primi "Statuti", cioè leggi che regolavano la vita della città e che ci dimostrano ancora oggi l'interesse che gli abitanti ed i governanti di Ferrara avevano nei contronti della loro città. Ne consideriamo alcuni: poichè il fiume era di grande importanza economica, anche le strade attraverso le quali vi si accedeva dovevano essere curate e sistemate in modo corretto. Esse, situate fra le Mura ed il fiume che correva sulla "ghiara", dovevano essere larghe 12 piedi (4,85 metri). Quelle sul lato opposto del fiume dovevano essere larghe 20 piedi (8,08 metri).
Grande importanza veniva data ai lavori pubblici che riguardavano la manutenzione della riva urbana del Po. L'argine veniva protetto e nessuno poteva prelevare terra dalla riva per impedire che venisse rotto l'equilibrio terra-acqua.
Nessun edificio poteva essere distrutto, a meno che non ci si impegnasse, versando un deposito di denaro a costruirne uno migliore. Per le nuove costruzioni o le ristrutturazioni era d'obbligo mettersi d'accordo con i confinanti, soprattutto per quello che riguardava le recinzioni, i muri, il fossato, la cloaca, il pozzo, le finestre e la lattrina. Non si poteva occupare il suolo pubblico senza autorizzazione; soprattutto gli artigiani non potevano sistemare tavoli, banche, e cassoni nelle strade e nei portici.
[modifica] XX Secolo
Ferrara è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.