Ultras
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Con il termine ultras (o ultrà) (derivato dal francese ultra-royaliste, di origine latina, indicante i più fanatici attori del terrore bianco) si definisce il tifoso organizzato di una determinata società sportiva, più frequentemente di tipo calcistico, ma spesso anche di pallacanestro, hockey, pallanuoto ed altri sport.
L'ultras è caratterizzato da un forte senso di appartenenza al proprio gruppo e dall'impegno quotidiano nel sostenere della propria squadra, che trova il suo culmine durante le competizioni sportive con altre squadre.
Il gruppo a cui fa riferimento prende posto generalmente nel settore dello stadio denominato curva, ovvero il settore "popolare". Negli ultimi anni, tuttavia, alcuni gruppi si sono collocati nel settore laterale denominato distinti.
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[modifica] Cenni storici
[modifica] Gli anni '50 e '60: le origini
Il fenomeno del tifo calcistico nasce in Italia negli anni '50, quando i primi tifosi di squadre di calcio iniziano a riunirsi in gruppo. A Torino nascono i primi esempi di questo fenomeno che inizia poi a diffondersi anche in Inghilterra, dove gli ultras vengono battezzati hooligan.
Nel corso degli anni '60, queste nuove strutture aggregative iniziano a svilupparsi intorno alle grandi squadre dell’epoca. Questi gruppi si distinguono dai supporter tradizionali per il modo attivo ed organizzato di incoraggiare la loro squadra del cuore. Ogni gruppo ultras comincia a caratterizzarsi con un nome simbolico ed uno striscione dietro cui radunarsi. Nascono le coreografie per sostenere la propria squadra: si cantano inni, gli stadi si riempiono di bandiere, si lanciano coriandoli e si accendono i primi fumogeni. Parallelamente nasce anche la competizione con i gruppi ultras di altri squadre.
[modifica] Gli anni '70
Lo sviluppo dei gruppi ultras negli anni '70 coincide con un periodo piuttosto tempestoso della società italiana, toccata a più riprese da episodi di violenza e terrorismo. Anche le azioni dei tifosi iniziano in alcuni casi ad ispirarsi a quelle della guerriglia urbana: i gruppi ultras degli anni '70 vengono fortemente influenzati dal clima politico e dalle tensioni sociali dell'epoca. Tutto ciò era riscontrabile nei cori spesso presi in prestito dalle manifestazioni e dai cortei, nell'abbigliamento paramilitare, nella simbologia riproposta sugli striscioni e negli stessi nomi dei gruppi.
[modifica] Anni '80 e anni '90
A partire dagli anni '80, tutte le squadre professioniste hanno almeno un gruppo ultras e il modello italiano si espande decisamente in tutto il resto d'Europa, soprattutto tra i paesi latini (Spagna, Portogallo, Francia), Svizzera e tra le ex repubbliche della disciolta Jugoslavia (Slovenia, Croazia, Serbia).
Negli anni '90 si sono viste tifoserie ispirate al modello di tifo ultras italiano anche in Irlanda, Scozia, Paesi Bassi e Germania. Con l'aumento dell'interesse verso il calcio in Canada, Stati Uniti e Australia sono sorti i primi gruppi di tifosi organizzatisi secondo criteri, almeno esteticamente, copiati dagli ultras. All’interno degli stadi di tutta Europa gli ultras diventano sempre più i veri padroni delle curve. Si inasprisce anche il modo di fronteggiarsi tra gruppi avversari di ultras: si diffonde il ricorso alla rissa, non di rado sono utilizzati coltelli e razzi. Nel suddetto decennio e nel precedente sono frequenti gli atti vandalici . Le forze di polizia iniziano ad impegnarsi per arginare gli episodi di teppismo.
Negli anni '90 il problema della violenza nel calcio si aggrava ulteriormente, degenerando in molti casi in atti di ribellione contro le forze dell'ordine ed in episodi di violenza a tratti gravissimi. Il 29 gennaio 1995, poco prima dell'incontro tra Genoa e Milan, un ultras genoano viene accoltellato a morte: l'episodio indusse i rappresentanti della maggior parte dei principali gruppi ultras italiani a partecipare a un raduno che ha rappresentato un importante tentativo di autoregolamentazione. In un documento conclusivo gli ultras condannarono l'utilizzo di armi da taglio durante gli scontri e le aggressioni "molti-contro-uno", auspicando un ritorno ai vecchi codici di comportamento ultras.
[modifica] Il fenomeno oggi
Oggi i gruppi di ultras rappresentano ancora una delle componenti più importanti del mondo del calcio. Dispongono di sedi, diffondono le loro comunicazioni attraverso siti web, libri, riviste autoprodotte (fanzine) e così via. In risposta alla radicale trasfigurazione commerciale del mondo del calcio iniziata nei primi anni '90 e che ha portato allo stravolgimento degli abituali orari delle partite in base alle esigenze delle pay-tv ed al forte aumento del costo dei biglietti, gran parte del movimento ultras italiano ha dato vita a una serie di iniziative di comune protesta al grido degli slogan "No al calcio moderno".
Tuttavia il comportamento spesso violento di questi gruppi è posto costantemente sotto accusa da parte dei media ed ha portato ad un inasprimento ulteriore delle norme antiviolenza, come i provvedimenti del D.A.SPO.).
[modifica] Differenze con gli hooligan
Il fenomeno degli ultras dell'Europa meridionale dimostra molte discordanze con quello degli hooligan britannici e olandesi.
Prima fra tutte è l'organizzazione dei gruppi ultras contrapposta allo spontaneismo dei nuclei di tifosi britannici. Le cosiddette crew (dette anche mob o firm, equivalenti del gruppo ultras) inglesi e scozzesi riconoscono leader e figure di riferimento, ma non hanno una struttura che contempli la ripartizione di compiti e incarichi di varia natura, come invece accade in Italia).
Altre caratteristiche peculiari degli ultras italiani sono le coreografie, con le sciarpe (sciarpata), delle "bandiere a due aste". Per realizzare imponenti scenografie in occasione delle partite, un gruppo ultras mette in movimento l'intero gruppo: la macchina decisionale del direttivo, il cassiere, l'addetto stampa, fino agli attivisti e ai ragazzi più giovani impegnati nella realizzazione. Per reperire i fondi necessari ad allestire le coreografie i gruppi ultras fanno leva sull'autofinanziamento, sulle collette fra tifosi, sulla vendita di sciarpe e altro merchandising (berretti, bandiere, spille, t-shirt e così via) ufficiale del gruppo. Diversi gruppi ultras hanno usufruito, nel corso degli anni, anche di finanziamenti e aiuti di vario tipo dalle società calcistiche e da imprese private. Il finanziamento ai tifosi da parte di una società sportiva è ora vietato da una legge antiviolenza recentemente entrata in vigore. Nel Regno Unito, non esistendo alcun tipo di organizzazione ufficiale del gruppo hooligan, questo aspetto non è presente.
Nelle curve italiane esiste anche un "capo" che coordina i cori. Questa figura, che si colloca al centro del settore, è spesso coadiuvata da altre persone munite di megafono (situate in punti più periferici della curva) e da ragazzi che suonano i tamburi.
Il fenomeno degli hooligan, inoltre, è esclusivamente maschile, contrariamente ai gruppi ultras italiani nei quali le donne rivestono sempre più spesso ruoli attivi.
[modifica] Sottocultura ultras
Gli ultras sono considerati come sottocultura giovanile da una parte della sociologia. Con questo termine si identifica un gruppo di individui accomunati da un determinato stile di vita, da alcuni vocaboli gergali, dalla la diffusione di certi capi d'abbigliamento. Essi hanno un proprio sistema di valori e una propria ritualità, oltre ad un peculiare modo di vivere lo stadio che non è lo stesso del tifoso comune. In tal senso possono essere intesi l'utilizzo della violenza contro le tifoserie rivali e l'accettazione di essa secondo codici di comportamento condivisi.
[modifica] Rivalità e amicizie
Ogni tifoseria o gruppo ultras annovera un certo numero di sostenitori di altre squadre che vengono considerati come rivali. La rivalità, oltre all’astio e ai tafferugli che ne conseguono, possono avere diversa origine.
Il primo fattore è sicuramente campanilista, specialmente in paesi quali Italia e Spagna in cui vi è un forte orgoglio regionalistico o municipalistico. Oltre a tifoserie di squadre della stessa città, è molto comune il confronto fra i tifosi di formazioni calcistiche provenienti da città, province o regioni confinanti. Vi sono anche storiche rivalità di natura sportiva, sorte come conseguenza ad ingiustizie sportive subite o dopo che due squadre hanno condiviso una sorte simile all’inseguimento dello stesso obiettivo. Forti attriti si possono creare anche fra quelle tifoserie che sono ispirate da contrapposta ideologia politica.
Per gli stessi motivi, sono frequenti anche i casi in cui due curve non solo siano non belligeranti, ma i cui membri si mescolino per tifare e festeggiare insieme. Ciò è dovuto al rispetto o all’amicizia che possono nascere condividendo un simile modo di intendere la vita di curva. Quando essa è particolarmente solida viene ufficializzata e siglata come gemellaggio.
[modifica] Politica e ultras
I primi gruppi ultras sono sorti tra la fine degli anni '60 e l'inizio del decennio successivo, quando i giovani partecipavano attivamente alla vita politica, spesso in forme apertamente contestatorie e molto violente. Da allora molte curve e gruppi ultras hanno assunto una precisa connotazione ideologica, quasi sempre votata all'estremismo (sia di sinistra che di destra). Diversi sono anche i gruppi e le intere curve che si dichiarano apolitiche. Se all'inizio del movimento erano le manifestazioni politiche ad avere avuto un forte impatto sulla creatività degli ultras, tanto che questi portavano allo stadio gli slogan dei cortei, ora avviene un fenomeno inverso. Grazie ad una certa esposizione mediatica e ad un notevole afflusso negli stadi, capita frequentemente che diversi cori scanditi nei cortei politici vengano intonati sulle note di celebri inni da stadio.
L'estremismo politico, di destra quanto di sinistra, presente in molte curve, ha portato alla comparsa di striscioni condannati dall'opinione pubblica, dai mezzi di comunicazione e dalle istituzioni poiché riconducibili all'antisemitismo, a festeggiamenti intorno a figure dittatoriali quali Stalin e Adolf Hitler, all'apologia del nazismo e alla derisione dei martiri delle foibe. In Italia le autorità hanno reagito vietando i messaggi politici sugli striscioni e impedendo la riproduzione di qualsiasi simbolo politico su ogni tipo di vessillo, onde evitare quegli eccessi che potrebbero indurre allo scontro fisico due tifoserie ideologicamente contrapposte.
Vista la presenza di fazioni ultras schierate politicamente, le curve sono talvolta state viste e strumentalizzate come bacino elettorale.
[modifica] Bibliografia
- Daniele Segre. Ragazzi di stadio. Milano, Mazzotta, 1979.
- Franco Ferrarotti. All'ultimo stadio. Milano, Rusconi, 1983.
- Alessandro Dal Lago. Descrizione di una battaglia: i rituali del calcio. Bologna, Il Mulino, 1990. ISBN 8815028765
- Fabio Bruno. Vita da ultrà. Dentro le curve d'Europa. Bologna, Conti, 1992.
- Alessandro Dal Lago; Roberto Moscati. Regalateci un sogno: miti e realtà del tifo calcistico in Italia. Milano, Bompiani, 1992. ISBN 8845219593
- Nanni Balestrini. I Furiosi. Milano, Bompiani, 1994. ISBN 8845221857
- Valerio Marchi. Ultrà: le sottoculture giovanili negli stadi d'Europa. Roma, Koinè, 1994. ISBN 8881060019
- Maurizio Marinelli. Ultimo Stadio. Bergamo, Centro Studi Polizia, 1996.
- Daniele De Luca; Dario Colombo. Fanatics: voci, documenti e materiali dal movimento ultrà. Roma, Castelvecchi, 1996. ISBN 8886232934
- Rocco De Biasi. You'll never walk alone. Milano, Shake ed., 1998.
- Valerio Marchi. Il derby del bambino morto. Violenza e ordine pubblico nel calcio. Roma, Derive Approdi, 2005. ISBN 8888738673
- Cass Pennant. Congratulazioni, hai appena incontrato la ICF (West Ham United). Milano, Baldini & Castoldi, 2004. ISBN 8884904714