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Alessandro Peroni - Wikipedia

Alessandro Peroni

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Alessandro Peroni (Mondavio, 13 ottobre 1874 - Milano, 9 aprile 1964)

Indice

[modifica] Biografia

[modifica] L'infanzia

Alessandro Peroni nacque a Mondavio martedì 13 ottobre 1874, alle sei del pomeriggio. La casa di proprietà della famiglia Peroni, nella quale Alessandro vide la luce, si affacciava sulla piazza Vittorio Emanuele, all'angolo col vicolo del Teatro Apollo (oggi Vicolo Pasqualucci) sul quale si apriva l'ingresso, al civico numero 68. I Peroni abitavano questa casa da alcune generazioni, e la chiamavano, con uno scherzoso appellativo, “il cinque di coppe” per l'inconsueta disposizione delle finestre che davano sulla piazza. Al piano stradale ospitava l'ufficio postale, al quale si accedeva però da un ingresso situato nell'adiacente palazzo della famiglia Rossi.In una foto del 1898 è ritratto, in piedi sulla porta dell'ufficio, Filippo Peroni, il padre di Alessandro, che di quell'ufficio postale aveva responsabilità di reggente. Filippo era sposato con Filomena Leoni di Staffolo e la nascita di Alessandro era il terzo lieto evento della famiglia, dopo quelli di Vincenzo(che alla nascita del nuovo fratellino aveva cinque anni) e di Annunziata, che ne aveva due. La famiglia crescerà poi ancora, quattro anni dopo, con la nascita del terzo figlio maschio, Luigi. Purtroppo però, nel 1887, Annunziata morirà a soli quindici anni, in seguito ad una malattia che all'epoca era ancora incurabile. Alessandro fu battezzato il giorno dopo la nascita dall'arciprete Benedetto Forchielli nella collegiata di San Pietro e Paterniano: fu tenuto a battesimo da Anna Sorchiotti e Luigi Bargnesi e gli furono imposti i nomi di Alessandro, Leopoldo, Giuseppe e Gaspare. Questo corredo di nomi di una certa imponenza non gli risparmiò, tuttavia, la consuetudine di essere chiamato da tutti i familiari con il nomignolo di “Sandrìn”, che conservò fino a tarda età e che non gli dispiaceva, dato che così lui stesso era solito firmarsi nella corrispondenza con gli intimi. Forse Alessandro non si può definire propriamente un figlio d'arte: ma è vero che in casa Peroni aleggiava una certa musicalità: si raccontava in famiglia che un prozio di Filippo, Carlo, era stato un valente violoncellista nella seconda metà del 1700, e lo stesso papà Filippo si dilettava validamente col flauto traverso. La mamma Filomena, da parte sua, cantava con bella voce accompagnandosi al piano. Le occasioni nelle quali i genitori suonavano, anche esibendosi di fronte a ristretti gruppi dia mici, non erano infrequenti nel salotto di casa, dove Filomena collezionava successi, oltre che per il canto, anche per un celebrato rosolio fatto in casa. Il piccolo Alessandro rivelò ben presto le sue attitudini musicali, e passava volentieri gran parte del suo tempo libero al pianoforte di casa, o a strimpellare con infantile fantasia sui due organi settecenteschi del paese. Il padre gli insegnò i primi rudimenti di flauto, affidando alle sue mani di bimbo il piccolo ottavino: con quello strumentino, all'età di sei anni, Alessandro si esibì nel teatrino parrocchiale di Mondavio, suonando in piedi su una sedia, vestito da pastorello, un motivetto popolare che poi riprese, in età avanzata, per trarne 22 variazioni per orchestra.

[modifica] Gli studi

Vista la sua passione per la musica, quando ebbe terminate le scuole elementari, i genitori lo iscrissero al Liceo musicale Rossini di Pesaro, che era nato da soli tre anni per volontà testamentaria del grande compositore pesarese e la cui guida era stata affidata a quel competente, coscienzioso ed instancabile maestro che era Carlo Pedrotti. Alessandro superò agevolmente l'esame di ammissione ed iniziò così, con l'anno scolastico 1885-1886, la sua avventura musicale. Il Liceo musicale era allora localizzato presso l'ex convento dei padri Filippini, in Via Petrucci. Una sede provvisoria, con aule anguste e inadatte al compito che il nuovo istituto si era prefissato e dall'affluenza di allievi che aveva superato le più ottimistiche previsioni. Ma se le strutture lasciavano a desiderare, Alessandro ebbe la fortuna di crescere alla scuola di insigni musicisti: con i professori Pedrotti, Petrali e Vanbianchi studiò composizione; con Grilli, Petrali e Vitali pianoforte; con Ferrari frequentò il corso di canto; con Aldrovandi e Frontali quello di violino. Ben presto si rivelò uno dei migliori allievi della scuola, meritandosi numerosi premi scolastici, una borsa di studio, l'incarico di maestrino ed il premio Bodojra, uno speciale premio in denaro che veniva assegnato ogni anno all'alunno di composizione che avesse conseguito il miglior risultato musicando un componimento poetico che esprimesse gratitudine ed omaggio al divino Rossini. Naturalmente, gli echi della sua promettente carriera giungevano fino alla terra natìa dove, nella frazione mondaviese di Sant'Andrea di Suasa, si lavorava per allestire una festa che vi si celebra ogni 25 anni. Alessandro, benché non ancora diplomato, fu chiamato a collaborare, assumendo la direzione dell amanifestazione musicale prevista nell'ambito della festa stessa. Lui lo fece con tutto l'entusiasmo giovanile e l'innata capacità organizzativa, avvalendosi di artisti di particolare valore come il tenore Comandini della Cappella Sistina, i professori Aldrovandi, Calestani e Oliva del Liceo pesarese e l'eccellente violinista Sartini di Ostra.

[modifica] Le prime opere

Nel 1894 Alessandro - a meno di 20 anni di età - si diplomò in Composizione e subito mise a frutto gli insegnamenti ricevuti creando le prime opere giovanili per orchestra: Serenatella e Danza campestre. Con la collaborazione del letterato Gaetano Gigli, cugino della madre, che gli compose i testi, musicò un'operina in un atto dal titolo scherzoso: Il maestro di Cavallara, ambientato nella minuscola frazioncina di Mondavio che porta quel nome. L'anno successivo Alessandro si diplomò in pianoforte. In quello stesso anno fu chiamato ad Ancona e Perugia per prendere parte alle stagioni musicali di quei due capoluoghi in veste di “Capo dei secondi violini” dell'orchestra, pur non avendone ancora conseguito il diploma. Fu proprio Perugia a dargli gli esordi pubblici come compositore e pianista, sia in audizioni private che di fronte al pubblico, in occasione delle quali riscosse vivi apprezzamenti, tanto come compositore che come esecutore. I lusinghieri riscontri ottenuti gli diedero la possibilità di vedere rappresentata la sua operina “Ilmaestro di Cavallara” al teatro Pavone di Perugia, e in quella circostanza la locale “Società Orchestrale” volle nominarlo suo Socio Benemerito. Molti anni più tardi, nel 1924, quell'operina sarà ripresa dal teatro “dei piccoli” del celebre burattinaio Podrecca per una serie di rappresentazioni in Roma.

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«Mercoledì 29 ultimo scorso, alla presenza di pochi fortunati, il giovane maestro Peroni ci ha fatto sentire al pianoforte una sua composizione dedicata al grande Rossini. Questo egregio giovane, che alla modestia fors'anco spinta, aggiunge una vastissima cultura musicale, ci ha vivamente impressionato per la melodia che dal suo lavoro sgorga semplice e facile a cui va unita una squisita fattura artistica.  »
(dal giornale "La Provincia", Perugia, settembre 1894 )
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«... veniamo a parlare di due composizioni: Serenatella e Danza campestre dovute alla penna del Peroni, un giovanetto appena ventenne laureato testé al Liceo musicale di Pesaro, e che la lode nostra non possa sembrare esagerata, premettiamo che nulla ci riesce più odioso delle gonfiature artificiali, dalle minime alle grandissime, che hanno invaso la palestra musicale, premettiamo pure che, dopo qualche recente esempio di grosse nomee usurpate, la diffidenza intorno ai giovani è triplicata da parte di tutti. Il che, se serve a guardarsi dalle mistificazioni, serve anche a rendere più cara la lode a chi superando maggiori difficoltà e con maggior fatica l'ha conquistata. Di questo è il Peroni che ha sortito dalla natura un vero intelletto d'artista. I due pezzi eseguiti ieri sera per orchestra, hanno riscosso (eseguiti al piano in una ristretta riunione a cui partecipavano quasi esclusivamente persone dell'arte) lo stesso successo che han conseguito ieri sera dinanzi ad un numerosissimo pubblico, il quale ha voluto acclamare ripetutamente l'autore e che con unanime insistenza ha richiesto il bis di uno di essi. E il nostro pubblico non è facile a questi entusiasmi. Serenatella e Danza campestre sono due pezzi felicissimi nell'inventiva e nel carattere della musica, rispecchiante in entrambi, con leggiadria, il soggetto prescelto; sono ottimi nella strumentazione, in cui l'autore tratta con mano di maestro provetto gli strumenti adoperandoli tutti con rara finezza di gusto, in modo da trarne coloriti orchestrali vivissimi; sono elegantissimi nello svolgimento e nella struttura. Potrà sembrare un'esagerazione: ma a noi sembra che l'autore dell'Arlesienne (Georges Bizet) non sdegnerebbe di porre la sua firma sotto quel gioiello che è "Danza campestre". E senza essere profeti né figli di profeti, vaticiniamo a questo modesto giovanetto uno splendido ed invidiabile avvenire artistico. »
(da "L'Unione Liberale", Perugia, settembre 1894 )

[modifica] I corpi bandistici

Nel 1895 Alessandro si diplomò in pianoforte ed iniziò a concorrere per i posti di direttore di scuole musicali e corpi bandistici. Fra i diversi vinti, scelse San Vito al Tagliamento, dove si trasferì per assumere gli incarichi di direttore del locale Istituto Filarmonico e della Banda cittadina. Fu nell'agosto di quello stesso 1895 che condusse quella Banda al Concorso di Udine, facendole ottenere, nella categoria più elevata, il secondo premio e la medaglia d'argento della Pubblica Istruzione.

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«A S. Vito al Tagliamento è stato nominato direttore della Filarmonica, sopra 23 concorrenti ad unanimità di voti, il Sig. Alessandro Peroni di Mondavio (Marche). Non ha che 20 anni e l'arte ha da sperare da lui molti successi.»
(da "Il Giornale di Udine", gennaio 1895)
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«A dirigere la banda si espose ieri per la prima volta il nuovo maestro sig. Alessandro Peroni di Mondavio(Pesaro). È un giovanetto imberbe che conta appena 20 anni, ma nel poco tempo dacché si trova tra noi, ha dato tali saggi da giudicarlo addirittura un emporio di scienza musicale. È dotato d'una sodezza ben superiore alla sua età, sa tenere a loro posto i dilettanti filarmonici, e, quello che più conta: nota ogni piccola menda e dà a di vedere l'essere istruito ad ottima scuola.»
(da "Il Friuli", marzo 1895 )

L'anno successivo, nel 1896, Alessandro si diplomò in “Istrumentazione per banda” e vinse a Gallarate il concorso per la direzione del Corpo musicale denominato “La libertà”. In realtà si trattava di un'istituzione musicale appena abbozzata sulla carta, priva di musicisti e di programmi: lui si mise subito all'opera con entusiasmo e intelligenza, facendola in breve tempo salire agli alti onori musicali, conquistando primi e secondi premi in prestigiosi concorsi. Alla musica per banda Alessandro si dedicò sempre con grande amore, passione e competenza. Molti suoi brani per complessi bandistici furono pubblicati a cura della casa musicale Ricordi e ancora oggi sono presenti nei repertori di prestigiosi gruppi internazionali. Nel Concorso regionale bandistico di Varese del 1901, il regolamento richiedeva che ogni gruppopartecipante si producesse nell'esecuzione della famosa Marcia Trionfale dell'Aida di Verdi, con la condizione che la stessa fosse stata trascritta dal maestro stesso della banda. Alessandro si mise all'opera e presentò la propria trascrizione alla commissione giudicatrice. L'esecuzione che ne seguì procurò al gruppo da lui diretto il primo premio e lusinghieri consensi da partedella stampa specializzata, oltre ad una medaglia d'argento con diploma d'onore per lui.

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«... soltanto una banda ha presentato una trascrizione rispondente in modo completo agli intenti dell'autore:Dirò anzi che questa riduzione è riuscita una pregevolissima opera d'arte che potrebbe servire da modelloper le esecuzioni bandistiche dello splendido brano di musica verdiana.»
(da "La perseveranza" di Milano, commento del critico Giovanni Battista Nappi a proposito della trascrizione della "Marcia trionfale dell'Aida" di Alessandro Peroni)

La trascrizione per banda della Marcia Trionfale dell'Aida creata da Alessandro Peroni è ancora oggi utilizzata da prestigiosi gruppi bandistici. A Gallarate Alessandro si feceapprezzare anche come direttore d'orchestra, concertando e dirigendo nel teatro detto “Condominio” le opere: Favorita, Gioconda, Bohéme e Carmen. Fu a Gallarate che Alessandro conobbe Ida, colei che nel 1902 sarebbe diventata la sua inseparabile consorte.

[modifica] La collaborazione con Gaetano Gigli

Non possiamo non menzionare in questa occasione Gaetano Gigli, letterato nato a Mondavio il 22 maggio 1872. Gaetano era cugino della madre di Alessandro Peroni. Studiò a Roma, laureandosi in lettere presso l'istituto Visconti e frequentando la Scuola Italiana di Archeologia. Visse molti anni a Napoli, dove insegnò latino e greco in istituti superiori. Pubblicò diversi scritti filologici e sull'archeologia e compose testi e libretti destinati ad opere musicali: fra gli altri qui ricordiamo una Cantata in onore di Gioacchino Rossini (Pesaro 1894) e i libretti d'opera: Suor Filomena e Passa l'amore, composti per il Maestro Mario Vitali; Il Maestro di Cavallara, La beffa ovvero I Proci ed Il signore del pigiama, operette musicate da Alessandro Peroni, oltre a testi di romanze e canzoni di quest'ultimo, fra i quali ci sembra appropriato leggere quello della canzone “Rondine bella”:

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«...

Rondine bella, che trapassi il mare,
Vola lontano e va' dallo mio amore:
Digli ch'io languo e lo sto ad aspettare,
Digli che muoio e l'ho sempre nel core,
Digli che torni, se non vuol ch'io mora.
Che torni presto a ridarmi la vita.
Digli che torni: se più tarda ancora,
Non mi troverà più, sarò partita.
E a richiamarmi non varran tesori,
Non basteranno le preci ed il pianto.
Quando, coperta d'un monte di fiori,
Seppellita m'avranno in camposanto.
Rondine bella che trapassi il mare,
Vola lontano e va' dallo mio amore:
Digli ch'io languo e lo sto ad aspettare,
Digli che muoio e l'ho sempre nel core.

...»

[modifica] L'esperienza bresciana

Subito dopo il matrimonio, Alessandro e Ida si trasferirono a Brescia, dove lui aveva vinto un difficilissimo concorso per la copertura del posto di direttore della Banda municipale, direttore del canto corale nelle scuole elementari e professore di pianoforte e armonia presso l'istituto Venturi. A Brescia riscosse lusinghieri successi, sia come compositore che come pianista. In occasione di una serata nella sala del Ridotto del Teatro Grande gli fu offerta dalla Direzione dei Concerti una medaglia d'oro con attestato di benemerenza. A Brescia nacquero i primi due figli di Ida e Alessandro: Lucia nel 1903 e Leonardo nel 1905.

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«... diciamo subito che egli ha avuto un grande successo. Già nel Trio in Re min. di Mendelssohn egli aveva dimostrato un eletto animo d'artista, dotato delle migliori qualità d'esecutore: agilità, nitidezza, granitura, precisione; ma poi quando eseguì alcune sue composizioni si è rivelato in tutta la sua valentia. Noi non vorremmo trovarci a scrivere in ora così tarda per poterci dilungare: diremo soltanto che il suo Notturnino è pieno di semplicità e di sentimento, e se il Capriccetto è scoppiettante di brio, soprattutto il suo Valzer chopiniano ci piacque per la fattura elegante impeccabile. Il Peroni è veramente un prezioso acquisto per Brescia, per la Società dei Concerti e quanti coltivano la musica. È ciò che da un pezzo pensiamo e non è la prima volta che ci accade di scriverlo.»
(da "La sentinella bresciana", agosto 1903)

[modifica] L'esperienza ferrarese

In seguito Alessandro vinse il concorso per la direzione dell'istituto musicale “Frescobaldi” di Ferrara, città nella quale la sua famiglia si trasferì per restare fino al 1910 e dove nacque il terzo figlio, Lorenzo. A Ferrara, oltre a diplomarsi in Canto corale, insegnò pianoforte, armonia ed istrumentazione per banda, e raccolse numerosi consensi di pubblico e critica per i concerti tenuti in proprio e con il “Trio ferrarese”.

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«Il Peroni si affermò splendidamente. Questo giovane è ricco di ingegno e di passione ed ha una rara potenza tecnica: sempre sicuro e notevolmente espressivo, raggiunge quella limpida perfezione e quella vivacità di sentimento che non comunemente si trovano congiunte.»
(da "La Gazzetta Ferrarese", aprile 1906)
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«Il Peroni si rivelò pianista eccezionale per la tecnica e il sentimento. »
(da "La Provincia di Ferrara", aprile 1906)
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«Il Maestro Peroni fu addirittura una rivelazione. La fama che lo aveva preceduto dava a noi il diritto di pretendere molto da lui, ma egli ha saputo darci di più di quanto noi aspettavamo, facendosi apprezzare come pianista sommo per la meccanica, per l'espressione e specie per la precisione.»
(da "La Domenica dell'Operaio", aprile 1906)
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«Alessandro Peroni suonò la Sonata quasi fantasia (op. 27) di Beethoven con grande severità di propositi, con bella limpidità e con giusta espressione. L'esecuzione del valoroso pianista fu notevolissima e raccolse l'elogio di L.A.Villanis che nei suoi giudizi non è meno rigido che autorevole.»
(da "La Gazzetta Ferrarese", maggio 1906)
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«Il Prof. A. Peroni nella Sonata quasi fantasia di Beethoven si è svelato sempre più pianista impeccabile, dall'agilità portentosa e dalla espressione delicata. »
(da "L'Avvenire d'Italia", maggio 1906)

[modifica] IL ritorno a Pesaro

Quando decise di lasciare Ferrara, chiamato dal prestigioso Liceo musicale Rossini di Pesaro, la Presidenza dell'istituto ferrarese gli indirizzò una lettera affettuosa e riconoscente.

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«... quando apprese che Alessandro Peroni ci lasciava, tutta Ferrara che si occupa d'arte, provò due sentimenti opposti: compiacimento per l'ufficio importante al quale Ella era chiamato in uno dei maggiori Istituti del Regno, dispiacere vivissimo per la perdita che essa faceva di un artista eletto e di un compito gentiluomo. E la Rappresentanza della “Società del Quartetto” che ricorda con gratitudine l'opera sua - fatta di sapienza e di amore - per il risorto sodalizio, si rende con voto unanime interprete di questo sentimento. Essa, che la rammenta Direttore Artistico della Società, organizzatore geniale dell'ottimo “Trio Ferrarese”, pianista perfetto sia nelle esecuzioni di “trio” che in quelle “a solo”; concertatore e direttore d'orchestra, preciso ed efficace nei concerti di saggio alla “Scuola Frescobaldi” alla quale Ella era preposto, vuole inviarLe un caldo saluto che suoni duplice augurio: che la di Lei carriera possa continuare a svolgersi luminosamente come Ella merita, e che nelle di Lei escursioni concertistiche non dimentichi Ferrara ove ha lasciato tanti ammiratori ed amici. »
(dalla lettera inviata ad Alessandro Peroni dalla direzione dell'Istituto musicale “Frescobaldi” diFerrara)

Così ebbe inizio, nel 1910, il periodo pesarese di Alessandro Peroni. Un ritorno a casa, potremmo dire, che professionalmente durò fino al 1940, anno in cui - raggiunta l'età massima pensionabile - chiese di essere posto a riposo per dedicarsi alle proprie composizioni. A Pesaro prese dimora in una villetta situata sulle prime propaggini del colle San Bartolo, proprio sopra la vecchia “Piazza d'armi”, poi Baia Flaminia, con una splendida vista sul mare e sulla città. La casa ed il terreno furono acquistati da Alessandro dalla marchesa Heléne De Toulongeon, abitante a Rimini e grande appassionata di musica. Al Liceo musicale, allora diretto dal Maestro Amilcare Zanella, fu titolare delle cattedre di Composizione, Istrumentazione per banda, Pianoforte principale, Armonia principale, Cultura musicale generale e Contrappunto e Fuga. Negli ultimi anni ebbe anche l'incarico di Vice direttore. Allo stesso tempo Alessandro fu chiamato a ricoprire il ruolo di direttore della “Biblioteca dei Corpidi musica” presso la Casa musicale Ricordi di Milano, incarico che svolse con passione e competenza per molti anni.

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«In merito alla banda, molto si è detto e molto si è scritto; ma, a tutt'oggi, quali risultati? Nel nostro bel paese, che è l'Italia, facilmente si chiacchiera e facilmente si discute o si critica; ma quanto poi alle risoluzioni da prendere, queste restano quasi sempre insolute.Ora il signor Leo Fibula nella rivista “Musica d'oggi” propone per la banda l'adozione di un tipo di partitura concepito in modo da poter utilizzare la partitura senza modificazioni, sia per banda completa come per fanfara. Non conosco le partiture dello Zimmerman che il Signor Fibula cita e che dice rispondano al detto scopo; ma francamente io dico che tale sistema, se può essere comodo o vantaggioso agli editori, è dannosissimo all'arte. Com'è possibile che un pezzo [...] istrumentato per un certo complesso, valga anche per altri complessi maggiori o minori? Questo, tutto al più potrà effettuarsi per una semplice marcia o ballabile che sia; ma per altri generi di componimento no e poi no, assolutamente.[...]Piuttosto, quello che seriamente importerebbe stabilire, sarebbe l'unificazione dell'istrumentale delle bande. Esiste quello dell'orchestra, in maniera che una partitura può servire tanto in Italia quanto in tutti gli altri paesi del mondo? Ebbene, si faccia altrettanto per la partitura bandistica.[...]Quanto al numero preciso dei componenti la banda, nessuna legge [...] lo impone; ma se devo parlare di giuste proporzioni fra legni ed ottoni, dirò subito che le nostre bande tendono ad essere vere fanfare,appunto perché il numero degli istrumenti in ottone supera di molto quello dei legni. Ci vogliono dei clarinetti e di questi in gran quantità! [Per risolvere il problema della banda] bisognerebbe prima di tutto che in Italia si RENDESSE FINALMENTE OBBLIGATORIO L'INSEGNAMENTO DELLA MUSICA, come del resto [avviene] nelle altre nazioni; poi che in ogni città e paese si diffondesse l'istituzione bandistica per mezzo di ottime esecuzioni e di ben concertate gare. Infine che il Governo, la Commissione permanente per l'arte musicale e i Direttori dei Conservatori si occupassero di questa importantissima branca dell'arte dei suoni, e pensassero di istituire [...] delle vere scuole di Composizione e d'istrumentazione per banda. Ma tutti questi Signori, forse incompetenti d'arte bandistica, quand'è che si persuaderanno che la banda [...] permette l'estrinsecazione dei pensieri musicali non meno dell'orchestra?»
(“Il problema della banda”, Alessandro Peroni, giornale “Musica”, Roma 17 gennaio 1921)

Dal 1915 Alessandro cominciò a frequentare la villa Des Vergers a Rimini, nella quale l'anziana marchesa Helene des Vergers (vedova De Toulongeon) era solita tenere i suoi pomeriggi musicali. A quei piacevoli convegni ella chiamava i maggiori musicisti presenti in zona, che si esibivano in prestigiose performances vocali e strumentali. Fra i tanti nomi illustri che vi parteciparono ricordiamo il Gandino, Enrico Toselli, la cantante Gea Della Garisenda, il Visconte Guido di Modrone ma anche Pietro Mascagni e Ruggero Leoncavallo. Fra tutti costoro anche Alessandro Peroni, che spesso si esibiva al piano del salotto da musica con grande virtuosismo, e dove, appartatosi nel sontuoso parco o in un ambiente appositamente messogli a disposizione dalla magnanima marchesa, compose diversi pezzi, alcuni dei quali volle espressamente dedicare alla squisita ospite.

[modifica] Helene des Vergers

Heléne de Toulongeon era figlia del Marchese Adolphe Des Vergers, nata probabilmente nel 1839 dal secondo matrimonio del padre con Emma Firmin-Didot. Il 25 giugno 1864 (all'età di 24-25 anni) si era sposata con il Conte Hippolyte-Alexandre-Pul-Léonel de Toulongeon, ufficiale della Legion d'onore, deputato al corpo legislativo, fratello cadetto di quel marchese Edmond che era generale dello stato maggiore e aiutante in campo dell'Imperatore Napoleone. Nel 1868, dopo soli quattro anni di matrimonio, all'età di soli 28-29 anni, resta vedova con un figlio, André. Questi morirà a Parigi nel 1910, senza lasciare eredi. Di lì a poco morirà anche Gaston, il fratello di Helene, anche lui senza figli, estinguendo la dinastia. Dopo la morte di Gaston, Helene si dedica alla sua maggiore passione: la musica, e invita in villa i maggiori musicisti presenti in zona per appassionanti pomeriggi e serate musicali. Morì presumibilmente nel 1934. Non essendovi eredi, la villa di Rimini venne acquistata dal principe Mario Ruspoli e successivamente da Attilio Castiglioni e da Luigi Annibali e Piero Reggini. Ora è sede sontuosa e favolosa cornice per importanti convegni ed eventi di alto livello.

[modifica] L'esperienza cagliaritana

Nel 1921, ancora in servizio presso il Liceo Rossini di Pesaro, fu offerto ad Alessandro il posto di insegnante di pianoforte e composizione a Cagliari: si trattava di una offerta interessante, tanto che Alessandro chiese ed ottenne l'aspettativa dal liceo Rossini e si trasferì in Sardegna, per fondare nel capoluogo il nuovo Civico Istituto Musicale (oggi Conservatorio) ed esercitare l'insegnamento di pianoforte e composizione. Fondò anche il Trio Cagliaritano, con il quale si esibì in fortunati concerti. Ma soltanto l'anno successivo dovette abbandonare Cagliari stretto dalle pressioni che l'Amministrazione del Liceo pesarese gli rivolgeva ed ancor più dalle preoccupanti condizioni di salute della moglie Ida.

[modifica] Di nuovo a Pesaro

Tornò a Pesaro, dove negli anni successivi fu solito anche frequentare il monastero di Fonte Avellana, nel quale amava ritirarsi per riposare, studiare e dedicarsi alle sue composizioni.

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«Alessandro Peroni è un maestro in tutto il significato della parola: noi che sappiamo con quale competenza, con quale conoscenza e con quale passione eserciti il suo ministero, non possiamo che ancora una volta congratularci sinceramente con chi ha saputo sceglierlo per direttore del nostro Istituto Musicale per l'avvenire del quale il suo nome rappresenta una garanzia assoluta di successo. Mercoledì sera nei due trii summenzionati che, quasi potrebbero chiamarsi concerti per pianoforte, tanto preponderanti sono le parti affidate a tale istrumento, il Peroni ha saputo mettere in mostra tutta la sua valentia; il pubblico era entusiasmato e non si sentiva negli intermezzi che un inno di lodi al suo indirizzo: a queste lodi noi ci associamo pienamente siano pur esse rivolte all'esecutore meraviglioso, al concertatore che, coadiuvato dai valentissimi compagni, ci ha saputo dare due esecuzioni magnifiche.»
(da "Il Corriere di Sardegna", aprile 1922)

[modifica] Il periodo della guerra

Venne la tempesta della seconda guerra mondiale, e nel 1944, avvicinandosi troppo pericolosamente il fronte di combattimento, Alessandro lasciò Pesaro per trasferirsi con la famiglia a Santa Maria Maggiore di Novara. A posteriori possiamo dire che fu una decisione fortunata, perché la casa di Soria fu colpita dal bombardamento navale alleato del 1944, e fu così che la trovò il figlio Leonardo quando raggiunse Pesaro con un avventuroso viaggio. Purtroppo, però, in quello stesso anno gli venne a mancare la moglie Ida. Dopo quel triste evento, Alessandro risiedette a Gallarate fino al 1950, anno in cui col figlio Leonardo acquistò un doppio appartamento a Milano e vi si trasferì.

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«Nel 1940, chiesto all'Amministrazione del Liceo Musicale Rossini di Pesaro di ritirarmi dall'insegnamento e quindi di liquidarmi la pensione, ho rinunciato a qualsiasi impegno professionale dedicandomi esclusivamente alla revisione e modificazione dei molti miei lavori rimasti sospesi e incompiuti, quando nel luglio del 1943, visto l'approssimarsi della guerra, decisi, con mia moglie, di abbandonare Pesaro e la nostra villetta pur munendoci del necessario, onde affrontare il periodo di sfollamento a Santa Maria Maggiore di Novara che durò a tutto il 1944 e dove purtroppo perdetti la mia cara consorte in seguito a lunga e torturante malattia!...»
(da uno scritto personale di Alessandro Peroni)

[modifica] Gli ultimi anni

Negli ultimi anni della sua lunga vita Alessandro ritornò spesso a Pesaro per ritrovare i suoi luoghi cari ed i fratelli Luigi e Vincenzo. Durante l'estate era solito occupare insieme ai suoi cari la casa di Soria alta, che nel frattempo era stata ricostruita sul modello della precedente. Fu nell'autunno del 1955, in particolare, che Alessandro volle dedicare un soggiorno pesarese ad un itinerario caro alla sua memoria. Accompagnato dal figlio Leonardo, dal nipote Sergio e da Mario, figlio del fratello Vincenzo, ritrovò le vecchie vie della gioventù e i luoghi della maturità professionale. Con il piacere che può provare un uomo dotato di sensibilità artistica e di grande umanità, rivide il conservatorio Rossini e le vecchie strade del centro tante volte percorse a piedi per recarsi a far lezione; si spinse fino alla cara Fonte Avellana, monastero nel quale aveva amato ritirarsi per riposare, studiare e comporre; ma soprattutto rivide la sua Mondavio, concedendosi a lei incondizionatamente e senza fretta, cercando di riassaporarne l'atmosfera, gli odori... ed anche i sapori, a giudicare dall'entusiastico commento della sua mano ormai tremolante sul retro di una foto. Quando mancò, nove anni dopo, il 9 aprile del 1964 all'età di quasi novant'anni, Mondavio non aveva dimenticato il suo musicista: la notizia fu riportata dalla stampa locale e successivamente ad Alessandro furono intitolate la banda musicale cittadina ed una via.

[modifica] Composizioni

Alessandro Peroni ha lasciato una discreta produzione musicale: oltre 250 composizioni originali, molte delle quali pubblicate. Tutto il materiale, composto da manoscritti originali autografi, copie e spartiti a stampa, fu donato dagli eredi alla Scuola comunale di musica di Mondavio, a lui intitolata.

  • 1894 Serenatella, Danza campestre, Il maestro di Cavallara
  • 1901 Marcia trionfale della Aida - trascrizone per corpo bandistico

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