Attone
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Attone, fu vescovo di Vercelli fra il 925 e il 960.
Il vescovo Attone fu peraltro un personaggio storico di un certo rilievo per la sua attività pastorale diretta contro i residui del paganesimo ancora molto vivi, all’inizio del X secolo, nelle campagne dell’Italia settentrionale. Note sono le sue invettive contro le pratiche superstiziose ed i residui culti pagani che si compivano alle calende di marzo o in occasione della festa di San Giovanni Battista, quando vi erano donne (dal vescovo definite meretriculae) che, di notte, si radunavano intorno alle fonti per intonare canzoni oscene e compiere riti “nefandi” quali la diffusa usanza del battesimo delle erbe e delle frasche. Tali riti naturalistici connessi al culto celtico dell' albero sacro, ci rivelano come il nocciolo di tali credenze fosse sorprendentemente pervenuto, in gran parte intatto, alle soglie del Medioevo.
Attone è altresì noto, perché con le proprie ultime volontà il vescovo di Vercelli avrebbe donato nell’anno 948 al capitolo maggiore della Chiesa metropolitana di Milano le due valli di “Bellenica et Lebentina”, ossia le attuali valli Leventina e Blenio nel Cantone Ticino, dando così vita a un enclave di rito ambrosiano nell’Alto Ticino in territorio dell'allora diocesi di Como.
La figura di Attone è comunque trasmigrata anche nella coscienza della popolazione delle Valli ambrosiane ticinesi. A Giornico, ad esempio, la leggenda vuole che il presunto donatore delle Tre Valli al Capitolo del Duomo di Milano abbia soggiornato nell’antica torre sita nel nucleo del paese.