Brahmi
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La scrittura brahmì [lipi], o brahami) è una antica scrittura asiatica, che ebbe grande diffusione e che è considerata la progenitrice della scrittura odierna delle aree intorno alla penisola indiana.
Le sue origini sono raccontate da interessanti relati tradizionali che in genere la vorrebbero creata da Brahma; alcune versioni ipotizzano inoltre che l'uomo abbia ad un certo punto dimenticato questa scrittura e che VyÄsa, figlio di Parasara, opportunamente ispirato da Brahma, l'abbia nuovamente concepita.
È stato notato come nell'antico induismo non si avesse una figura sacrale, né una deità , che tutelasse la scrittura, mentre ce n'erano per molte altre materie e nonostante la scrittura, pare acclarato, fosse ampiamente diffusa a partire dal V secolo a.C..
Circa la formazione di questa scrittura, si sono formulate diverse ipotesi che rispettivamente indicano che sia indigena, ovvero che sia derivata da un alfabeto semitico (ipotesi considerata prevalente); tra coloro che propendono per una provenienza semitica, si distingue inoltre se il maggior apporto derivasse dal semitico meridionale, dall'aramaico, dal fenicio o dal greco. Fra coloro che invece privilegiano l'ipotesi autoctona, vi sono studiosi che la riferiscono ad un prototipo caratterizzante la vallata dell'Indo e chi invece apre alla possibilità di contatti ed influssi dall'esterno.
Si ritiene che gli alfabeti «devanagari», «punjabi», «tailandese», «telugu», «birmano», «malayalam», «oriya», «singalese», e molti altri nell'India e nell'Asia sudorientale, abbiano avuto origine da questa scrittura.