Camera oscura
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La camera oscura (o camera ottica) è un dispositivo ottico la cui invenzione è alla base di tutta la tecnica fotografica. Non a caso gli apparecchi per riprese fotografiche ancora sono chiamati camere: le prime camere oscure erano infatti delle vere stanze abitabili al cui interno i pittori e gli scienziati lavoravano. Una camera oscura può essere composta da una semplice scatola chiusa con un piccolo foro (stenopeico) su un lato che lasci entrare la luce. Questa luce proietta sul lato opposto all'interno della scatola l'immagine capovolta di quanto si trova avanti al foro. Più il foro è piccolo e più l'immagine risulta nitida e definita. Il pregio maggiore di una camera così semplice è che tutti gli oggetti sono perfettamente a fuoco, a prescindere dalla loro distanza dal foro: in altre parole il foro stenopeico si comporta come un obiettivo che non ha una sua lunghezza focale specifica. L'altro verso della medaglia è che il foro lascia passare pochissima luce, per cui si possono fotografare solo oggetti immobili. Nelle fotocamere reali, il foro è sostituito da un obiettivo, corredato di dispositivi per il controllo dell'apertura e della messa a fuoco: sul piano su cui si proietta l'immagine è collocata la pellicola fotografica da impressionare o, nel caso di apparecchi digitali, il sensore.
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[modifica] Camera oscura per sviluppo fotografico
Si dice camera oscura anche la stanza, scura o illuminata da una lampada di sicurezza che emette luce inattinica rossa o giallo-verde, in cui si sviluppano, fissano e stampano fotografie. A causa dei materiali pancromatici utilizzati lo sviluppo della pellicola o della lastra deve essere fatto nel buio totale. L'attrezzatura per una camera oscura comprende generalmente un ingranditore, eventualmente un torchietto per stampe per contatto, vaschette per il trattamento delle carte in bianco e nero, pinze per manipolare la carta, tamburo per le stampe a colori, tank a tenuta di luce per lo sviluppo e fissaggio dei negativi. Necessaria anche una dotazione di carta fotografica e di prodotti chimici, che però è consigliabile conservare separatamente.
[modifica] Storia della camera oscura
Lo studio della camera oscura è molto antico: il primo scienziato ad occuparsene, nel secolo XI, con largo anticipo sugli studi successivi, fu l'arabo Alhazen. I suoi studi sui raggi luminosi e sulla teoria della visione furono tradotti dal monaco Vitellione nell'opera "Opticae thesaurus Alhazeni arabis". Il 24 gennaio 1544 Gèmma Rainer, detto Frisius, un fisico olandese, osservò l'eclisse di Sole proprio per mezzo di una camera oscura. Anche Leonardo la studiò, anzi arrivò a proporre di dotare il foro di una lente, cosa che fece Gerolamo Cardano. Nella sua opera del 1568, "Pratica della prospettiva", Daniele Barbaro descrisse una camera oscura con lente, che permetteva lo studio della prospettiva. Da allora le camere oscure furono largamente utilizzate dai pittori nell'impostazione di quadri con problemi prospettici: alcuni quadri del Canaletto pare siano stati dipinti col suo ausilio. Anche Antonio Vallisneri possedeva una camera ottica nella propria collezione. Fin dall'inizio inoltre fu previsto di usare la camera oscura anche come lanterna magica, cioè come una sorta di proiettore di diapositive.
[modifica] Voci correlate
Prospettiva (geometria descrittiva)
[modifica] Collegamenti esterni