Città fondate durante il fascismo
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Durante il fascismo furono fondate ed inaugurate alcune nuove città, diversi centri urbani e numerosi villaggi agricoli in alcune zone d'Italia e nelle colonie africane italiane.
I nuovi centri avevano uno scopo economico e sociale in quanto costituivano i centri propulsivi dello sviluppo (agricolo o industriale, a seconda dei casi) di zone precedentemente poco o nulla abitate, come l'Agro Pontino e il Metapontino. Molti sorsero in aree agricole appena bonificate o espropriate al latifondo, altre come città di minatori, come quelle in Sardegna e in Istria. La fondazione di nuovi centri costituì rapidamente una operazione di grande valenza propagandistica per il regime, nonostante le primissime fondazioni (fra tutte quella di Littoria) si fossero svolte in un clima di contrasto e con la parziale contrarietà dello stesso Mussolini, fautore inizialmente di una politica e di una propaganda radicalmente anti-urbana, successivamente passata a posizioni piu moderate.
In ogni caso le nuove fondazioni avevano un carattere rurale e di cittadine in linea con l'ottica di fascista di un ritorno alla terra e alla civiltà contadina da preferire alla grande urbanizzazione. Effettivamente dietro a questa motivazione idealistica sussisteva la maggiore facilità di controllare piccoli gruppi di persone rispetto alle grandi masse delle città, e allo stesso tempo di poterne catturare il consenso.
[modifica] Architettura
Spesso i nuovi centri, specie i piu grandi, erano costruiti basandosi su schemi simili, che prevedevano spesso una piazza centrale, spesso una Torre Littoria e tutto intorno gli edifici pubblici principali, quali spesso la casa comunale, la chiesa, la casa del fascio, la caserma della milizia, l'ufficio postale, la scuola, ed altro. Intorno a questo nucleo centrale si estendevano, nei centri piu grandi, i quartieri abitati veri e propri, oppure nei centri rurali, le campagne appoderate.
Lo stile architettonico è vario: risaltano le realizzazioni in stile razionalista, privo di ornamentazioni architettoniche se non i simboli del regime (aquile e fasci) in altorilievi sui muri o sulle pavimentazioni, ma anche il futurismo italiano, lo stile liberty, il nazional-razionale, nonché lo stile rurale tradizionale. Nel progetto dei centri piu importanti operarono i principali architetti italiani dell'epoca.
[modifica] Popolamento
Il popolamento delle nuove città veniva pianificato in ragione delle dimensioni dell'area, e della funzione produttiva principale prevista per l'area. In particolare, per le aree rurali, si parla di colonizzazione, specialmente nel caso di aree ex paludose, o ex latifondistiche, appoderate secondo il modello a poderi diffusi. Queste nuove aree rurali sono state popolate principalmente da immigrati provenienti da zone dell'Italia settentrionale caratterizzate da un'agricoltura tradizionale più avanzata, ma depresse dalla crisi economica: in particolare da Friuli, Veneto, Emilia, Romagna e Marche; ma anche da famiglie autoctone o prossime dell'area appoderata, questo in maniera particolare per le bonifiche dell'Italia meridionale, ossia del foggiano, del Metapontino e del latifondo siciliano.
[modifica] Città principali
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Per approfondire, vedi le voci Elenco delle città fondate durante il fascismo per regione e Elenco delle città fondate durante il fascismo per data di fondazione. |
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