Istria
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L'Istria (in croato ed in sloveno Istra) è la più grande penisola del Mare Adriatico (superficie: circa 3.500 km²).
La maggior parte dell'Istria appartiene attualmente alla Croazia. Una piccola parte, che comprende le città costiere di Isola d'Istria (Izola), Portorose (Portorož), Pirano (Piran) e Capodistria (Koper), rientra invece nel territorio della Slovenia. Una parte minima della penisola (limitata all'incirca ai territori del comune di Muggia e di San Dorligo della Valle/Dolina) si trova in territorio italiano.
La costa occidentale dell'Istria è lunga 242,5 km e con le isole 327,5 km. La costa orientale è lunga 202,6 km e con gli isolotti raggiunge i 212,4 km. La lunghezza totale della costa è 445,1 km (la costa frastagliata è lunga il doppio della rete stradale).
Indice |
[modifica] Città
Città importanti dell'Istria sono:
- Muggia (Milje)
- Capodistria (Koper)
- Pirano (Piran)
- Pola (Pula)
- Parenzo (Poreč)
- Rovigno (Rovinj)
- Pisino (Pazin)
- Albona (Labin)
- Montona (Motovun)
- Pinguente (Buzet)
- Buie (Buje)
- Umago (Umag)
- Abbazia (Opatija) (Amministrativamente fa parte del Quarnaro)
Importanti sono anche le piccole città di Colmo (Hum) e Rozzo (Roč) e San Dorligo della Valle (Dolina).
[modifica] Storia
[modifica] L'Istria preromana e romana
Il nome deriva dalla tribù illirica degli Histri, che Strabone menzionò come abitanti di questa regione. Gli Histri (o Istri) diedero vita insieme ai Liburni, ai Giapidi, ai Carni e ad altri gruppi etnici di minore importanza, alla cultura dei Castellieri. I Romani li descrissero come una tribù feroce di pirati dell'Illiria, protetta dalla difficoltà di navigazione delle loro coste rocciose. Occorsero ai romani due campagne militari per soggiogarli nel 177 a.C.. Augusto creo' numerose colonie di legionari in Istria, allo scopo di proteggere i confini orientali dell' Italia romana dai barbari. Secondo lo storico Theodor Mommsen, l'Istria era completamente latinizzata nel secolo V.
[modifica] Il Medioevo
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, l'Istria venne saccheggiata dai Goti e dai Longobardi, quindi passò sotto il controllo di Bisanzio (538) e in questo periodo storico si sviluppò un dialetto del ladino parlato dagli abitanti della Istria settentrionale (nell'Istria meridionale si sviluppò l'Istrioto). La zona istriana fu annessa al Regno Franco da Pipino III (789) diventando una Marca quindi successivamente controllata dai duchi di Merano, dal duca di Baviera, dai duchi di Carinzia e dal patriarca di Aquileia. Nel 933, con la pace di Rialto, Venezia ottenne un primo riconoscimento del diritto di navigare e commerciare lungo le coste istriane: in questo periodo storico popoli italici si trasferirono sulla costa della zona e vi furono alcuni insediamenti di popoli slavi nella parte interna istriana.
[modifica] Periodo veneziano
L'Istria divenne quasi tutta territorio della Repubblica di Venezia dal 1420 fino alla sua caduta ad opera di Napoleone nel 1797.
Durante i primi secoli dell'epoca moderna, l'Istria fu devastata da guerre e pestilenze; per tale motivo la Repubblica di Venezia ripopolò l'interno della regione con coloni di diverse etnie slave (oltre che greci e albanesi), trasferiti dagli altri suoi possedimenti.
Nei secoli XIV-XVI numerosi pastori romeni si rifugiarono in Istria dalle invasioni ottomane, e (mescolandosi con i discendenti dei locali ladini, secondo Antonio Ive[1]) formarono una popolazione di lingua istrorumena, tuttora presente a Seiane e nelle vallate intorno al Monte Maggiore dell'Istria.
L'Istria assunse così la sua caratteristica composizione etnica, con la costa ed i centri urbani di lingua istro-veneta e le campagne abitate prevalentemente da slavi e da altre popolazioni di origine balcanica.
[modifica] Periodo napoleonico
A seguito del trattato di Campoformio l'Istria assieme a tutto il territorio della Repubblica di Venezia fu ceduta agli Asburgo d'Austria. Dal 1805 al 1813 fu sotto alla diretta dominazione di Napoleone. Dal 1805 al 1808 fece parte del Regno d'Italia napoleonico ed in seguito fu inserita nelle Province Illiriche, direttamente annesse all'Impero francese.
[modifica] Dominazione asburgica
Nel 1814 l'Istria tornò sotto la dominazione degli Asburgo. Nel 1825 l'Impero austriaco costituì la provincia istriana, che nel 1861 divenne autonoma con propria dieta a Capodistria (Marchesato d'Istria).
Durante la dominazione asburgica l'Istria era abitata da italiani, croati, sloveni e gruppi minori di valacchi/istro-rumeni e serbi.
Secondo il censimento austriaco del 1910, su un totale di 404.309 abitanti dell'Istria, si ebbe la seguente ripartizione:
- 168.116 (41.6%) parlavano croato o serbo
- 147.416 (36.5%) parlavano italiano
- 55.365 (13.7%) parlavano sloveno
- 13.279 (3.3%) parlavano tedesco
- 882 (0.2%) parlavano romeno
- 2.116 (0.5%) parlavano altre lingue
- 17.135 (4.2%) erano cittadini stranieri a cui non era stato chiesta la lingua madre (molti di loro erano cittadini italiani).[2]
Bisogna precisare che questi dati si riferiscono al marchesato d'Istria, che comprendeva anche aree fuori dalla penisola istriana, come quelle di Castelnuovo d'Istria (abitata prevalentemente dagli sloveni), Castua (abitata prevalentemente dai croati) e le isole di Cherso e Lussino (la cui popolazione era a metà italiana, a metà croata)e Veglia (la cui popolazione era per la gran parte croata). Per questa ragione i dati vennero criticati da storici e linguisti italiani come Matteo Bartoli.
Nel XIX secolo si svilupparono i movimenti nazionali italiano, croato e sloveno. Con la nascita di questi movimenti cominciarono i primi attriti fra gli italiani da una parte e gli slavi dall'altra, in quanto ciascun gruppo ambiva all'annessione della regione alla rispettiva madrepatria. L'Istria era una delle terre reclamate dall'irredentismo italiano. Gli irredentisti sostenevano che il governo Austro-ungarico incoraggiasse l'immigrazione di ulteriori slavi nella regione per contrastare il nazionalismo degli italiani.
Importante fu il trasferimento da Venezia a Pola, della principale base della Marina Austriaca. Tale decisione fu presa e seguito della insurrezione di Venezia nel 1848-49. In pochi anni Pola ebbe uno sviluppo tumultuoso, passando da poche centinaia di abitanti ai 30-40.000 di fine '800.
Notevoli furono i benefici sull'economia della penisola, che, negli ultimi anni del dominio asburgico prosperò, grazie anche al turismo balneare proveniente dalle regioni dell'Impero.
[modifica] Tra la prima e la seconda guerra mondiale: l'Istria in Italia
A seguito della vittoria italiana nella prima guerra mondiale con il trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919) e il trattato di Rapallo (1920) divenne parte dell'Regno d'Italia.
Con l'avvento del fascismo cominciò una politica d'italianizzazione forzata, secondo quanto sostenuto dallo storico Seton-Watson «principalmente come reazione a quella favorevole agli slavi attuata nel secolo precedente dall' Impero Asburgico e da nazionalisti slavi come Vasa Cubrilovic.»[3] La politica d'italianizzazione forzata non riguardò la sola minoranza slava in Istria.
Alcune osservazioni sulla carta etnografica riportata a lato, relativa al censimento italiano del 1921. Alcuni dei valori riportati (colori) non sono corretti perché non tengono conto delle anomalie di questo censimento dove moltissimi croati istriani si definirono italiani; due casi visibili sulla cartina a mo' d’esempio: - Briani, (macchia isolata colorata di rosso al centro-est istriano) frazione di Fianona nel 1921 contava 605 italiani dichiarati su un totale di 655 persone, mentre nei tre censimenti precedenti tale presenza era nulla.- Sanvincenti discorso simile a Briani: nel 1921 veniva registrata la presenza di 2.566 italiani contro 3.105 abitanti, mentre nei censimenti precedenti la loro presenza variava da 430 italiani nel 1880 a 615 nel 1910 (crescita naturale). Conclusione: la cartina non è rappresentativa della reale presenza italiana nel 1921, andrebbe corretta anche in base a quanto fece lo Schiffrer.
Durante la seconda guerra mondiale a causa dell'occupazione della Jugoslavia da parte delle potenze dell'Asse le relazioni fra italiani e slavi peggiorarono ulteriormente.
A seguito degli avvenimenti dell'8 settembre del 1943 la comunità italiana restò in balia di tedeschi e iugoslavi. La regione fu occupata per un breve periodo dai partigiani titini, e fu quindi occupata dai tedeschi che la annetterono al Terzo Reich, all'interno del cosiddetto Adriatisches Küstenland.
Nell'aprile e maggio del 1945 l'Istria fu rioccupata dai partigiani comunisti di Tito.
[modifica] Il dopoguerra
Dopo la fine della seconda guerra mondiale con il trattato di Parigi (1947), l'Istria venne assegnata alla Jugoslavia, con l'eccezione della parte nord occidentale, che formava la Zona B del Territorio libero di Trieste. La zona B rimase sotto amministrazione iugoslava e dopo la dissoluzione del Territorio Libero di Trieste nel 1954 (memorandum di Londra), fu di fatto incorporata alla Jugoslavia. Tale annessione fu ufficializzata col trattato di Osimo (1975). Solo la piccola città di Muggia, facente parte della Zone A, rimase all’Italia.
Durante e poco dopo la seconda guerra mondiale un gran numero di italiani fu ucciso nel massacro delle foibe, sia in Istria che nel Carso triestino. Negli anni del dopoguerra il terrore provocato dal massacro, seguito da una dura repressione delle autorità iugoslave, provoco la fuga di quasi tutti gli italiani. Nel 1956, quando l’ultima ondata dell’esodo fu completata, l’Istria aveva perduto metà della sua popolazione e una gran parte della sua identità sociale e culturale.
Il dramma degli italiani dell’Istria fu fortemente visibile nell’esodo da Pola. Fra il dicembre del 1946 e il settembre del 1947, la città fu abbandonata da 28.000 dei suoi 32.000 abitanti. Molti di loro partirono in conseguenza della firma del trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, che cedette Pola alla Jugoslavia. In un impeto di disperazione, alcuni esuli giunsero a disseppellire dai cimiteri i propri morti, portandoli con sé. L'esodo da Pola, l'unico esodo organizzato dall'Istria, ebbe una vasta eco sulla stampa nazionale italiana ed internazionale.
Dopo l'esodo, le aree rimaste spopolate furono ripopolate con croati e sloveni e, in minor numero, con popolazioni di altre nazionalità iugoslave, come serbi e montenegrini.
Nel 1991 la Slovenia e la Croazia dichiararono l'indipendenza, rompendo così la plurisecolare unità politica dell'Istria.
[modifica] La comunità italiana in Istria
Nel drammatico contesto storico della fine della II guerra mondiale, nella regione triestina, istriana, fiumana e dalmata 4.000-17.000 persone vennero uccise (ma sul numero effettivo della vittime vi sono aspri dibattiti). A causa del terrore provocato dai massacri e delle vessazioni del governo iugoslavo, circa il 90% della popolazione italiana lasciò la propria terra. Le stime dei profughi variano dalle 200.000 alle 350.000 persone (comprese Fiume e la Dalmazia). Per commemorare questi drammatici eventi dal 2005 è stato istituito in Italia un Giorno del ricordo il 10 febbraio (anniversario della ratifica del trattato di pace).
Fra gli esuli istriani divenuti famosi si ricordano:
- Alida Valli (Alida Maria Laura Altenburger baronessa von Marckenstein und Frauenberg), attrice.
- Laura Antonelli (Laura Antonaz),attrice.
- Nino Benvenuti, pugile.
- Fulvio Tomizza, scrittore.
- Ottavio Missoni, stilista e atleta.
- Sergio Endrigo, cantante.
- Agostino Straulino e Nicolò Rode, velisti.
- Mario Andretti, pilota automobilistico.
- Antonio Marceglia e Spartaco Schergat, incursori della marina, medaglie d'oro al V.M.
- Leo Valiani, politico e scrittore
Nel 1954, l'esodo era pressoché concluso e le persecuzioni cessarono. Agli italiani superstiti furono a quel punto concesse delle tutele. In molte città dell'Istria fu introdotto il bilinguismo (sloveno-italiano o croato-italiano); la bandiera della comunità italiana (il tricolore italiano con la stella rossa) poté essere esposto sugli edifici pubblici e nelle cerimonie. Agli italiani fu concesso di avere propri periodici e una propria radiotelevisione; venne inoltre garantito il diritto a ricevere l'istruzione nella propria lingua. Tra i pochi cittadini di etnia italiana che decisero di restare in Istria negli anni dei drammatici eventi bellici ricordiamo l'allora giovane comunista e partigiano Ligio Zanini che quando abbandonò la lega comunista iugoslava non aderendo alla dittatura titoista fu recluso per tre anni, dal 1949 al 1952, nel famigerato gulag dell'Isola Calva ossia Goli Otok; poi Zanini, che mai si spostò dall'Istria e insegnò letteratura italiana in una scuola istriana, è divenuto noto come poeta in istrioto di Rovigno e scrittore in lingua italiana.
Dopo la disintegrazione della Jugoslavia, la Slovenia indipendente confermò senza problemi le medesime tutele. In Croazia, a causa della recrudescenza del nazionalismo fomentato dal partito nazionalista (HDZ) di Franjo Tuđman (artefice dell'indipendenza), vi furono numerosi tentativi per limitare i diritti degli italiani e le specificità dell'Istria. Gli istriani di ogni etnia reagirono fondando la Dieta Democratica Istriana, un partito multietnico che si batté per un'autonomia dell'Istria nell'ambito della Croazia. Con la sconfitta del partito nazionalista croato, vennero finalmente riconosciute agli italiani le tutele di cui già godevano sotto la Jugoslavia.
[modifica] Etnie
Come accade in molte regioni di confine, i concetti di etnia e di nazionalità mostrano i loro limiti anche quando vengono applicati alla regione giuliana (comprendente Trieste, Gorizia, Istria e Fiume). Spesso si usano i termini "Italiano", "Croato", "Sloveno" ed "Istrorumeno" per descrivere l'appartenenza etnica dei giuliani. Nella realtà questi aggettivi sono molto sfumati e sono spesso solo dei sentimenti di appartenenza, che possono esistere anche in assenza degli attributi linguistici, culturali e storici. Talvolta sono il risultato di una scelta personale: per fare un esempio il celebre patriota triestino Guglielmo Oberdan, era di famiglia slovena e si chiamava Oberdank. Si riscontrano molti casi di famiglie che si sono spezzate in rami "italiani" e "slavi" (anche a livello di fratelli e cugini) a seconda delle vicende personali.
Nel contesto istriano, la parola "italiano" può riguardare sia un discendente di quegli italiani trasferitisi durante il fascismo, sia un autoctono di lingua veneta o istrioto. In quest'ultimo gruppo a volte potevano essere inclusi anche i discendenti di quei contadini slavi che adottarono la lingua e la cultura della borghesia italiana, quando dalla campagna rurale si trasferirono nelle città che erano a maggioranza "italiana".
Discorsi analoghi possono essere fatti per gli slavi, le cui origini sono ancora più variegate.
Ignorando questa situazione, le diverse potenze nazionali hanno sempre censito gli istriani solo in base alla parlata.
Andando incontro alla vera natura dell'Istria, molti istriani tendono oggi a considerarsi semplicemente "istriani", senza nessun altro ulteriore sentimento nazionale.
È diffuso a tutti i livelli un sentimento di insofferenza verso il governo centrale di Zagabria o Lubiana e di "diversità" rispetto al resto della Croazia o Slovenia.
[modifica] Dialetti
Gli Italiani d'Istria parlano due distinti dialetti autoctoni: l'istroveneto e l'istrioto, entrambi derivanti da lingue romanze in parte già presenti prima della dominazione veneziana.
Fra i croati istriani è prevalentemente usato il dialetto ciaciavo e in minor misura lo stokavo
[modifica] Istrorumeni
In Istria sopravvive una piccola comunità di 300-1500 persone[4] parlanti la lingua istrorumena, i Ciribiri a Valdarsa nella piana dell'Arsa e i Cici a Seiane (Ciceria) (oggi presenti anche nelle città istriane, come Albona e Pola), discendenti dei pastori valacchi o arumeni, un tempo molto più numerosi, probabilmente insediatisi in questi territori nel XV o XVI secolo (benché la prima menzione dei valacchi in Istria risalga al XII secolo). Ervino Curtis scrive a proposito:
Al giorno d'oggi, la loro lingua e cultura e la loro stessa identità etnica sono a serissimo rischio d'estinzione a causa del secolare processo di assimilazione all'etnia croata e slovena (processo di slavizzazione, solo in parte naturale), ma anche a causa dello scarso interesse e della mancanza di tutela di questo popolo di lingua neolatina da parte delle istituzioni croate.
Nel 1921 Andrea Glavina, un politico e scrittore soprannominato l'apostolo degli istrorumeni, ottenne dal Regno d'Italia la creazione della prima scuola in lingua istrorumena e dell'unico comune istrorumeno, Valdarsa. Nel 1947 quando l'Istria passò dall'Italia alla Iugoslavia, la dittatura di Tito annullò tali concessioni.
[modifica] Informazioni generali
[modifica] Istria croata
[modifica] Regione Istriana
- Posizione: la Regione Istriana è la contea più ad ovest della Croazia.
- Superficie: 2.820 km²
- Numero di abitanti: 206.344 (censimento 2001)
- Fiumi: Dragogna (Dragonja), Quieto (Mirna), e Arsa (Raša)
- Centro amministrativo: Pisino (Pazin), 9.000 abitanti
- Centro economico: Pola (Pula), 59.000 abitanti
- Lingue ufficiali: croata, italiana
- Lingue materne: 183.636 serbocroata (89,00%), 15.867 italiana (7,71%), 1.894 slovena (0,92%), 1.877 albanese (0,91%), 655 sconosciuta (-) (censimento 2001)
- Composizione etnica: 148.328 croati (71,88%), 14.284 italiani (6,92%), 6.613 serbi (3,20%), 3.077 bosniaci (1,49%); 8.865 istriani (4,30%), 13.113 non dichiarati (6,35%) (censimento 2001)
- Valuta: la kuna croata (kn).
[modifica] Regione litoraneo-montana (parte istriana)
- Divisione amministrativa: comuni di Abbazia (Opatija), Laurana (Lovran), Mattuglie (Matulji), e Val Santamarina (Mošćenička Draga)
- Superficie: 310 km²
- Numero di abitanti: 28.891 (censimento 2001)
- Lingua ufficiale: croata
- Lingue materne: 27.440 croata (95,29%), 554 slovena (1,93%), 278 italiana (0,97%), 125 sconosciuta (-) (censimento 2001)
- Composizione etnica: 25.398 croati (88,33%), 657 serbi (2,28%), 556 sloveni (1,93%), 287 italiani (1,00%), 1.032 non dichiarati (3,59%) (censimento 2001)
- Valuta: la kuna croata (kn).
[modifica] Istria slovena
- Divisione amministrativa: comuni di Capodistria (Koper), Isola d'Istria (Izola) e Pirano (Piran)
- Superficie: 384 km²
- Numero di abitanti: 78.846 (censimento 2002)
- Lingue ufficiali: slovena, italiana
- Lingue materne: 56.482 slovena (75,13%), 13.579 serbocroata (18,08%), 2.853 italiana (3,80%), 3.669 sconosciuta (-)
- Composizione etnica: sloveni (68,4%), croati (4,8%), serbi (3,4%), bosniaci (2,5%), italiani (2,3%), istriani (1,5%), albanesi (0,6%), altri (18,0%) (censimento 2002)
- Valuta: dal 2007 è l'Euro, in precedenza era il tallero sloveno (tolar)
[modifica] Istria italiana
[modifica] Comune di San Dorligo della Valle/Dolina
- Numero di abitanti: 6.025 (Anagrafe Comunale 31.12.2004)
- Lingua ufficiale: italiana (secondo lo statuto nell'attività del Comune è garantita pari dignità sociale alla lingua slovena)
- Gruppi linguistici d'appartenenza: 4.009 sloveni (70,5%), 1.659 italiani (29,2%), 15 altri (0,3%) (censimento 1971, popolazione 5.683)
- Valuta: l'Euro
[modifica] Comune di Muggia
- Numero di abitanti: 13.208 (Anagrafe Comunale 31.12.2004)
- Lingua ufficiale: italiana
- Gruppi linguistici d'appartenenza: 12.424 italiani (94,8%), 623 sloveni (4,8%), 57 altri (0,4%) (censimento 1971, popolazione 13.104)
- Valuta: l'Euro
[modifica] Cronologia dell'Istria e della Venezia Giulia
- 24 maggio 1915 - L'Italia entra nella Prima guerra mondiale contro l'Austria. L'Istria e la Venezia Giulia fanno parte della provincia austriaca del Litorale Adriatico, Fiume è città libera sotto il controllo ungherese. Oltre duemila irredentisti giuliani,istriani,dalmati e trentini disertano l'esercito austriaco per indossare il grigioverde, tra questi Nazario Sauro di Capodistria, Cesare Battisti di Trento, Francesco Rismondi di Spalato e Fabio Filzi di Pisino
- 4 novembre 1918 - L'Austria firma l'armistizio con l'Italia
- 8 settembre 1920 - 25 dicembre 1920 - D'Annunzio occupa Fiume partendo con 7000 volontari da Ronchi, presso Gorizia, nel "Natale di Sangue" truppe regolari dell'esercito guidate dal generale Enrico Caviglia battono D'Annunzio
- 12 novembre 1920 - Trattato di Rapallo lo Fiume è dichiarata dalla Jugoslavia e dall'Italia città libera, l'Italia inoltre ottiene l'Istria, Zara e le isole di Cherso, Lussino, Lagosta e Pelagosa
- 19 gennaio 1922 - Viene fondata in Istria la città di Valdarsa (oggi Šušnjevica), l'unico comune dell'Istria abitato da istrorumeni che raggiunse i 3000 abitanti nel 1942
- 28 ottobre 1922 - Marcia su Roma e ascesa al potere del fascismo
- 7 novembre 1922 - Un decreto sopprime i commissari delle nuove provincie, accusati di essere troppo vicini alla minoranza slava; vengono create le province di Gorizia, la Trieste, Pola, e la provincia di Zara
- 1927 - Patti di Roma tra Mussolini e lo jugoslavo Nikola Pasić: lo Stato libero di Fiume viene diviso: 2/3 dello stato passano all'Italia, il resto (il quartiere di Porto Barros) alla Jugoslavia
- 17 aprile 1939 - L'Italia invade l'Albania, la Jugolavia è accerchiata dall'Asse
- 10 giugno 1940 - L'Italia entra nella Seconda guerra mondiale
- 7 aprile 1941 - Il Regno di Iugoslavia viene invaso dalla truppe dell'Asse, L'Italia ottiene la Carniola (provincia di Lubiana), alcune isole della Dalmazia, parte della Dalmazia e Cattaro, più parte del Kosovo e della Macedonia che passa all'Albania(Italia) e il protettorato su Regno di Croazia
- 9 settembre 1943 - Il Regno d'Italia esce sconfitto dalla Seconda guerra mondiale e la Germania di Adolf Hitler occupa l'Istria, che diventa teatro di una feroce guerra partigiana.
[modifica] Note
- ↑ Antonio Ive, I dialetti ladino-veneti dell'Istria
- ↑ La fonte: I censimenti della popolazione dell'Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune ciità della DFalmazia tra il 1850 e il 1936 di Guerrino Perselli
- ↑ Seton-Watson, "Italy from Liberalism to Fascism, 1870-1925", John Murray Publishers, Londra 1967.
- ↑ Le fonti: Atlante linguistico istrorumeno di Goran Filipi; Descrierea istroromânei actuale di August Kovačec.
[modifica] Bibliografia
- Antolini, Nicola. Slavi e Latini in Istria tra cinquecento e novecento: origini storiche e problemi del contesto multietnico istriano. Storicamente. n. 2, 2006 [1]
- Bartoli, Matteo. Le parlate italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia. Tipografia italo-orientale. Grottaferrata 1919.
- Benussi, Bernardo. L' Istria nei suoi due millenni di storia. Treves-Zanichelli. Trieste 1924.
- Curtis, Ervino. La lingua, la storia, le tradizioni degli istroromeni. Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie. Strasburgo, novembre 1992, pp. 6-13.
- De Franceschi, Carlo. L'Istria. Arnaldo Forni Editore. Parenzo 1879.
- Ive, Antonio. I dialetti ladino-veneti dell'Istria. Strasburgo 1900.
- Kovačec, August. Descrierea istroromânei actuale. Bucureşti 1971.
- Perselli, Guerrino. I censimenti della popolazione dell'Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune città della Dalmazia tra il 1850 e il 1936. Centro di ricerche storiche - Rovigno, Trieste - Rovigno 1993.
[modifica] Voci correlate
- Esodo istriano
- Croazia
- Slovenia
- Elenco dei comuni della Venezia Giulia italiana
- Provincia italiana di Pola
- Provincia italiana di Fiume
[modifica] Altri progetti
[modifica] Collegamenti esterni
- Regione Istriana - Sito ufficiale
- Istria on the Internet - Sito multilingue
- Relazione della commissione mista sui rapporti italo-sloveni
- UNESCO Red Book on Endangered Languages
- Carta etnica costruita sulla base del censimento Austrungarico del 1910 da "Karty etniceskoj struktury Juliskoy krajny 1946"