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Contrada il Ponte - Wikipedia

Contrada il Ponte

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Il gruppo degli sbandieratori
Il gruppo degli sbandieratori

La Contrada il Ponte nasce a Forte dei Marmi (LU) nel 1956 per prendere parte a quella che è oggi la più importante Manifestazione storico-folkloristica della Provincia di Lucca: il "Palio dei Micci" (asini), che si corre in Versilia la prima domenica di maggio di ogni anno.

Fin dalla sua nascita è diventato il Gruppo Storico simbolo della città di Forte dei Marmi, porta iscritto nel proprio stemma il nome della città, ed i colori sociali sono il rosso ed il blu ornati di gialloro.

La Contrada prende il nome dal "Ponte di Tavole", citato nei manoscritti databili introno al 1550, quando il Governo Mediceo decise di dare inizio alla modifica dell'alveo del fiume Versilia. Il Ponte permetteva il passaggio sulla "Via de' Marmi", dovuta a Michelangelo Buonarroti, ai carri trainati da buoi che trasportavano i blocchi di marmo al vicino Ponte caricatore di Forte dei Marmi.

Fin dalla nascita della Contrada, il proprio corteo storico è arricchito da un nutrito Gruppo di sbandieratori e musici, oggi composto da circa 60 elementi tra sbandieratori, tamburini e chiarine, i quali indossano pregiati abiti in stile rinascimentale.

Indice

[modifica] Cenni Storici

Per parlare in brevi tratti della Vaiana, nucleo originario e storico della Contrada, e dei luoghi ad essa vicini, occorre innanzi tutto partire da una base, e pensiamo essa sia facilmente identificabile nella penetrazione romana in Versilia, accuratamente e con competenza fissata in scritti e saggi vari anche da Lopes Pegna e da altri studiosi precedentemente e dopo i di lui sforzi letterari e storici.

Gia nel I secolo a.C. possiamo annotare reperti archeologici riguardanti stanziamenti stabili in Versilia; prima, nel 193 a.C. si ebbe l'inizio del conflitto tra Roma ed i Liguri-Apuani: lotta accanita e senza tentennamenti di sorta, infine i Romani con quattro legioni sottomisero le forti tribù che con tanta intensità si erano difese dalle milizie comandate dai consoli Marco Bebio Tanfilo e Publio Cornelio Cetego.

Uomini, donne e fanciulli furono trasportati nel Sannio e da quel tempo in Versilia si ebbe una apertura ai coloni romani provenienti particolarmente da Luni e da Lucca; con il passare degli anni si notò un certo interesse nello sfruttare miniere di ferro e piombo argentifero. Comunque la penetrazione romana ebbe press’a poco come punti di riferimento Querceta, Vaiana, Bucine e Gli Ortacci.

Il nucleo originario della Contrada (La Vaiana), unito a Querceta attraverso le Mordure, si sviluppò ai lati della strada che gli studiosi considerano uno dei segni più indicativi della centuriazione romana rilevata sul territorio di Querceta.

In certi scritti sulla Località Pisanica, sul Monastero di San Salvatore e sul fiume “Vesidia” quale confine tra Luni e Lucca, si legge tra l’altro che dicesi Pisanica ad una parte della pianura, posta alla destra del Fiumetto, al di sotto della via Regia; la quale pianura, tra questa sponda destra e la sinistra del Vesidia, da poi che fu voltato ad occidente, è bagnata dalle scaturigini delle Polle di Vaiana (… a pullulandum vadum, dell’acque basse o di guado, ivi sorgenti dal terreno)”, nome che si trova menzionato in un documento dell'Archivio Vescovile di Lucca dell'anno 794.

In tale documento risulta che Ellarù vende ad Oralio Cherìco, per 8 soldi d’oro, un pezzo di terra in loco qui dicitur Vaiano; non avendo però la certezza di potere applicare al terreno di queste Polle la sufferita espressione, quanta ne abbiamo nello assicurare che, rimontando a 500 e più anni indietro all’epoca nostra, Vaiano indicavaci allora un’ubicazione di terre atte a produr frumento e a piantar Gelsi. L’acque di queste Polle divergenti qua e là, trovando intoppi al retto scorrere, hanno formato il così detto Tonfalo, che quasi stagno può dirsi (il quale si getta in mare tra Motrone ed il Forte dei Marmi), non che Fossi ed impaludamenti, le cui esalazioni fetenti, recate dai venti sopra la Terra, ne resero l’aere micidialissimo. Noi sappiamo che, nel 1580, era su queste acque un ponte di legno, mantenuto dalla Comunità di Seravezza, detto il “Ponte di Vaiana”.

Il mare in quel tempo donava generosamente terreno alla Versilia, ritirandosi infatti esso ne lasciava ogni anno circa due metri, tuttavia stagni e paludi ostacolavano non poco la discesa verso la costa della gente; nella località Ponte di Tavole erano stati piantati alberi in modo da trattenere i venti marini ed attenuare i pericoli delle acque stagnanti. Comunque la macchia, con il passare del tempo, fu in gran parte abbattuta e ad un beneficio economico dei luoghi – a causa del ricavo ottenuto della vendita del legname – si ebbe un aumento di timore da parte della popolazione dei luoghi versiliesi per la malaria.

In un inventario del Forte di Motrone (1535) si legge che in quell’anno esistevano presso i suoi magazzini cinque masti grossi, una bombarda, due mortai, quarantanove spingarde ed altro materiale, che apparteneva al “Corpo Speciale della Costa”, una specie di milizia formata da abitanti del Capitano di Pietrasanta, dai 18 ai 60 anni, esclusi i preti ed i laureati; queste guardie percorrevano a cavallo il litorale da Motrone al Cinquale al fine di segnalare all’orizzonte navi sospette di corsari.

Il 18 maggio 1515 il popolo di Seravezza e di tutti i Comunelli vicini scese in piazza al fine di proclamare la donazione dei propri giacimenti di marmo ai Granduchi Medici di Firenze e quindi alla famiglia di Papa Leone X: fu il primo passo, in breve, non solo per l’apertura di agri marmiferi, ma anche per la successiva effettuazione di una strada che dalla montagna andasse sulla costa e – a distanza di tempo – per la nascita di Forte dei Marmi.

Venne Michelangelo Buonarrotti, esimio artista, indi furono tra l’altro iniziati i lavori per una strada che doveva portare i marmi dalle Apuane al “caricatoio” sulla costa e vennero stanziati 200 scudi; furono cercati buoi e carri, uomini validi, si tagliarono alberi di alto fusto per fare un argine al lato della strada. Il lavoro fu faticoso e difficile poiché il terreno era acquitrinoso ed erano necessari dei barconi allorché le acque della palude si confondevano con il mare. Quarantasei anni dopo l’inizio dei lavori della strada nuova, Michelangelo Buonarrotti muore.

Fu verso il 1550/1565 che il Governo Mediceo, dette il benestare per la deviazione del corso delle acque del fiume Versilia verso quella che allora era la vasta e misteriosa palude di Porta. Accogliendo le suppliche del popolo Pietrasantese, costantemente minacciato dalle piene del Versilia, si decide di dare inizio alla realizzazione di un “Fosso Scaricatore” delle acque di piena nel Lago di Porta. I terreni nella Querceta vengono così tagliati per aprirvi il nuovo alveo che, a più riprese, sarà allargato e incassato affinché il danno tolto alla parte bassa di Pietrasanta non si ripeta sui campi di Ponte di Tavole.

Il fiume, non più fluente nel suo alveo naturale verso lo sbocco di Motrone, veniva così ad attraversare il territorio che oggi è buona parte della Contrada, e tagliava, a circa 1500 m. dalla spiaggia, il percorso della strada tracciata da Michelangelo Buonarroti, Monte Altissimo- Magazzeno.


Si rendeva necessaria, a più o meno lunga scadenza, la costruzione di un ponte sul fiume per permettere il passaggio sulla “Via dè Marmi” dovuta a Michelangelo. Il primo, o primi ponti, furono indubbiamente costruiti con travi e tavole di legno, donde il toponimo “Ponte di Tavole” che ancor oggi designa questa località e la Contrada il Ponte. Quindi, che l’atto di nascita della Contrada “Il Ponte” sia stato deciso all’incirca 450 anni fa dal primo Granduca di Toscana, Cosimo, non è sicuramente un’affermazione azzardata.

[modifica] Ponte di Tavole

Il Ponte di Vaiana, o Ponte di Tavole, è dunque un anello di congiunzione tra la montagna e la costa ove erano caricati i marmi; nel 1637 Ferdinando II ordinò “che sia fatta accomodare la strada detta Carrareccia per poter comodamente trasportare alla Marina delle Cave di Seravezza i marmi destinati a coprire la facciata della Chiesa S. Maria del Fiore in Firenze”.

In loc.tà Ponte di Tavole possiamo vedere, murata su una vecchia casa, una lapide che il Santini così traduse: “Laboratorio di strumenti pacifici di ferro, la fornace di Riomagno ne ha vinto altre sette dopo l’Epatta del 1607”, sono espressioni poco chiare delle quali si può ricavare soltanto che il marmo doveva far parte di un architrave della Ferriera della Magona di Riomagno di Seravezza; testimonianza questa anche della discreta attività lavorativa che v’era già in quel tempo nell’alta Versilia.

Successivamente, con ripetuti interventi di illustri ingegneri incaricati da Firenze, si assistette alla definitiva deviazione dei fiume in direzione di Porta e al completamento della rete di fossi e sciali per portare al mare le acque stagnanti e causa di malaria.

E’ solo nel 1833 che con "le operazioni dell'ingegner Giovanni Franchi", avendo il governo Granducale di Ferdinando III rialzato il livello stradale per facilitare il transito dei veicoli, quel Ponte veniva costruito “di solido materiale”, in muratura “un po’ gobbo e un po’ sghembo”, atto a resistere sia alla forza delle acque di piena e sia alle sempre più frequenti e robuste sollecitazioni dei carri che portavano marmi e ferro al Caricatoio del "Magazzeno" (Forte dei Marmi).

Il Ponte durava fino al settembre 1944, anno al quale i guastatori del Generale Von Vietinvlehoff, in lenta ritirata dinanzi alle pattuglie del Generale Mark Clark, lo fecero saltare con quattro cariche di tritolo.

In definitiva il nostro Ponte, che aveva sonnecchiato per qualche centinaia d’anni in un clima di rustica quiete, entrava nella Storia con un botto clamoroso, seguito dalle secche sgranate di mitra che stenografarono in quel tempo due diverse concezioni del viver civile. Passata la tempesta, i nostri solerti ingegneri lo rifecero, come era e dov’era.

Il luogo d’avvio per un vero e proprio insediamento della costa fu la Caranna, a poca distanza dalle Polle di Vaiana. Conosciuta è la storia che segue, comunque ogni cosa, ogni nota di prima e del tempo che porta ai nostri giorni, sia essa relativa a Vaiana ed alla Caranna – ovvero Forte dei Marmi, oppure ad altre località versiliesi, è stata compiutamente fissata in notevoli scritti dai vari Vincenzo Santini, Lopes Pegna, Danilo Orlandi, Diamondo Scalabrella, Giorgio Giannelli, Florio Giannini ed altri studiosi di cose dei nostri luoghi; scritti ai quali ci siamo permessi di attingere con l’unico fine di dare vigore all’interesse storico-folkloristico della Versilia la quale può ben definirsi “terra della Primavera” per l’amenità del paesaggio e del clima.


Il Ponte, è stato quindi preso a simbolo della Contrada, nata nel 1956. La Contrada però, recava originariamente nell’insegna tre archi: gli altri due simboleggiavano, tanto per non fare torto a nessuno, i due ponticelli che affiancavano quello più grande: uno a Nord, detto “la passerella di Vaiana” e l’altro e Sud, detto “da Michè”.

I lavori di messa in sicurezza del Fiume Versilia, a seguito dell’Alluvione del 1996 che ha tragicamente segnato la Versilia, hanno modificato nuovamente i simboli caratterizzanti la nostra Contrada: la “passerella di Vaiana” ed il “Ponte di Tavole” sono stati demoliti e ricostruiti in cemento armato ed acciaio, secondo le moderne ed all’avanguardia tecniche costruttive, ed il ponticello “da michè” è stato smantellato.

[modifica] Gruppo Sbandieratori e Musici

Fin dalla nascita della Contrada, il proprio Corteo Storico è arricchito da un nutrito gruppo di "Sbandieratori e Musici", oggi composto da circa 60 elementi tra sbandieratori, tamburini e chiarine.

Grazie alla costante preparazione atletica e coreografica, il Gruppo ha da sempre riscosso enormi successi giungendo così alla ribalta nazionale. Lo spettacolo normalmente eseguito è suddiviso in rappresentazioni individuali e di squadra degli sbandieratori, accompagnate dalla musica storica di tambutini e chiarine, che con le loro musiche d'epoca e coreografie, ne esaltano la spettacolarità degli esercizi.

Dal 1989 il nostro Gruppo Sbandieratori e Musici è iscritto alla Federazione Italiana Sbandieratori F.I.SB., ed ha così partecipato alle varie edizioni dei Campionati Italiani e di molti Trofei Federali, riscuotendo da sempre ottimi risultati. Sono inoltre moltissime le partecipazioni a varie Manifestazioni, Feste Patronali, spettacoli storici e folkloristici, inaugurazioni, feste popolari e paesane alle quali il Gruppo ha partecipato in molte città italiane ed europee, arricchendo con la loro presenza la solennità delle feste stesse. La Contrada il Ponte è disponibile a partecipare e collaborare ad ogni tipo di Manifestazione.

[modifica] Siti di associazioni e community

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