Luni
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«Se tu riguardi Luni e Orbisaglia
come sono ite, e come se ne vanno di retro ad esse Chiusi e Sinigaglia, udir come le schiatte si disfanno non ti parrà nova cosa né forte, poscia che le cittadi termine hanno.» |
(Dante Alighieri, Divina Commedia - Par.XVI-73,79)
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Luni è una frazione del comune di Ortonovo, in provincia della Spezia. Luni è assai nota per essere stata un'antica colonia romana.
Indice |
[modifica] Il toponimo
Il nome della città deriverebbe dalla sua consacrazione alla dea romana "Lunae" (appellativo popolare con cui veniva identificata Diana Lucifera), anche in considerazione della forma a falce dell'allora porto cittadino. Dal nome della colonia deriva quello di Lunigiana, ovvero il comprensorio racchiuso fra le province della Spezia e di Massa Carrara ed attraversato dal fiume Magra.
[modifica] Geografia
Propaggine estrema della Liguria di levante, l'area di Luni è situata in prossimità del confine con la regione Toscana. Storicamente la regione di Luni includeva tutta la pianura a sud del fiume Magra, fino alle Alpi Apuane e alle colline di Carrara.
[modifica] Storia
[modifica] Fondazione di Luni ed età romana
Sin da tempi antichissimi, pur sotto il controllo dei Liguri, il porto di Luni veniva utilizzato quale attracco per navi commerciali sia dagli Etruschi che dai Greci. Da questi ultimi è fatta risalire la prima consacrazione del porto alla dea Selene (Luna per gli antichi Romani).
La colonia, con il nome di Luna, venne fondata dai Romani nel 177 a.C., come avamposto delle legioni romane, durante la campagna contro i Liguri. In quell'anno vennero deportati circa 40.000 Liguri Apuani e contemporaneamente, insediati stabilmente 2.000 coloni romani.
I Liguri subirono una prima pesante sconfitta nel 173 a.C., ma continuarono a combattere i Romani fino al 154 a.C., quando il console Claudio Marcello li sottomise definitivamente. Si pensa che il toponimo della vicina località di Montemarcello derivi dal nome di questo console.
Nel 109 a.C. i Romani allungarono l'originale tracciato della via Aurelia, collegando Roma con Ventimiglia e con il passo della Cisa; la strada passava proprio attraverso il decumano della città di Luni e cambiava nome subito a nord della città (via Aemilia Scauri). Il tratto che attraversava gli appennini fece parte in epoca medievale della via Francigena. Nell'89 a.C. Luni ottenne la cittadinanza romana assieme a tutto il resto della Liguria. Sotto l'impero di Augusto la Liguria divenne definitivamente una provincia romana, e Luni conobbe il periodo del suo massimo splendore. Oltre alla sua favorevole posizione lungo una strada principale dell'impero, nel I secolo a.C. gli abitanti di Luni scoprirono il marmo bianco delle vicine Alpi Apuane, e la città ne divenne il principale porto di imbarco. Inoltre i suoi abitanti esportavano legname, formaggi, vini e oggetti di artigianato (tra cui sculture in marmo).
Nel II secolo la famiglia dei Monettii di Luni costruì il primo nucleo del futuro borgo di Moneta non lontano dalle cave di marmo.
Il 4 gennaio 275 un cittadino lunense, Eutichiano, venne nominato papa. Morì il 7 dicembre 283 e fu proclamato santo.
Nel 416 la città è ancora fiorente (anche se appare già circondata da "candide mura"), come testimoniato da Rutilio Namaziano, che ebbe modo di attraversare la regione. Nel corso del V secolo la città fu scelta come sede vescovile, segno che doveva trattarsi del centro più importante della zona.
[modifica] La dominazione barbarica e l'età Bizantina
Nel VI secolo i Goti saccheggiarono Luni e si insediarono nelle sue vicinanze. Molti degli originali abitanti cercano scampo nelle località vicine, in particolare lungo la valle di Massa.
Nel 552 la città venne riconquistata dai Bizantini di Narsete e inserita all'estremo limite settentrionale della Provincia Italica. Pare che già attorno al 540 il generale bizantino Belisario avesse ordinato la costruzione di un sistema di fortificazioni nell'alta Lunigiana per impedire l'ingresso dei barbari nella valle di Luni e, indirettamente, per proteggere la via Francigena verso Roma. La città divenne un importante porto dell'Impero Romano d'Oriente e, trovandosi anche proprio lungo il principale asse stradale bizantino in Italia, ottenne un nuovo periodo di prosperità, anche se entrò in competizione con Lucca per il predominio nella regione.
Nel 642 la dominazione bizantina terminò bruscamente quando la città (con tutta la Liguria) fu occupata dagli invasori Longobardi di Rotari, che già occupavano vasti territori nella Toscana meridionale. La conquista longobarda si rivelò molto dannosa per l'economia di Luni: i nobili locali preferirono stabilire le proprie sedi nella valle di Carrara, più difendibile, mentre l'asse dei commerci terrestri si spostò verso sud dalla via Francigena alla regione di Lucca, che ottenne definitivamente il dominio della zona. Inoltre, i re longobardi vollero esplicitamente contrastare il potere del vescovo di Luni anche sul piano religioso, favorendo a più riprese i monaci della vicina abbazia benedettina di Brugnato, che i chierici lunensi tentarono più volte di controllare. La decadenza della città di Luni fu ufficialmente sancita dal re longobardo Liutprando: ormai ridotto quasi ad un villaggio, l'insediamento fu inglobato nel ducato di Lucca.
[modifica] Luni e gli Imperatori
Nel 773 Carlo Magno occupò la città di Luni, che divenne capoluogo di Comitato sotto l'autorità di un vescovo-conte. Il 6 aprile del 774 i delegati di Carlo Magno e il pontefice Adriano I stabilirono le rispettive sfere di influenza in Italia; Luni venne a trovarsi proprio sul confine. Sotto gli imperatori carolingi la città si riprese parzialmente e conobbe un periodo di relativa prosperità, grazie alla guida dei vescovi conti che avevano qui la loro sede principale. Pare che già in questa epoca i vescovi di Luni avessero ottenuto in concessione il feudo di Carrara.
All'anno 782 viene fatta risalire la singolare leggenda dell'arrivo a Luni della reliquia del Volto Santo, un crocifisso che si vuole scolpito in Terrasanta e il cui volto sarebbe stato ispirato dagli angeli stessi. In questo anno il crocifisso sarebbe giunto davanti al porto di Luni su una nave senza equipaggio. La nave avrebbe resistito ad ogni tentativo di abbordaggio da parte dei lunensi, salvo poi approdare spontaneamente a riva dopo l'esortazione del vescovo di Lucca Giovanni I, giunto nel frattempo nella zona dopo essere stato guidato da un sogno. Una volta portato a terra, il crocifisso fu disputato da lunensi e lucchesi, ma altri segni divini vollero che il crocifisso venisse condotto a Lucca, e alla fine i lunensi furono costretti a rinunciare al possesso della reliquia.
All' VIII-IX secolo risale la costruzione della cattedrale di San Marco.
Un vescovo di Luni di nome Petroaldo è citato tra i partecipanti al concilio di Roma dell'826.
Nell'849 gli arabi saccheggiarono Luni durante una lunga scorreria che li porterà a colpire anche alcuni centri della Sardegna.
Nell'860 Luni fu nuovamente saccheggiata dai Normanni guidati da re Hasting. Il saccheggio fu particolarmente violento, e il vescovo della città venne trucidato. Pare che per diversi anni i lunensi superstiti trovarono scampo a Carrara, prima di tornare ad abitare le rovine della loro città. Le leggende popolari vogliono che i normanni saccheggiassero Luni per errore: durante la loro calata in Italia, ammirati dallo splendore e dallo sfarzo di Luni credettero che si trattasse di Roma, la vera meta delle loro scorrerie. La leggenda vuole che, dopo un inutile assedio, il loro re Hasting dichiarò al vescovo di volersi convertire al Cristianesimo. Pochi giorni dopo la conversione Hasting fece allontanare le navi nascondendole dietro un promontorio e dichiarandosi pronto a intrattenere scambi commerciali; subito dopo finse di ammalarsi gravemente, chiedendo che gli fossero concessi dei funerali cristiani nella città. Fintosi morto, fu fatto entrare a Luni con un piccolo corteo funebre di suoi soldati, tutti segretamente armati. Una volta dentro le mura il re saltò fuori dalla bara e trafisse il vescovo che presenziava al funerale. Quello fu il segnale convenuto con i suoi uomini per dare il via al saccheggio.
Alcuni storici ritengono che il religioso ucciso dai Normanni sia identificabile in san Ceccardo, un vescovo di Luni fatto santo la cui esistenza storica è di difficile inquadramento; altri invece vogliono che San Ceccardo fosse il successore del vescovo trucidato, e che morì martire a Carrara nell'892, ucciso dagli abitanti della regione mentre cercava di procurarsi del marmo necessario alla ricostruzione della città dopo il saccheggio normanno (la tradizione, che vuole San Ceccardo vissuto intorno all'anno 600, è considerata inattendibile).
[modifica] L'ultimo secolo della città
Nell'anno 900 il re d'Italia Berengario I confermò al vescovo di Luni Odelberto tutti i precedenti privilegi ecclesiastici sottratti nel corso delle epoche precedenti.
Nel X secolo la città si trovò ad affrontare i prolungati saccheggi dei pirati e delle forze di spedizione arabe, particolarmente aggressive in tutto il periodo.
Nel 993 l'imperatore Ottone I nominò Oberto I conte di Luni concedendogli autorità anche sul territorio di Carrara e sui suoi castelli. Nel 951 Oberto ottenne da Ottone la signoria su tutta la Marca Ligure Orientale, territorio appena costituito per respingere in modo più efficace le incursioni dei pirati arabi.
Nel 963 lo stesso Ottone I donò ufficialmente i feudi di Carrara, Massa e degli abitati di Ameglia, Sarzana e Vezzano Ligure al vescovo di Luni Adelberto.
Pare che già nel 970 gli arabi persero temporaneamente terreno nelle loro incursioni lungo la costa ligure, grazie all'azione congiunta delle nuove marche di confine istituite da Ottone, ma già pochi decenni dopo la situazione appare ribaltata. Infatti, già nel 998 il vescovo Gottifredo stabilì temporaneamente a Carrara la sede del vescovado, per sfuggire alla malaria e ai pirati. A questa data risale anche la donazione al vescovo di quattro pievi da parte del marchese Oberto II, nipote del conte Oberto I.
Nel 1015 la città di Luni conobbe il suo periodo peggiore. In questa data il califfo arabo Mujāhid al-‘Āmirī conquistò temporaneamente Luni con la sua flotta di navi proveniente dalla Sardegna; la città divenne un campo di battaglia tra le forze arabe e una coalizione di truppe di terra e di mare della Repubblica di Pisa e della Repubblica di Genova, guidate dal papa Benedetto VIII. Quando gli arabi alla fine furono costretti a ritirarsi Luni era distrutta.
Nel 1033 il piccolo paese di Arcola, già appartenuto a Oberto di Luni, entrò a far parte del dominio dei vescovi di Luni.
Nel 1055 il vescovo Guido di Luni strinse un patto di alleanza con il nobile Rodolfo di Casola per la costruzione del castello di Soliera, che sarebbe stato amministrato congiuntamente dai due domini.
All'aumento del potere dei vescovi di Luni andò di pari passo la decadenza della città, che non rimase abitabile ancora per molto: oltre alla malaria e ai pirati, il progressivo insabbiamento del porto ne decretò la fine economica.
Nel 1058 l'intera popolazione di Luni si trasferì a Sarzana; altri gruppi di profughi fondarono gli abitati di Ortonovo e Nicola, e la città venne definitivamente abbandonata.
Nonostante l'abbandono della città il titolo di vescovo o conte di Luni sarà ancora adottato per molti secoli dalle autorità civili e religiose della zona. I vescovi di Luni, in particolare, sposteranno la loro sede vescovile a Sarzana nel 1207.
[modifica] Archeologia
Attualmente Luni è un importante sito archeologico. Inaugurato nel 1964, allo scopo di ospitare i reperti rinvenuti presso l’area di scavo, venne riallestito nel 1981 in quanto gli spazi espositivi non consentivano l'adeguata visione di tutto il materiale.
Il complesso è formato dal Museo, dalla attigua zona archeologica e dal distaccato anfiteatro ellittico, in buone condizioni di conservazione e costruito nel I secolo.
La parte museale custodisce i numerosissimi reperti rinvenuti (statuaria, ritrattistica, vasellame domestico, contenitori da trasporto, vetri, lucerne, monete, oggettistica da toilette e d'uso comune), oltre alle sezioni di architettura sacra dedicata al Capitolium, al santuario della dea Luna, al Grande Tempio (con un meraviglioso frammento di pavimentazione repubblicana in "opus signinum" , con iscrizione dei duúmviri) e al tempio di Diana (antefisse raffiguranti Artemide Persica). Notevole la sezione epigrafica posta al primo piano e la ricostruzione (con materiale originale) delle domus lunensi, di grande suggestione illustrativa, principalmente approntata, a scopo didattico, per le scolaresche.
Nella zona archeologica si possono visitare il Decumano Massimo (tratto urbano della via Aurelia), la Casa dei Mosaici, la Domus settentrionale e, soprattutto, il portico del Foro con ambienti legati all’attività commerciale del luogo. Di particolare interesse sono i resti degli antichi apprestamenti realizzati per lo stoccaggio delle merci deperibili, dai quali si possono ricavare le cognizioni e le tecniche romane, in materia di conservazione e "refrigerazione" delle derrate alimentari.
[modifica] Attualità
Nelle vicinanze di Luni si trova un piccolo aeroporto, utilizzato come base terrestre dagli elicotteri della Marina Militare e dai mezzi leggeri della Guardia Costiera.
[modifica] Collegamenti esterni
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Da San Pietro Apostolo alla Basilica di San Pietro
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