Croce greca
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La croce greca è una croce formata da quattro bracci di uguale misura che si intersecano ad angolo retto.
In architettura l'intersecarsi di navata e transetto conferisce alle chiese una pianta a croce. Si parla di pianta a croce greca per le chiese in cui la navata e il transetto hanno la stessa lunghezza e si intersecano a metà della loro lunghezza. Altrimenti, quando navata e transetto sono di lunghezze diverse, si parla di pianta a croce latina.
La pianta a croce greca è tipica dell'arte bizantina: il prototipo e la distrutta chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, ripresa poi in Italia durante l'alto medievo, ma completamente sostituita dalla croce latina con l'avvento del romanico. Un famoso esempio di chiesa a croce greca di ispirazione bizantina è la Basilica di San Marco di Venezia.
La pinata a croce greca venne ripresa nell'Italia centrale durante il Rinascimento: Filippo Brunelleschi ebbe modo di sperimentarla nella Sacrestia Vecchia di San Lorenzo e la usò in quel capolavoro di armonia formale che è la Cappella dei Pazzi. Suggestionati dal risultato furono i fratelli da Sangallo: prima Giuliano realizzò la Basilica di Santa Maria delle Carceri a Prato, poi Antonio progetto la chiesa di San Biagio a Montepulciano; dello stesso periodo sono anche l'ibncertamente attribuita Santa Maria della Consolazione di Todi e il progetto originario di Bramante e Michelangelo per la Basilica di San Pietro. Il Bramante reintrodusse questa tipologia anche nel Nord Italia.
Con la Chiesa del Gesù a Roma e con la modifica del progetto di san Pietro, gli esperimenti sulla pianta a croce greca possono definirsi conclusi, attraverso l'impianto dell'armonia rinascimentale nel più pratico modello a croce latina. Se nell'arte ortodossa e dell'Europa Orientale la croce greca è stata utilizzata fino ad oggi senza soluzione di continuità, nel modno cattolico occidentale questa tipolgia è stata ripresa in seguito al Rinascimento solo occasionalmente.