Architettura
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
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«Io chiamo l'architettura musica congelata»
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L'architettura è la disciplina che ha come scopo la progettazione dello spazio in cui vive l'essere umano, per questo è tra le discipline maggiormente presenti nella civiltà umana. Semplificando si può dire che essa attiene principalmente alla progettazione e costruzione di un immobile o dell' ambiente costruito.
L'architettura è nata anzitutto per soddisfare le necessità biologiche dell'uomo quali la protezione dagli agenti atmosferici e solo in un secondo momento, con lo sviluppo della divisione del lavoro nella società, alla funzione primaria del costruire vennero aggiunte funzioni secondarie in numero sempre crescente. Con la comparsa di caratteri estetici si ebbe la nascita dell'architettura anche come arte visiva, dotata però di proprie caratteristiche peculiari.
Nell'architettura concorrono quindi aspetti tecnici e artistici.
Indice |
[modifica] Etimologia
Il termine "architettura" deriva innanzitutto da architetto, parola arrivata nelle lingue occidentali dal latino architectus, ma di orgine greca: architéktōn, che significa "maestro o capo costruttore".
[modifica] Definizioni
- L'Architettura è una scienza, che è adornata di molte cognizioni, e colla quale si regolano tutti i lavori, che si fanno in ogni arte. Vitruvio, 30 a.C. circa
- Architettore chiamerò io colui, il quale saprà con certa, e maravigliosa ragione, e regola, sì con la mente, e con lo animo divisare; sì con la opera recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante movimenti dei pesi, congiungimenti, e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodare benissimo all'uso de gli homini. Leon Battista Alberti, 1450
- Cos'è l'Architettura? La definirò io, con Vitruvio, l'arte del costruire? Certamente no. - Etienne-Louis Boullée, 1780
- L'Architettura è l'arte di fabbricare. - Francesco Milizia, 1781
- L'Architettura è l'arte di disporre e di adornare gli edifici, innalzati dall'uomo per qualsivoglia scopo, in modo che la loro semplice vista possa contribuire alla sanità, alla forza, al godimento dello spirito. - John Ruskin, 1854
- Il mio concetto di architettura abbraccia l'intero ambiente della vita umana; non possiamo sottrarci all'architettura, finché facciamo parte della civiltà, poiché essa rappresenta l'insieme delle modifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, in vista delle necessità umane, eccettuato il puro deserto - William Morris, 1881 (questa definizione è stata il faro di tutta l'Architettura moderna del XX secolo, sintetizzata nell'epigrafe di Walter Gropius "dal cucchiaio alla città", che definisce il campo di applicazione dell'architetto).
- Se in un bosco troviamo un tumulo lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto un uomo. Questa è Architettura - Adolf Loos, 1910 (la forma è in questo caso rappresentativa della funzione, importante è ciò che la forma evoca; la nostra emozione è legata al riconoscimento di quel significato).
- l'Architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi nella luce - Le Corbusier, 1923
- Chiarezza costruttiva portata alla sua espressione esatta. Questo è ciò che io chiamo architettura - Mies van der Rohe, 1925
- L'architettura è troppo importante per essere lasciata agli architetti. - Giancarlo De Carlo, 2000
[modifica] I tre fattori dell'architettura
Forse la definizione più chiara e completa di architettura è una delle più antiche e risale a Vitruvio: l'architettura è un insieme di tre fattori:
- firmitas (stabilità)
- utilitas (utilità)
- venustas (bellezza o piacere)
In altre parole vi si mischiavano qualità:
- strutturali
- funzionali
- estetiche
Senza stabilità l'architettura è pericolosa ed effimera; senza utilità l'architettura fine a sè stessa è semplicemente una scultura in larga scala; senza bellezza (come sottolineano Ruskin, Le Corbusier e Pevsner) si parla solo di edilizia.
In ogni edificio questi tre aspetti sono di vitale importanza, anche se durante le epoche storiche non sempre ebbero il medesimo peso. Si pensi per esempio all'architettura del cosiddetto Movimento Moderno: il fattore estetico inteso come mera decorazione era volutamente trascurato nella progettazione, focalizzata solo sulla funzione degli edifici; dalla semplicità essenziale scaturì tuttavia una naturale valenza estetica.
Un'evoluzione di questa prima definizione è stata per esempio data nel 1624 da Sir Henry Wotton, che nel suo Elements of Architecture parlava di tre imperativi dell'opera architettonica: robustezza, funzionalità e piacere, ovvero solidità dei materiali e della costruzione (=stabilità), adattamento razionale degli spazi alle loro finalità (=utilità) e produzione di un piacere estetico (=bellezza).
Questi tre fattori possono essere messi in una ipotetica scala gerarchica: una edificio ha innanzitutto bisogno di stare in piedi, poi può ricoprire una funzione per la società, infine può essere costruito secondo criteri estetici; ma l'attenzione alla bellezza non può venire prima dell'attribuzione di una destinazione, nè qualsiasi uso o decorazione può essere messo in atto se manca la stabilità strutturale.
[modifica] Architettura e stabilità: la statica
L'architettura ha una componente di robustezza: è fatta per durare nel tempo a differenza di apparati "effimeri" quali per esempio le scenografie e altre macchine sceniche.
Per garantire stabilità a un edificio si deve ricorrere alle nozioni della statica e della scienza della resistenza dei materiali, cioé a quei principi di fisica, chimica e meccanica che assicurano l'immobilità della costuzione, cioè lo stare in piedi e non crollare.
Le forze che agiscono su una costruzione sono molteplici: innanzitutto il peso proprio della struttura, i carichi accidentali (persone, arredi, merci depositate...); poi vi sono le forze esterne, dovute agli agenti atmosferici (vento, peso della neve), ad eventi ordinari (oscillazioni del traffico stradale, spinta del corso dell'acqua su un ponte) o straordinari (sismi, bufere) o ad altro.
Le forze che agiscono sugli edifici possono essere di svariati tipi, non solo di compressione dall'alto verso il basso, ma anche laterali (con le strutture spingenti), di torsione, di taglio, eccetera.
Essendo ogni forza compensata da un'altra di pari grandezza ma di direzione opposta, la condizione di equilibrio viene raggiunta quando la somma di tutte le forze e dei loro momenti (grandezza per distanza sul punto di applicazione) è zero.
[modifica] Architettura e utilità: opera architettonica o opera scultorea?
Per Bruno Zevi il criterio distintivo dell'architettura era lo spazio interno: la presenza o meno di un ambiente abitabile e usufruibile per l'uomo era la condizione sine qua non si poteva parlare di architettura; tutto il resto era in funzione di questo assunto. Le conseguenze di questa affermazione sono che edifici fatti senza spazio interno (o con uno spazio irrilevante) non sarebbero architettura: Zevi indicava come esempio lampante le Piramidi di Giza, enormi "sculture" all'aperto, ma non architetture; nemmeno il tempio greco era architettura, poiché la sua limitata cella era destinata all'abitazione simbolica del dio e non all'uso degli individui, che svolgevano le cerimenie religiose all'esterno.
Walter Gropius era sostanzialmente d'accordo con questa definizione, anche se la adattò in senso più astratto: per lui l'architettura era l'arte di organizzare lo spazio e si esprime per mezzo della costruzione di edifici.
La definizione di Zevi è logica, ma è molto rigida ed esclude dal campo d'indagine dell'architettura molte opere tradizionalmente considerate "architettoniche".
Un suo superamento si può avere considerando anche la struttura e la costruzione di un'opera: quando un fabbricato viene murato secondo i criteri dell'edilizia, anche se non ha uno spazio interno, ecco che comunque si può parlare di edificio, non di scultura. È chiaro pertanto nel nostro modo di pensare che una scultura nasca dallo "scolpire" (ovvero dal togliere) e un edificio dal "murare" (ovvero dal mettere): ecco che quindi il Monte Rushmore, per quanto colossale, è considerato intuitivamente scultura e le Piramidi, anche se fossero prive di qualsiasi ambiente interno, architettura.
Una via di mezzo tra le due concezioni è guardare invece alla funzione delle strutture "costruite" che definiamo edifici: grazie all'utilità (sia accogliere la salma di un faraone, lo spirito di un dio o una comunità in preghiera) possiamo parlare di architettura, altrimenti si parla semplicemente di scultura in grande scala. Così vengono ricomprese nell'architettura anche strutture "aperte" come i ponti o gli anfiteatri.
[modifica] Architettura e bellezza: opera architettonica o opera edilizia?
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«Una rimessa di biciclette è un edificio. La Cattedrale di Lincoln è un'opera di architettura»
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(Nikolaus Pevsner, 1943)
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L'edilizia in genere può essere definita come la costruzione di edifici per meri fini pratici: non vi è (o almeno è scarsa) la componente estetica, cioè non si cerca di dare all'edificio connotati di bellezza.
Fino ad alcuni secoli fa la discriminante era la presenza o meno di un progetto teorico a monte, di un disegno. Oggi questa distinzione si è un po' complicata per l'uso di del disegno anche in opere di semplice edilizia. Si può dire che un disegno "estetico" di un'opera architettonica presenta anche un concetto formale che si aggiunge alle considerazioni strutturali e funzionali, e si esplicita nella forma dell'opera architettonica. In altre parole serve che ci sia un elemento di "gratuità" intesa nel senso greco del termine (di bellezza, grazia, e di gratuità come la intendiamo noi), cioé una ricerca del bello senza condizionamenti. Si esprime così la volontà di forma e di espressione dell'architetto in rispondenza al suo sentire astetico e artistico.
Esiste anche infatti una separazione tra colui che si occupa solamente di aspetti tecnici strutturali, l'ingegnere, e colui che si dedica più in generale ad aspetti sia strutturali, sia estetici, l'architetto. Sebbene le due professioni lavorino spesso in cooperazione, all'ingegnere fondamentalmente compete la realizzazione di opere di edilizia, all'architetto di architettura.
Tra i tre elementi basilari dell'architettura quello visivo, in senso spaziale e monumentale, è quello che ci impressiona maggiormente. Le qualità strutturali (cioè come l'edificio faccia a stare in piedi) sono infatti spesso nascoste o pienamente comprensibili solo dagli esperti del settore. Le qualità funzionali sono invece spesso date per scontate od ovvie e sebbene ci possano impressionare positivamente non riescono a colpirci profondamente come la monumentalità. Ad esempio si può restare colpiti dalla comodità di una stazione ferroviaria o dall'accoglienza di una chiesa, ma è più facile che ci resti scolpita nella memoria l'eventuale sensazione di bellezza e imponenza degli edifici stessi.
[modifica] Altre discriminanti
Ormai l'architettura si è così diffusa a innumerevoli campi della vita dell'uomo che caratteristiche un tempo indiscutibilmente scontate oggi non sono più assolute come un tempo.
Ad esempio fino a uno o due secoli fa si poteva affermare con certezza che una caratteristica di un'opera architettonica fosse quella di essere saldamente ancorata al suolo: ma ormai chi può negare che i transatlantici prima e le navi da crociera poi siano più simili a enormi alberghi semoventi che semplici mezzi di trasporto?
Oppure l'elemento della costruzione edilizia può essere ritenuto essenziale, ma allora perché per parchi e giardini si parla ormai di architettura del paesaggio? Ancora, oggi si parla di architettura degli interni e non solo di arredamento.
In definitiva l'attività degli architetti si è negli ultimi tempi sempre più allargata, rendendo utile e necessario il loro intervento in un crescente numero di campi.
[modifica] Lo "sguardo architettonico"

L'architettura, a differenza di altre forme artistiche quali per esempio la pittura e la scultura, non si presenta in maniera "completa" allo spettatore: per esempio un dipinto è fatto per essere visto standogli di fronte, una scultura può prevedere di girarci intorno, ma di un'architettura si possono avere solo delle impressioni parziali dell'insieme (ad esempio solo la facciata di un edificio, solo una stanza per volta, solo una veduta in pianta) e solo con uno sforzo intellettivo possiamo valutare l'insieme di un complesso architettonico.
Su questo aspetto di esperienza "parziale" dell'osservatore a volte alcuni architetti ed artisti hanno anche giocato: si pensi solo alla galleria prospettica di Palazzo Spada a Roma dove Francesco Borromini deformò gli elementi architettonici per dare l'idea di una grande profondità che in realtà non esiste.
Witelo, un matematico e fisico del XIII secolo originario della Slesia, scriveva che "L'occhio non può comprendere la forma vera delle cose con il semplice sguardo (aspectus), ma sì con l'intuizione diligente (obtudus)". L'"obtudus" è quindi un sguardo penetrante, raziocinate, mentre l'"aspectus" è la semplice visione esteriore: va da sè che solo con l'uso del primo si può comprendere un'opera architettonica, mentre l'"aspectus" è sufficiente per la pittura e gran parte della scultura.
La percezione dello spazio è un aspetto complesso dell'esperienza umana e non è riducibile al senso della vista. Ammirare la foto di un edificio in una rivista e visitare lo stesso edificio inserito nell'ambiente costituiscono esperienze diverse, incomparabili. Ancora, più visite allo stesso edificio potranno dare sensazioni molto diverse, ad esempio a seconda dell'ora del giorno e della stagione. Per cogliere la ricchezza dell'architettura è necessario farne esperienza diretta.
Un altro elemento di difficoltà è rappresentato dalla costante evoluzione nei secoli delle forme degli edifici, in relazione al mutare delle necessità della società. I grandi edifici antichi non venivano considerati come opere "finite"[1], al pari di una quadro o di una statua, ma venivano periodicamente modificati e aggiornati, acquisendo una sorta di "vita" evolutiva: alcuni[2] parlano in questo caso di formatività, intesa come il processo dinamico a più riprese di invenzione e produzione. Per questo davanti ad un'opera del passato, in maniera più frequente davanti ad un'opera architettonica, dobbiamo immaginare di sfogliare strati a "cipolla" di aggiunte, manomissioni e sottrazioni di epoche diverse.
Questa difficoltà di percezione ha come conseguenza che sia difficile avere un'esperienza "univoca" dell'architettura e il concetto stesso di quest'arte è difficilmente inquadrabile in termini assoluti, come testimoniano anche la grande varietà di definizioni che si sono succedute nei secoli.
Una corretta percezione di una costruzione da luogo alla comprensione della forma architettonica. La forma architettonica è la summa di tre fattori sostanziali, combinati organicamente e non in gerarchia:
- Le strutture (gli elementi costruttivi)
- Lo spazio (inteso come la disposizione nell'ambiente con volumi pieni e vuoti)
- Il disegno
Una perfetta fuzione di questi tre fattori dà un'opera architettonica quale "opera d'arte". Un'esempio possono essere i pilastri gotici di una basilica come Saint Denis presso Parigi: la struttura è composta dai conci di pietra appositamente scolpiti e sovrapposti; questa struttura da vita a uno spazio pieno, cioé al volume stesso del pilastro, che si estende nello spazio vuoto della navata; questo volume ha un disegno tridimensionale, che però non è dovuto solo a motivi decorativi, ma ciascuna semicolonnina che vi si affaccia si prolunga in precisi elementi architettonici (degli archi, del cleristorio, fino ai costoloni delle volte), per cui si può dire che i tre fattori sono inestricabilmente collegati.
[modifica] Architettura e volume
Tra i fattori costitutivi dell'architettura c'è la valutazione del volume costruito, cioè del modo di disporsi degli edifici nello spazio e di rapportarsi ad esso degli edifici. Si hanno così due estremi, tra i quali esiste una vasta gamma di possibilità:
- architetture in funzione del solo volume
- architetture in funzione del solo spazio
Con spazio si intende uno spazio "artificiale" creato dalla costruzione, che sia finito, ordinato e protetto, a differenza dellon spazio naturale aperto.
Un esempio di architettura di solo volume è una forma pura come quella delle Piramidi, la cui struttura è dettata dal raggiunmgimento di una forma esterna e si disinteressa quasi completamente dello spazio interno. Un caso opposto di architettura eretta a partire dello spazio può essere quello di una basilica cristiana, nella quale la costruzione esterna può essere vista come un semplice involucro determinato dallo spazio interno. Un esempio di compenetrazione intermedia può essere quello del tempio greco, dove spazi vuoti e pieni sono determinati da precisi rapporti, con alcuni elementi di volume indipendente, come le colonne, e altri che invece perderebbero di significato se isolati dal contesto dell'edificio al quale appartengono.
[modifica] Storia dell'architettura
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Per approfondire, vedi la voce Storia dell'architettura. |

Lo studio della storia dell'architettura non è solo un mero esercizio di individuazione degli stili e delle tecniche e della loro evoluzione nel tempo. È importante capire anche quali sono i fini che una società rispetto a un edificio e le conoscenze tecniche e i materiali disponibili che hanno determinato la costruzione. Per esempio si possono elencare le differenze oggettive tra un tempio greco dell'antichità e una chiesa, ma queste saranno più logiche ed evidenti se si considera che nell'antichità le funzioni religiose avvenivano all'esterno dell'edificio (la cella era riservata alla simbolica residenza del dio dove accedevano solo pochissimi sacerdoti), mentre nella chiesa la comunità dei fedeli si riuniva al suo interno, quindi è chiaro che l'edificio diventava un "involucro" per uno spazio interno.
Nella realizzazione di un'opera architettonica hanno da sempre concorso sia le richieste di una committenza sia l'estro e la fantasia degli artisti. La mancanza di fatto di edifici fine a sé stessi (quando si costruisce c'è sempre almeno uno scopo pratico per il quale la costruzione sarà destinata) fa sì che l'aspetto della convergenza degli interessi di artisti e committenti sia rimasto un concetto chiave, rispetto ad altre forme di attività artistica dove l'artefice si è ormai affrancato dalla domanda.
I primi esempi di "architettura" come unione di stabilità, funzionalità e bellezza non sono quindi da ricercare nell'edilizia di tipo abitativo (in antico dettata solo da basilari esigenze di sussistenza), ma negli edifici collettivi (religiosi o civili) di quelle prime civiltà come quella mesopotamica o egizia: in tali opere confluivano infatti tutti gli sforzi di una comunità, compresa l'esigenza di abbellimento quale specchio del suo prestigio e della ricchezza.
Un'architettura istintivamente votata alla bellezza si rintraccia già all'origine della civiltà, ma è comunque con il tempio greco che la maggior parte degli studiosi concordano nello stabilire almeno un punto fermo nell'evoluzione dell'arte del costruire: un primo traguardo inequivocabile di struttura architettonica completa di valenze progettuali, estetiche e funzionali, corroborata dalla teorizzazione degli ordini architettonici. I tre tipi di ordine (dorico, ionico e corinzio) infatti sono relativi a questioni puramente estetiche e la loro nascita indica come ormai non si guardasse più all'edificio solo secondo un punto di vista funzionale.
Negli edifici infine sono confluiti nel tempo tutta una serie di valori, con diversi gradi di intensità, che ne hanno influenzato la storia e la forma:
- valori funzionali, legati cioè a determinati bisogni dell'individuo e della società;
- valori simbolici, rapportati a realtà di altro ordine;
- valori sacri, della sfera religiosa;
- valori sociali, in relazione ai caratteri e alla configurazione della società;
- altri valori (personali del committente o dell'architetto, valori universali, ecc...)
In definitiva l'architettura, più che espresione del singolo individuo (l'architetto) è quella di un ambiente, di un'epoca, di una società: tutt'al più proprio valutando il maggiore o minore apporto personale dell'architetto rispetto al contesto generale, emergerà con più o meno forza il suo "genio".
[modifica] Note
- ↑ Il concetto di preservazione delle forme di un bene culturale è un concetto relativamente recente, frutto della mentalità del dopoguerra.
- ↑ Lauigi Payreson, Estetica. Teoria della formatività, p. 7-10.
[modifica] Bibliografia
- AAVV. Enciclopedia dell'Architettura, Garzani, Milano 1996
- Bollati e Lonetti. L'organismo architettonico, Alinea, Firenze 1990
- Cricco e Di Teodoro. Itinerario nell'arte, Zanichelli, Bologna 2003
- W. Müller e G. Vogel. Atlante di architettura, Hoepli, Milano 1992
- Pevsner, Fleming e Honour. Dizionario di architettura, Utet, Torino 1978, ristampato come Dizionario dei termini artistici, Utet Tea, 1994
[modifica] Voci correlate
[modifica] La scienza del costruire
- Statica delle strutture
- Tecnologia delle costruzioni
- Elemento architettonico
- Fondazioni
- Sostegni architettonici
- Pareti
- Copertura e Tetto
- Attacco a terra
- Termotecnica
- Acustica
- Illuminotecnica
- Ambiente costruito
[modifica] Progettazione
- Disegno architettonico
- Rappresentazione architettonica
- Antropometria
- Ergonomia
- Proprietà dei materiali
[modifica] Altri argomenti correlati
- Architetto
- Architetti celebri
- Storia dell'architettura
- Architettura organica
- Restauro architettonico
- Architettura bioclimatica
[modifica] Discipline collegate
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