Cultura del vaso campaniforme
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Verso il II Millennio a.C, anche la Sardegna venne investita da una corrente culturale chiamata campaniforme così chiamata perché comparvero i tipici vasi in ceramica chiamati anche vasi a campana, diffusi in varie aree europee centrali e occidentali. Fu una cultura di apporto esterno, le cui popolazioni vissero mischiate con popoli di altre culture.
Fu presumibilmente composta da una società guerriera a giudicare dai ritrovamenti nei sepolcri delle domus de janas di armi ed equipaggiamenti bellici, come i braccioli di pietra levigata che i guerrieri indossavano per attutire il rinculo dell’arco, noti come brassard (bracciali da arciere), insieme a caratteristiche collane di conchiglie. Usarono pugnali di rame, bracciali ed anelli.
Anche in queste fasi, i Protosardi continuano ad utilizzare le necropoli a domus de janas per le loro sepolture.
[modifica] Bibliografia
- Aa.Vv., Ichnussa. La Sardegna dalle origini all'età classica, Milano, 1981.
- E. Atzeni, La preistoria del Sulcis-Iglesiente, AA.VV., Iglesias. Storia e Società, Iglesias, 1987, pp. 7-57.
- E. Atzeni, La "Cultura del Vaso Campaniforme" nella necropoli di Locci-Santus (S. Giovanni Suergiu), Aa.Vv., Carbonia e il Sulcis. Archeologia e territorio, a cura di V. Santoni, Oristano, 1995, pp. 149-183.
- F. Barreca, L’esplorazione topografica della regione sulcitana, Monte Sirai III, 1966, pp. 133-170.
- G. Lilliu, La civiltà dei Sardi dal Paleolitico all'età dei nuraghi, Torino, 1988.
- F. Lo Schiavo, L. Usai, Testimonianze cultuali di età nuragica: la grotta Pirosu in località Su Benatzu di Santadi, Aa.Vv., Carbonia e il Sulcis. Archeologia e territorio, a cura di V. Santoni, Oristano, 1995, pp. 145-186.
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