Disfida di Buratto
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La Disfida di Buratto è una composizione poetica in tre ottave, letta dall'Araldo della Giostra del Saracino di Arezzo al termine del Corteo storico della manifestazione.
La Giostra rievoca i tempi in cui i cavalieri cristiani difendevano l'Europa dall'avanzata musulmana: la Disfida di Buratto è appunto una sorta di dichiarazione di guerra che Buratto, nella Giostra presentato come "Re delle Indie", lancia alla città di Arezzo.
La voce dell'Araldo scandisce le parole di quello che è ormai divenuto un componimento assai popolare tra gli aretini, tanto che essi pronunciano a gran voce l'ultimo verso («Al campo! Alla battaglia! All'armi! All'armi!»).
In risposta alla Disfida, il Maestro di Campo (la massima autorità sulla lizza di Piazza Grande) ordina ai balestrieri dei 4 Quartieri aretini di impugnare le rispettive balestre e di scagliare al cielo una freccia ciascuno, gridando «Arezzo!», in segno di devozione verso la città. Di lì a poco hanno inizio le carriere dei giostratori, i quali si lanciano contro l'automa che appunto rappresenta Buratto Re delle Indie.
La Disfida, il cui autore è ignoto, è scritta in italiano volgare trecentesco. Le fonti bibliografiche parlano della Disfida a partire almeno dal 1677.
[modifica] Testo
on più d'usati onori aure cortesi
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- spingon, o Castro, il piede a' tuoi contorni.
ol quest'usbergo e rilucenti arnesi
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- premon le membra a vendicar gli scorni.
magnanimi spirti a torto offesi,
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- lungi dal trionfar, odiano i giorni.
on questo del flagel più grave pondo,
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- giuro atterrir, giuro atterrare il mondo.
ggi provar t'è forza, empio arrogante,
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- che merte sol vers’i Tartarei chiostri,
n falso traditor volga le piante
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- e del suo sangue il suo terreno inostri.
gni patto aborrisco e da qui avante
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- vesto la spoglia de' più orrendi mostri.
roppo infiamma il mio cuor giusta vendetta,
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- onde sol morte e gran ruine aspetta.
ggi vedrai, s'al nuovo campo ascendi,
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- s'al tuo folle vantar sian l'opre uguali.
rendi pur l'asta e fra tue strage apprendi
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- l'armi di un falso ardir quanto sian frali.
anda chi più t'aggrada e solo attendi,
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- da troppo irata man, piaghe mortali.
on più parole, omai, vo' vendicarmi:
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- al campo! Alla battaglia! All'armi! All'armi!
[modifica] Bibliografia
- "Il sempre innocente", "Feste celebrate in Arezzo l'anno MDCLXXVII dall'Accademia degli Oscuri e suo principe per la solennità di S. Niccolò loro protettore, in Arezzo, all'Insegna del Sole", 1678.