Domenico Veneziano
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Domenico di Bartolomeo, detto Domenico Veneziano (Venezia 1410 - Firenze 1461), fu un pittore italiano.
L'uso di colori chiarissimi, impregnati di luce, sarà punto di partenza per Piero della Francesca, inoltre da lui partirà la tendenza lineare, di Andrea del Castagno e di Antonio e Piero Pollaiolo.
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[modifica] Biografia


L'artista nasce a Venezia intorno al 1410, non sappiamo nulla della sua formazione, ma ipoteticamente iniziò a Venezia a contatto con le novità della pittura fiamminga, e conclusa prima a Firenze come allievo di Gentile da Fabriano tra il 1422 e il 1423, da cui riprese il gusto per il dettaglio naturalistico e per l'ostentazione del lusso, poi a Roma, dove lavorò con Pisanello, tra il 1423 e il 1430. Nelle sue opere, il ritorno ai modi tardogotici, se si può spiegare con l'influenza dei sopracitati artisti, vi si potrebbe vedere anche l'influenza della contemporanea opera di Benozzo Gozzoli e della produzione delle botteghe dedite alla decorazione dei cassoni.
Tra il 1432 e il 1437 è da collocarsi la Madonna col Bambino della Collezione Berenson, in cui l'accentuato ritmo lineare serve a dare maggiore espressività alla composizione che culmina nel movimento delle mani delle due figure, sorta di muta comunicazione tra la madre e il figlio rafforzata dall'uso di significati simbolici quali: il rametto di pero offerto dalla Vergine al figlio, simbolo di Cristo come nuovo Redentore; il cuscino su cui siede il Bambino, simbolo della sua futura Passione e i melograni stampati sulla stoffa del fondale, usati come simbolo della sua Resurrezione.
Il primo documento, che abbiamo su di lui risale all'aprile 1438, mentre dipingeva a Perugia una sala di palazzo Baglioni (oggi scomparsa), è una lettera a Piero de' Medici per chiedergli di poter lavorare a Firenze, mostrandosi al corrente degli avvenimenti artistici fiorentini. Tra il 1439 e il 1441 realizza il tondo con l'Adorazione dei Magi, una prova artistica commissionata da Piero de' Medici, in cui il mondo fiabesco del tardogotico e la nuova costruzione prospettica sono perfettamente integrati in un ampio paesaggio di origine fiamminga.
Nel 1439 inizia gli affreschi con le Storie della Vergine per la chiesa di Sant'Egidio insieme al giovane Piero della Francesca, lasciati incompiuti nel 1445, andranno perduti.
Intorno al 1440 risale la decorazione del Tabernacolo situato nel Canto de' Carnesecchi; gli affreschi: la Madonna col Bambino e due frammenti con teste di santi sono ora alla National Gallery di Londra.
Tra il 1445 e il 1447 circa esegue la Pala per la chiesa di Santa Lucia de' Magnoli, in cui rappresenta una Sacra Conversazione, con la Vergine col Bambino in trono attorniata dai santi Francesco, Giovanni Battista, Zanobi, protovescovo di Firenze, e Lucia, le figure sono inserite dentro una in una loggia aperta, costruita con una prospettica a tre punti di fuga, costituita da un loggiato su colonne in primo piano e da una costruzione con nicchie nelle sfondo, in quella centrale appare inserito il gruppo con la Vergine e il Bambino, in realtà dipinto davanti al loggiato, decorati ad intarsi geometriche marmorei. Dietro, attraverso un'apertura, si intravedono le fronde di tre aranci su cielo azzurro. L'elemento lineare viene cancellato dalla luce, che proviene da destra in alto mettendo in risalto i profili dei personaggi.
Della predella fanno parte le tavole con San Francesco riceve le stigmate e Il Battista nel deserto conservate a Washington; l' Annunciazione e il Miracolo di san Zanobi di Cambridge e il Martirio di santa Lucia di Berlino. Intorno al 1450 realizza la Madonna col Bambino di Washington.
Degli affreschi per la cappella Cavalcanti in Santa Croce (1454), staccati nel 1566 rimangono i santi Giovanni Battista e Francesco.
Morì povero nel 1461. Andrea del Castagno venne accusato del suo assassinio, omicidio perpetrato per gelosia professionale. Voce smentita dal fatto che Andrea morì quattro anni prima del Veneziano.
[modifica] Bibliografia
- W. Bombe, Der Palast des Braccio Baglione in Perugia und Domenico Veneziano, in «Repertorium für Kunstwissenschaft», XXXII (1909), pp. 295-301.
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