Filippo l'Arabo
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Filippo l'Arabo | ||
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Imperatore romano | ||
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Moneta con l'effige di Filippo l'Arabo | ||
Regno | 244 – 249 | |
Nome completo | Marcus Iulius Philippus | |
Titoli | Germanicus maximus, Carpicus maximus | |
Nascita | 204 circa | |
Shahba | ||
Morte | 249 | |
Verona | ||
Predecessore | Gordiano III | |
Successore | Decio | |
Consorte | Marcia Otacilia Severa | |
Figli | Marco Giulio Severo Filippo | |
Padre | Giulio Marino |
Marco Giulio Filippo (latino: Marcus Iulius Philippus; Shahba, c. 204 - Verona, 249), più noto come Filippo l'Arabo, fu imperatore romano dal 244 alla sua morte
Poco si sa della sua vita e carriera politica precedenti. Nacque a Shahba nella provincia di Siria. Era figlio di Giulio Marino, cittadino romano locale, forse di qualche importanza (altre fonti invece lo riportano figlio di un oscuro predone del deserto). Il nome della madre è sconosciuto. Alcune fonti riferiscono di un fratello, Gaio Giulio Prisco, membro della Guardia Pretoriana sotto Gordiano III. Filippo sposò Marcia Otacilia Severa e nel 238 ebbe un figlio chiamato Marco Giulio Severo Filippo.
Nel 243, durante la campagna contro i Sasanidi condotta da Gordiano III, il prefetto del pretorio, Timesiteo, morì in oscure circostanze. Su suggerimento del fratello Prisco, Filippo divenne il nuovo prefetto, con l'intenzione dei due fratelli di controllare il giovane imperatore e quindi l'impero come reggenti di fatto. A seguito di una sconfitta militare presso Ctesifonte, Gordiano III ordinò il ritiro dell'esercito, ma fu ucciso da soldati ribelli nella Mesopotamia del nord. Filippo probabilmente fomentò lo scontento dei soldati col suo comportamento negligente: dopo l'assassinio fu proclamato imperatore, ma fece poi divinizzare Gordiano.[1]
Intenzionato a non ripetere gli errori degli usurpatori precedenti, si convinse ad andare a Roma per rafforzare la sua posizione nei confronti del Senato. Concluse una pace con Sapore I, mantenendo le conquiste di Timesiteo (Osroene e Mesopotamia) e rinunciando al controllo sull'Armenia: accettò di pagare un tributo di 500000 denarii e tornò in occidente, lasciando il fratello Prisco come governatore straordinario delle provincie orientali. A Roma, dove giunse nel luglio 234, fu confermato imperatore; in un tentativo di rafforzare le propria posizione instaurando una dinastia, il suo giovane figlio fu nominato prima cesare e poi augusto (secondo alcune fonti nel 236 e 237 rispettivamente), sua moglie ricevette il titolo di augusta e suo padre Marino fu divinizzato, sebbene non fosse mai stato un imperatore.[2]
Il governo di Filippo cominciò con una campagna contro i Quadi e i Carpi sul Danubio (236-237), che gli permise di assumere i titoli di Germanicus e Carpicus Maximus.[3] Nell'aprile del 248, Filippo ebbe l'onore di presiedere le celebrazioni dei mille anni di Roma, fondata nel 753 a.C.. Secondo le relazioni contemporanee, i festeggiamenti furono splendidi includendo giochi spettacolari e rappresentazioni teatrali in tutta la città. L'evento fu celebrato anche dalla letteratura, con molte pubblicazioni fra cui "Storia di un millennio" di Quadrato, scritta per l'occasione.
Dovette poi fronteggiare una nuova incursione dei Germani nella provincia della Pannonia e dei Goti nella Moesia, sulla frontiera del Danubio. Essi furono sconfitti (248), ma le legioni non furono soddisfatte del risultato, probabilmente a causa di scarso o nullo bottino da dividere. Immediatamente scoppiò la rivolta e Tiberio Claudio Pacaziano fu acclamato imperatore dalla truppe. La rivolta venne domata e Filippo nominò Gaio Messio Quinto Decio governatore della provincia. La rivolta di Pacazio non fu infatti l'unica contro di lui: nell'est Marco Iotapiano scatenò un'altra ribellione contro il governo troppo oppressivo e la tassazione eccessiva nelle province orientali. Altri due usurpatori, Silbannaco e Sponsiano, sono riportati come fomentatori di altrettante rivolte senza molto successo.
Decio fu proclamato imperatore dell'armata del Danubio nella primavera del 249 e si mise immediatamente in marcia verso Roma. L'esercito di Filippo venne in contatto con quello dell'usurpatore presso Verona all'inizio dell'estate. Decio ebbe la meglio e Filippo fu ucciso (non è chiaro se in battaglia o dai suoi stessi soldati desiderosi di ingraziarsi il nuovo imperatore). Quando la notizia raggiunse Roma, Severo Filippo, l'erede undicenne di Filippo, fu a sua volta assassinato dalla guardia pretoriana.
Secondo la tradizione, riportata anche da Eusebio di Cesarea nella sua Storia ecclesiastica, Filippo fu il primo imperatore cristiano. La cosa è dubbia dato che altri scrittori non cristiani non ne fanno menzione e dato che durante il regno di Filippo si continuò a praticare la religione romana tradizionale di Stato. L'affermazione di Eusebio è probabilmente motivata dalla tolleranza dimostrata da Filippo nei confronti dei cristiani.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Note
- ↑ Mackay, Christopher, Ancient Rome: A Military and Political History, Cambridge University Press, 2004, ISBN 0521809185, p. 269.
- ↑ Southern, p. 71.
- ↑ Southern, pp. 71-72.
[modifica] Bibliografia
- Southern, Pat, The Roman Empire from Severus to Constantine, Routledge, 2001, ISBN 0415239435, p. 71-74.
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Predecessore: | Imperatori romani (Impero Romano) |
Successore: |
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Gordiano III 238 - 244 |
Filippo l'Arabo 244 - 249 |
Decio 249 - 251 |