Giambattista Basile
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Giambattista Basile (Giugliano, Napoli, 1566-1632) è un letterato e scrittore italiano di epoca barocca, primo a utilizzare la fiaba come forma di espressione popolare.
Fu detto anche il Boccaccio napoletano.
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[modifica] La vita
Da giovane fu soldato mercenario al servizio della Repubblica della Serenissima, spostandosi tra Venezia e Candia, l'odierna Creta.
In questo periodo, l'ambiente della colonia veneta dell'isola gli permise di frequentare una società letteraria, lAccademia degli Stravaganti.
I primi documenti della sua produzione letteraria pervenutici sono del 1604 e sono costituti da alcune lettere scritte come sorta di prefazione alla Vaiasseide dell'amico e letterato napoletano Giulio Cesare Cortese.
L'anno seguente viene messa in musica la sua villanella Smorza crudel amore.
Rientrato a Napoli nel 1608, fu pubblicato il suo poemetto Il Pianto della Vergine.
Nel 1611 prese servizio alla corte di Luigi Carafa al quale dedicò un testo teatrale, Le avventurose disavventure e successivamente seguì la sorella Adriana, celebre cantante dell'epoca alla corte di Vincenzo Gonzaga a Mantova, entrando a far parte della Accademia degli Oziosi.
Nella città lombarda fece stampare madrigali, dedicati alla sorella e odi e, nel 1613 le Egloghe amorose e lugubri, seconda edizione riveduta ed ampliata de Il Pianto della Vergine ed il dramma in cinque atti La Venere addolorata.
Tornato a Napoli, fu governatore di vari feudi per conto di alcuni signori meridionali.
Nel 1618 uscì L'Aretusa, un idillio dedicato al principe Caracciolo di Avellino e l'anno seguente un testo teatrale in cinque atti Il Guerriero amante.
Morì a Napoli, nel 1632.
[modifica] Opere
Le sue opere più famose sono scritte in lingua napoletana e si intitolano "Le muse napolitane" e "Lo cunto de li cunti overo Lo trattenemiento de peccerille", noto anche come il "Pentamerone", benché sia stato chiamato così da un editore e non per scelta del Basile.
Quest'ultimo, anche nel titolo, si ispira evidentemente alla raccolta di novelle (Decameron) di Boccaccio, ma con alcune differenze: le giornate sono la metà (5 anziché 10) e ridotto alla metà è anche il numero delle novelle (50 anziché 100); i narratori sono dieci vecchiette caratterizzate da difetti fisici (Zeza è sciancata, Cecca storta, Meneca gozzuta, Tolla nasuta, Popa gobba, Antonella bavosa, ecc.).
Più che novelle, le storie narrate da Basile sono fiabe tratte in genere dalla tradizione popolare, che l'autore trasforma però in prodotti letterari, con l'uso di un dialetto più colto di quello effettivamente parlato e con l'inserimento di notazioni ironiche e commenti moralistici. L'opera di Basile fu una fonte di ispirazione per altri autori di fiabe e favole, come Perrault o i fratelli Grimm.
Infine la scelta di scrivere in lingua napoletana corrisponde alla tendenza propria dell'età barocca di sperimentare nuovi e più attuali modi espressivi.
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[modifica] Collegamenti esterni
- Lo cunto de li cunti, overo Lo trattenemiento de peccerille ; Le muse napolitane e le lettere, testi integrali dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza