Giulio Cesare Cortese
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Giulio Cesare Cortese (Napoli, 1570 - Napoli, 1640 circa) fu un poeta dialettale italiano.
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[modifica] La vita
Nacque in una famiglia agiata. Non si sa nulla della sua prima formazione, ma probabilmente fu compagno di studi di Giambattista Basile. Laureato in legge tenta la carriera di cortigiano in Spagna ed a Firenze, senza incontrare molta fortuna. Qualche riconoscimento presso i Medici l'avrebbe comunque ricevuto: nel 1599 fu inviato in Spagna come membro di una delegazione medicea per le nozze di Filippo III con Margherita D'Austria. Nelle rime "toscane" vi è un tentativo infruttuoso di aver successo presso i conti di Lemos, massimi rappresentanti della corona spagnola a Napoli. Probabilmente alla sua poca fortuna contribuì anche il suo aspetto fisico (era di bassissima statura). Nonostante la commemorazione del Basile del 1627 si ritiene, tramire la presenza di alcuni scritti autografi, che non sia morto prima del 1640 e si crede che abbia assistito così, silenzioso e complice, al proprio funerale.
Cortese è molto importante per quella che è la letteratura dialettale e barocca, in quanto, con Basile, pone le basi per la dignità letteraria ed artistica della lingua napoletana, contrapposto così al toscano,lingua in cui comunque produce una serie di scritti per lo più encomiastici.
[modifica] Opere
[modifica] La Vaiasseide
È un'opera eroicomica in cinque canti, dove il metro lirico e le tamatica eroica sono abbassati a quello che è il livello effettivo delle protagoniste:un gruppo di vaiasse, donne popolane napoletane, che s'esprimono in dialetto. È scritto comico e trasgressivo, dove molta importanza ha la partecipazione corale della plebe ai meccanismi dell'azione.
Il lettore è letteralmente catapultato nella vita quotidiana di un gruppo di vaiasse dovel'elemento "culto" è da ricercare nel viaggio che il Cortese stesso compie in un mondo che non è il suo e che descrive con ironia e tragigità.
[modifica] Il viaggio di Parnaso
L'opera, dialettale, è diagnosi della condizione della letteratura e del letterato,con varie allusioni autobiografiche, piene d'amarezza e pessimismo.
Il tutto è ambientato sul Parnaso dove Apollo e le sue muse risiedono e dove il poeta può mettere in rsalto i peccati della poesia, compiuti in una società degradata, dove è all'ordine del giorno un reato come il furto letterario. Il tutto comunque si risolve con un finale fiabesco e con l'amara delusione del poeta che si vede negate le proprie ambizioni
[modifica] La tiorba a Taccone
Opera attribuita a Sgruttendio, ma che molto probabilmente è stata scritta, per affinità di temi e stile, dal Cortese. Ha la struttura di uno strumento musicale ed è una sorta di parodia di Petrarca e dei canzonieri amorosi barocchi. Protagonista è Cecca, piena di eros e provocazione, sensuale e disinibita, che mette in primo piano la corporeità (cosa comune nelle opere dialettali, vedi Basile).
La plebe ed il lessico sono colorati e spregiudicati ed il deforme è associato alla povertà, così come lo stato di prostituta alla donna .
È importante, insieme alle altre opere citate e non, come raccolta di modi di dire, usi, balli del popolo della Napoli del periodo.