Giuseppe Aloia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Giuseppe Aloia (Castelforte, 1905 – Roma, 1980) fu un generale dell'Esercito italiano; fu Capo di stato maggiore dell’Esercito dal 10 aprile 1962 al 1 febbraio 1966 e Capo di stato maggiore della Difesa da tale data al 24 febbraio 1968. Decorato tre volte al valore militare. Molto spesso il suo cognome viene trascritto Aloja.
[modifica] L'attività partigiana
Al momento dell'Armistizio di Cassibile si trova a Roma, ma riesce a sottarsi alla cattura dei Tedeschi. Quindi l'allora tenente colonnello Aloia nell'ottobre 1943, avendo raggiunto la zona di Castelforte, aderisce alla Resistenza, dirigendo una divisione di partigiani, il Gruppo Aloia; l'attività partigiana gli farà guadagnare una decorazione al valore.
[modifica] La guerra dei generali
Giuseppe Aloia si trova contrapposto a Giovanni De Lorenzo nella cosiddetta guerra dei generali: la scelta del successore del generale Renato De Francesco alla guida dell'Arma dei Carabinieri divenne uno dei momenti di maggiore incandescenza politica degli anni ‘60, con i partiti frammentati fra loro sulle decisioni da prendere e nessun generale pronto a farsi indietro. Ma le candidature si ricondussero ben presto a due soli generali: Aloia e De Lorenzo. Il generale Aloja non nasconde le simpatie per soluzioni militaresche, come quella greca dei colonnelli, mentre sul piano politico-sociale ed economico è latore di un forte europeismo, molto moderno e avanzato.
Ambedue i candidati erano ottimi ufficiali, dotati di forte carisma, graditi entrambi agli USA; ambedue conservatori, non davano al parlamento evidenti né motivi per preferire uno all’altro, né motivi per scartare uno rispetto all’altro. Su De Lorenzo aveva come referenti politici Antonio Segni e Francesco Cossiga, mentre Aloja riscuoteva gradimento de esponenti di fazioni anche molto distanti fra loro. In tale situazione di indecisione, spettò al Partito Comunista l'ultima parola: caldeggiarono De Lorenzo sia perché Aloja è sospettato di rapporti con neo-fascisti, sia perché si aspettavano così aperture politiche da parte di Segni.