Gregorio di Cappadocia
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Gregorio di Cappadocia fu, secondo le Chiese cattolica, ortodossa e copta, un usurpatore del titolo di patriarca di Alessandria d'Egitto.
Poche notizie sono giunte della sua vita e, il più delle volte, le fonti da cui gli storici attingono sono probabilmente viziate da faziosità.
Prete di fede ariana fu posto dal concilio di Antiochia al vertice del vescovado di Alessandria, considerato vacante nonostante vi fosse insediato Sant'Atanasio. Venne istaurato al seggio vescovile della città egiziana nel 335, grazie all'aiuto dell'esercito ma, tuttavia, non poté impedire la fuga di Atanasio nonostante l'occupazione di Alessandria da parte delle truppe imperiali avesse colto il patriarca ortodosso di sorpresa, intento a celebrare messa.
Contrastanti sono le testimonianze sulla condotta di Gregorio una volta divenuto vescovo. Atanasio nelle sue opere lo descrive come un feroce persecutore dei fedeli di credo niceano e narra di come questi si fosse inimicato anche il movimento ariano bruciando la chiesa dedicata a Dionisio. Il concilio di Sardica (347) lo definì, secondo lo stesso Atanasio, "non solo non ortodosso ma nemmeno cristiano" e nel 344 venne deposto dagli stessi ariani, che mal sopportavano, secondo Sozomeno, la sua condotta e lo scarso impegno con cui sosteneva l'arianesimo. Morì poco prima del ritorno di Atanasio, avvenuto nel 349.