Il sogno di un uomo ridicolo
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Il sogno di un uomo ridicolo è un racconto di Dostoevskij.
[modifica] Contenuti dell'opera
L'opera narra di un sogno che il protagonista fa all’età di quarantasei anni, probabilmente in uno dei suoi momenti di profonda e tragica introversione.
Una notte il protagonista prende la decisione di togliersi la vita, dopo aver fissato in uno squarcio di cielo limpido una stella lucente che sembrava suggerirgli proprio questo terribile atto.
Dopo aver preso la sua decisione s’imbatte in una bambina che piange disperata e che invoca il suo aiuto; la sua mamma sta per morire e nessuno corre in loro soccorso. Ma il protagonista la scaccia con brutalità e con l’ostentata indifferenza di chi, avendo deciso di farla finita, non vuole minimamente preoccuparsi dell’altrui sofferenza. Così torna alla sua abitazione, una bettola piena di ubriaconi e continue risse. Nella sua camera comincia a riflettere sugli accadimenti occorsigli, accorgendosi d'aver provato compassione e pietà per la povera bimba incontrata per strada. Così la compassione provata per lei lo distrae dal suo proposito autodistruttivo, tanto da pentirsi e vergognarsi del suo atteggiamento.
A questo punto giunge ad una sua Visione della Verità attraverso un sogno. Nel sogno si suicida per davvero e senza dolore si crea un immenso buio attorno a sé, vivendo in ogni aspetto la sua morte (le persone che accorrono, la sua sepoltura) che avverrebbe nella palazzina in cui vive. Poi grazie ad un essere misterioso (un angelo?) viene trasportato nell’immensità dell’universo, lontano dall’odiata Terra, passando accanto a Sirio. Nel corso del viaggio Fedor si rende conto che anche dopo la morte continuiamo ad esistere, anzi siamo costretti a rinascere in qualche altro angolo remoto dell’universo.
Mentre torna a rimembrare il dramma della povera bambina, il misterioso compagno di viaggio esclama: «Vedrai Tutto». Quindi l’angelo lo abbandona, mentre Fedor rinasce in una nuova Terra molto simile alle condizioni primordiali descritte nelle sacre scritture, come una sorta di età dell’Eden. In questo Eden gli uomini vivono senza scienza razionale, parlano e dialogano tra di essi come con gli alberi le piante e gli animali. Non esistono relazioni burocratiche, sfide, invidia, malizia o gelosia, e i figli erano figli di tutti e tutti avevano più madri e più padri contemporaneamente: tutta la comunità umana era un’unica grande famiglia.
Gli abitanti della nuova terra non avevano luoghi di culto ma erano coscienti della vita eterna così come avevano “una continua coscienza dell’universo intero” e credevano che la morte non fosse altro che una porta che aprisse ad una comunicazione ancora più vasta e completa con tutto il Creato.
Fedor continua a sognare divenendo sempre più convinto che non stia solo sognando, ma vivendo in una vera e propria “altra dimensione”. La sua presenza quindi trasmette loro il “bacillo” della corruzione: la menzogna, la malizia, la sensualità, la vanità. la gelosia e l’invidia, che favoriscono lo spargimento del primo sangue.
Sorgono così le idee di onore e le coalizioni contrapposte, nonché il seme della vergogna della nudità. Si iniziano anche parlare diverse lingue, e dopo la conoscenza del dolore e del piacere, nasce pure la necessità della pena di morte per i criminali violenti. Da allora credettero che la scienza li avrebbe resi saggi poiché avrebbero riscoperto le leggi della felicità.
Dopo aver compreso che la sua stessa presenza ha corrotto "l’umanità sosia", chiede di farsi uccidere estirpando così la causa prima della corruzione. Ma nessuno credeva nelle sue parole, fu a quel punto che si risvegliò dal sogno...
Dopo quel sogno Fedor decise di dedicare la propria vita alla predicazione della Verità, convinto di averne avuto la perfetta visione e sicuro che il Male, la corruzione e la degenerazione non possano essere la condizione normale dell'umanità.