Know-how
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Il termine inglese know how (letteralmente "sapere come") si aggiunge (negli scritti italiani che si riferiscono ai temi della organizzazione aziendale, della selezione del personale, della gestione e sviluppo delle risorse umane, ecc) a termini presenti nella lingua italiana, come competenza, conoscenza, cognizioni, capacità, abilità, sapere professionale, esperienza, e simili. A volte, negli stessi scritti, si prendono a prestito dalla lingua inglese anche i termine skill ed expertise.
Non essendo univoco l’utilizzo di tali termini, diventa difficile darne definizioni che ne precisino le differenze e che siano condivise dalla comunità delle persone che si occupano dei temi sopra ricordati.
Ci si limita qui ad esplicitare alcuni riferimenti concettuali utili a sottolineare accezioni diverse in cui si può impiegare il termine know how.
[modifica] Riferimenti concettuali
Nella prassi della formazione si incontra spesso la distinzione tra tre tipologie di conoscenze:
- il sapere (conoscenze codificate, attinenti a discipline per le quali esistono comunità di studiosi e di esperti)
- il saper fare (conoscenza operativa e procedurale, abilità pratiche, esperienza professionale specifica, capacità di gestione dei problemi che si incontrano nella prassi lavorativa)
- il saper essere (capacità di comprendere il contesto in cui si opera, di gestire le interazioni con gli altri attori sociali presenti nel contesto, di adottare i comportamenti appropriati)
Se si adotta tale distinzione, si può rilevare come il termine know how sia quello che si collega più direttamente al termine saper fare e rimanda alle competenze che si applicano nello svolgimento dei vari compiti lavorativi e che si basano sull’esperienza.
In una parte della pubblicistica anglosassone, si parla di propositional knowledge contrapposto a procedural knowledge(inteso come sinonimo di know how), distinzione che corre parallela a quella sopra citata tra sapere e saper fare, o più semplicemente tra conoscenze teoriche e pratiche.
Un secondo e diverso riferimento concettuale si fonda sulla distinzione introdotta dal filosofo inglese della conoscenza Gilbert Ryle nel testo The Concept of Mind (1949), tra know how e know that, essendo il primo fondato sulla esperienza ed il secondo su regole e procedure operative. L’abilità di un investigatore, per fare un esempio, non si fonda solo sulla (necessaria) conoscenza di regole e di procedure operative, ma sulla capacità di adozione di strategie di azione che chiamano in causa capacità cognitive complesse, (frutto di esperienza, di capacità di riflessione critica sulle esperienze effettuate, di intuizione, di comprensione della specificità dei contesti, ecc.) non facili da verbalizzare e trasmettere ad altri.
Il concetto di know how corrispondente all'idea di Gilbert Ryle, fa saltare anche i confini tra saper fare e saper essere e si avvicina a quelli di conoscenza tacita o, meglio, di sapere pratico, concetti che hanno conosciuto una crescente popolarità nell’ambito degli studi sulla gestione della conoscenza aziendale (knowledge mangement).
Nell’ambito di organizzazioni che vedono operare al proprio interno un numero elevato di "lavoratori della conoscenza" (knowledge worker), il know how che l’azienda possiede e riesce a gestire rappresenta una delle principali risorse (asset) che conferiscono valore all’azienda stessa e sui quali si fondano le sue performance ed il suo eventuale vantaggio competitivo. Il know how di una azienda, come asset immateriale - che qualche autore chiama il capitale umano - può anche entrare nella contabilità della azienda stessa (sotto forma di capitalizzazione degli investimenti fatti per creare o gestire il know how) ed ha un peso rilevante nella determinazione del valore dell'azienda in caso di vendita.