Lago di Fimon
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Lago di Fimon | |
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Paese/i: | ![]() |
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Provincia/e: | ![]() |
Superficie: | 0,51 km² |
Profondità massima: | 4-5 m |
Il Lago di Fimon è uno specchio d'acqua di piccole dimensioni (0,51 km2) e poco profondo (dai 4 ai 5 metri) che si trova in provincia di Vicenza, a sud dell'abitato cittadino, nel comune di Arcugnano, frazione Lago di Fimon, come suggerisce il nome. È l'unico lago minimamente significativo presente sul territorio della provincia. I dintorni del lago sono anche un sito archeologico, la cui importanza fu riconosciuta già nel diciannovesimo secolo dal naturalista vicentino Paolo Lioy.
Indice |
[modifica] Dati naturalistici e faunistici
[modifica] Fauna ittica

Il lago presenta fondo melmoso e vegetazione abbondante, caratteristiche che, unite alla scarsa profondità, lo rendono un habitat adatto ai ciprinidi.
In particolare le specie ittiche presenti da lungo tempo (almeno dal 1887, anno cui risale lo studio del Tarassi) sono: la carpa (Cyprinus carpio), la tinca (Tinca tinca), il luccio (Esox lucius), la scardola (Scardinius erythrophthalmus), l'anguilla (Anguilla anguilla), la savetta (Chondrostoma soetta) e la lasca (condrostoma genei).
La popolazione ittica attuale è differente, dal momento che sono apparse nuove specie e ne sono scomparse altre: tra queste la lasca e la savetta, tra le prime il persico trota (Micropterus salmoides), il persico sole (Lepomis gibbosus), il persico reale (Perca fluviatilis) e il pesce gatto (Ictalurus melas). Dall'inizio degli anni '80 è presente anche l'abramide (Abramis brama), specie originaria del centro-est europeo.
[modifica] Interesse archeologico
L'interesse archeologico della zona di Fimon è dovuto al ritrovamento di resti di insediamenti risalenti ad almeno due epoche differenti: uno al neolitico ed uno all'età del bronzo. Pioniere nell'analisi e nella catalogazione dei resti archeologici provenienti dalla zona fu il naturalista vicentino Paolo Lioy.
[modifica] Resti risalenti al neolitico
I resti risalenti al neolitico presumibilmente si possono ricondurre alla fase antica della cultura dei vasi a bocca quadrata. Le datazioni al radiocarbonio dei resti li collocano alla prima metà del IV millennio AC.
[modifica] L'insediamento
Il ritrovamento principale è costituito dai resti di capanne con focolare che riposa su strutture orizzontali di pali incrociati. Sono stati ritrovati focolari costituiti di blocchi di calcare ricoperti d'argilla e limo, di forma quadrata o circolare.
Nei pressi di tali strutture sono stati rinvenuti pali piantati verticalmente, che in un primo tempo avevano fatto pensare ad un abitato palafitticolo.
I legni utilizzati sono abbondanti nella zona vicina al lago; principalmente ontano, frassino, faggio e acero. Si suppone che la scelta, preponderante, dell'ontano fosse dovuta alla sua maggiore resistenza in ambienti umidi.
La parte aerea delle capanne non è stata rinvenuta, fatta eccezione per qualche pezzo d'intonaco lisciato da un lato e recante impronte di rami d'albero dall'altro.
Si può supporre che le piante delle capanne fossero rettangolari.
[modifica] I rifiuti
Nei pressi dell'insediamento sono stati rinvenuti conchiglie, ossa d'animali (tra cui mammiferi, pesci e tartarughe), semi carbonizzati, strumenti di pietra e d'osso, cocci e qualche sparuto oggetto ornamentale.
[modifica] La sepoltura
Nel luogo giaceva sepolto un ragazzo di dieci - dodici anni, assieme a ceramica del tipo di quella ritrovata all'interno dell'insediamento. La datazione al carbonio14 tuttavia sembra indicare per i resti del fanciullo un'età maggiore di quella delle capanne, essendo queste di circa 200 anni più recenti.
[modifica] L'industria litica
Gli strumenti di selce a scheggiatura laminare, principalmente di dimensioni grandi, sono stati ritrovati in quantità: grattatoi, punte foliate, bulini, perforatori, lame ritoccate; asce spesse di forma allungata (più comuni) e asce corte più sottili (più rare), un pezzo di scalpello, dei pestelli ed una macina. Alcuni strumenti recavano resti di mastice, presumibilmente utilizzato per immanicare lame e altri utensili su aste di legno. Un ritrovamento particolarmente significativo è costituito da una freccia di selce con punta peduncolata e asta lignea.
Sono stati rinvenuti anche punteruoli e spatole d'osso, zagaglie d'osso e oggetti ricavati a partire da corna di cervo, presumibilmente percussori.
[modifica] Ceramica
La ceramica fine rinvenuta consta di scodelle profonde a bocca circolare o quadrata e vasi ad alto piede (talora decorati con motivi geometrici), vasi e bicchieri a bocca quadrata e a fiasco, scodelle a bocca circolare (talora decorate con piccoli lobi sopraelevati sul bordo). La ceramica grossolana consta invece di vasi a bocca quadrata, a fiasco e a tronco di cono, grandi vasi profondi.
È da notare che alcuni vasi portano sul fondo l'impronta delle stuoie sulle quali presumibilmente poggiavano in fase di realizzazione.
[modifica] Oggetti ornamentali
I ritrovamenti in questo caso non sono numerosi e si limitano a due metatarsi di lepre forati e cinque denti umani forati e limati.
[modifica] Turismo e diporto
Il lago è d'interesse turistico, specie nella bella stagione, in cui diviene meta ideale per gite fuori porta da parte della popolazione del territorio vicentino.
Nelle sue vicinanze sono presenti un bar (che si trova direttamente affacciato sul lungolago) e due discoteche.
Nelle acque del lago viene praticata la pesca sportiva, anche con l'utilizzo di barche, per le quali è disponibile un punto noleggio.
[modifica] Bibliografia
- Alberto Broglio, Leone Fasani, Le valli di Fimon nella preistoria, 1975, Neri Pozza editore
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