Leo Longanesi
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«Il fascismo fu una dittatura temperata dall'inosservanza delle leggi. »
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Leo Longanesi (Bagnacavallo, 30 agosto 1905 – Milano, 27 settembre 1957) è stato un grafico, pittore e giornalista italiano.
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[modifica] La vita
Dopo la laurea in giurisprudenza, conseguita a Bologna, iniziò la sua carriera come giornalista.
Numerose le testate che fondò e diresse: È permesso, Il Toro, L'italiano e Omnibus (il primo e, tra il 1937 e il 1939, l'unico vero rotocalco settimanale italiano).
La sua più importante impresa editoriale rimarrà sempre L'italiano, fondato nel 1927, che, nato in un momento di intenso dibattito circa il rapporto tra arte e regime fascista, si caratterizza per una presa di posizione nettamente contraria all'esistenza di un'arte fascista. Secondo il parere di Eugenio Montale L'italiano riportava quanto di meglio e di più audace la fronda fascista poté esprimere in quegli anni[citazione necessaria].
Notevole, anche se disordinata e frammentaria la sua produzione di disegnatore e illustratore culminata con la sua partecipazione alla XIX Biennale di Venezia nel 1934 e la sua personale presso la Galleria Barbaroux di Milano nel '41.
Dopo la fine della guerra fonda l'omonima casa editrice e nel 1950 "Il Borghese" e "Oggi".
Muore a Milano nel 1957.
[modifica] Aforismi celebri
- Se c'è una cosa in Italia che funziona è il disordine.
- Il contrario di quel che dico mi seduce come un mondo favoloso.
- Esistono tipi che assumono una personalità soltanto al telefono.
- I difetti degli altri assomigliano troppo ai nostri.
- I ricordi sono come i sogni: si interpretano.
- Non bisogna appoggiarsi troppo ai principi perché poi si afflosciano.
- L'ironia è il pudore della mia coscienza.
- La fantasia è la figlia diletta della libertà.
- L'arte è un appello al quale molti rispondono senza essere chiamati.
- La noia segue l'ordine e precede le bufere.
- La nostra ricchezza è il disordine, che poi è anche la nostra miseria.
- Un'idea che non trova posto a sedere è capace di fare la rivoluzione.
- Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee.
- La virtù affascina, ma c'è sempre in noi la speranza di poterla corrompere.
- L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto.
- Non datemi consigli! So sbagliare da solo.
- Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi.
[modifica] Voci correlate
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